venerdì 11 giugno 2010

Sudafrica - Messico 1-1: 55' Tshabalala; 79' R. Márquez.



SUDAFRICA (4-4-1-1): Khune; Gaxa, Khumalo, Mokoena, Thwala (dal 1' s.t. Masilela); Modise, Letsholonyane, Dikgacoi, Tshabalala; Pienaar (dal 38' s.t. Parker); Mphela. (Josephs, Walters, Ngconca, Sibaya, Davids, Booth, Nomvethe, Moriri, Sangweni, Khuboni). All: Parreira.

MESSICO (4-3-3): Perez; Aguilar (dal 12' s.t. Guardado), Rodriguez, Osorio, Salcido; Juarez, Marquez, Torrado; Giovani, Franco (dal 28' s.t. Hernandez), Vela (dal 24' s.t. Blanco). (Ochoa, Michel, Barrera, Castro, Moreno, Magallon, Torres, Bautista, Medina). All: Aguirre.

ARBITRO: Irmatov (Uzbekistan).

NOTE: spettatori 94mila circa. Ammoniti: Juarez, Torrado, Dikgacoi, Masilela. Angoli: 4-5. Recupero: 1' p.t.; 3' s.t.

Messico rimandato, Sudafrica onestamente al massimo delle sue possibilità.

Il primo tempo conferma un Messico assai interessante per la flessibilità e la ricchezza di soluzioni tattiche. Parte con una teorica difesa a 4, con Márquez davanti alla stessa, ma in fase di possesso il blaugrana arretra sulla stessa linea di Osorio e Maza Rodríguez, la linea si “stira” per sfruttare il campo in tutta la sua ampiezza (soluzione caratteristica già all’epoca di Lavolpe, e saggiamente scopiazzata da Guardiola al Barça), per garantire al pallone un’uscita sicura dalle retrovie contro i due attaccanti avversari e per consentire ai teorici terzini di alzare la loro posizione fino a diventare ali, soprattutto nel caso dell’ultra-offensivo Aguilar a destra. In questo gioco di continui slittamenti, le teoriche ali diventano invece seconde punte a tutti gli effetti, avendo spazio per convergere al centro. Un sistema che permette di creare superiorità sulle fasce con due e in alcuni momenti anche tre giocatori in sovrapposizione, ma senza per questo perdere densità nel mezzo, perché Márquez in corso d’opera si aggiunge alla mediana e perché anche Osorio e Maza sanno portare palla fino ad attirare e mettere in minoranza i centrocampisti centrali sudafricani, che sulla carta hanno la parità con Torrado e Efraín Juárez, ma in realtà vengono presi in mezzo non solo dalle citate avanzate dei difensori, ma anche dagli spostamenti tra le linee di Vela e soprattutto Giovanni dos Santos (male il giocatore dell’Arsenal, brillante invece il secondo).
Il Messico può soffrire parecchio se gli imponi ritmi alti nella sua metacampo, ma il Sudafrica del primo tempo è narcotizzato: forse un po’ bloccati dall’emozione, i padroni di casa commettono comunque l’errore di non contestare i primi passaggi ai difensori messicani, ed escono da questa condotta passiva solo con spunti isolati. Modise-Pienaar-Tshabalala, il trio di mezzepunte, opera solo tramite azioni individuali, e non con quella densità di palleggio che permetterebbe a tutta la squadra di distendersi. Gli stessi terzini Gaxa e Thwala restano eccessivamente bloccati. Il Messico ai punti meriterebbe il vantaggio, ma pecca di cattiveria e d’imprecisione sottoporta, non una novità.

Tutt’altra storia la ripresa. Il Sudafrica trova la prima azione corale convincente e va in gol: un contropiede che prende d’infilata la difesa messicana, preparato benissimo dall’appoggio di Mphela al centrocampo, con la profondità di Lethsholonyane e lo scatto di Tshabalala che toglie la ragnatela dall’incrocio con un magnifico sinistro. Dopo lo svantaggio il Messico gioca in maniera francamente pessima. C’è anche Aguirre che pasticcia un po’: Guardado entra per Aguilar ma rimane centrale, a destra ci vanno un po’ Juárez un po’ Osorio un po’nessuno, così il Messico rinuncia a quelle catene sulle fasce alla base del suo sistema, e mette sin troppa improvvisazione nei propri tentativi. Qualche rifinitura di classe Blanco (entrato per Vela) la offre, ma è tale il disordine che le palle perse a centrocampo permettono a un Sudafrica ringalluzzito di legittimare il vantaggio con più di un contropiede (ci starebbe anche un rigore su Modise), sfruttando la differenza di passo fra i suoi attaccanti e i difensori messicani, in difficoltà in campo aperto e nemmeno troppo puntuali nei ripiegamenti. Il Messico può quindi ringraziare sentitamente per aver trovato l’episodio (clamorosa ingenuità della linea difensiva sudafricana) che gli ha permesso di riacciuffare la gara, oltre che per il palo sul quale si è infranta la conclusione a botta sicura di Mphela nei minuti finali.

VALENTINO TOLA

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Termina 1-1 la gara inaugurale del Mondiale 2010: un risultato nel complesso giusto, che premia la buona e per certi versi inaspettata prova offerta dai Bafana Bafana nella ripresa e che punisce un Messico apparso poco concreto ed eccessivamente lezioso in diversi frangenti.

Parte fortissimo il Messico nella prima frazione di gioco e bastano pochi minuti per apprezzare le qualità della “Tri”: manovra ariosa ed estremamente interessante, 4-3-3 flessibile (grazie all’adattabilità degli elementi scelti dal tecnico Javier Aguirre) di chiara ispirazione blaugrana. Tatticamente si dispone proprio come il Barcelona di Guardiola e come lo Zenit di Advocaat del 2008, con il centrocampista difensivo (Marquez nel Messico, S. Busquets/Yaya Tourè nei blaugrana e Tymoschuk nei Meshki) che in fase di possesso si abbassa e va a fare praticamente il centrale in una difesa tre, con i due centrali di ruolo (Osorio e Maza Rodríguez) che si allargano e permettono ai due terzini - entrambi parecchio propositivi - di avanzare e di spingere con continuità, giocando praticamente come ali aggiunte. Tutto ciò è reso possibile ai laterali bassi perchè davanti a loro trovano spazio grazie al movimento continuo dei due giocatori più talentuosi della rosa, i giovani (non ancora esplosi) Giovani dos Santos e Carlos Vela, che si interscambiano spesso di posizione e che in generale non danno punti di riferimento. Il talento di questi ultimi due è fuori discussione, ma ancora una volta hanno dimostrato di peccare in fase realizzativa e di andare troppo ad intermittenza (se l’ex Barcelona è stato il più pericoloso dei suoi, non si può dire lo stesso del talentino dell’Arsenal, del quale si ricorda solo un bel suggerimento per Guille Franco). A proposito del centravanti argentino naturalizzato messicano: non viene da una stagione esaltante e non è di certo apparso come il miglior terminale offensivo per una squadra del genere, ma Aguirre – viste le (presunte?) qualità dell’ex Villareal nel gioco di sponda e nel far salire la squadra, l’ha ritenuto più adatto rispetto all'emergente Chicharito Hernandez (neo-acquisto del Manchester United), che ha dato l’impressione di essere principalmente un finalizzatore che partecipa poco alla manovra. Franco che ha peraltro sciupato le occasioni più ghiotte create da un Messico che, nonostante abbia dominato in lungo ed in largo nel corso della prima frazione di gioco, non solo non è riuscito a passare in vantaggio, ma ha rischiato in più di una circostanza di essere infilato in contropiede. Proprio questo è un tema che si è riproposto più volte all’interno del match, con i messicani sbilanciati in avanti ed i sudafricani abili ad inserirsi negli spazi poco coperti dagli avversari.
Contratto, visibilmente e comprensibilmente emozionato per l’appuntamento storico nella prima parte del primo tempo, il Sudafrica è cresciuto ed ha acquisito fiducia con il passare dei minuti, creando qualche pericolo proveniente dalle fasce laterali, grazie alla spinta di Gaxa (buoni i suoi inserimenti, favoriti dall’inesistente copertura offerta da Vela) sulla destra e di Tshabalala (che ricorda non poco il giamaicano Gardner del Bolton) sulla corsia opposta. Una nazionale conscia dei propri limiti (quasi sempre saltato il centrocampo, povero tecnicamente) e piuttosto “spuntata” (Mphela è un attaccante di movimento, un contropiedista, non il massimo quindi per far guadagnare metri preziosi ai compagni).
Nella ripresa la musica cambia radicalmente: calato il Messico, i padroni di casa – grazie anche agli accorgimenti tattici di Carlos Alberto Perreira (che con l’inserimento di Masilela ottiene ulteriore spinta sulle fasce e concede meno sbocchi ai giocatori in maglia bianca) ed alla crescita di un giocatore importante come Modise – ripartono velocissimi ed è proprio così che nasce il gol che fa esplodere lo scatenato pubblico di Johannesburg: Mphela questa volta è bravissimo a giocare di sponda, Lethsholonyane dimostra di avere una visione di gioco imprevista lanciando perfettamente in porta l’ottimo Tshabalala, bravissimo a fulminare il 37enne Óscar Pérez (apparso, francamente, impresentabile; non era meglio Ochoa?) con un sinistro che termina addirittura sotto l’incrocio. Deludente, estramemente deludente e poco convinta la reazione di dos Santos (l’unico a provarci) e compagni, che anzi più volte rischiano di subire il raddoppio. Qualcosa migliora con l’ingresso in campo di Guardado (che comporta lo spostamento del duttile Juárez, che ha destato una buona impressione per via del suo dinamismo, sulla fascia destra) e – perché no – del grande Blanco (ancor più appesantito di come ce lo ricordavamo, ma che quattro calci ad un pallone li sa ancora tirare), ma il gol del pari arriva soltanto grazie ad un’ingenuità tipicamente africana (attuazione della tattica del fuorigioco completamente errata), che permette a Márquez di insaccare comodamente da pochi passi. Nel finale Mphela, riuscito incredibilmente a sfuggire ai due centrali difensivi avversari (bravi ad impostare l’azione, ma terribilmente sofferenti in campo aperto), fa rimanere in gola l’urlo del Johannesburg Soccer City Stadium, che può ritenersi comunque soddisfatto per la buona prestazione offerta dai propri beniamini.

ALBERTO FARINONE

7 commenti:

  1. La sofferenza dietro del Messico secondo me è dipesa molto dall'aver perso i riferimenti giusti in fase di possesso nella ripresa. Il Messico è una squadra costruita per difendersi col pallone, e non a caso tu Alberto fai un parallelismo col Barça.
    Ha perso i riferimenti perchè non hanno funzionato i cambi di Aguirre: condividevo l'idea di cambiare gli uomini, ma non la struttura. Io invece che togliere Aguilar per un Guardado accentrato avrei tolto Maza, retrocesso Salcido e messo Guardado a fare tutta la fascia sinistra. Idem per l'attacco: invece che Blanco mi sarei giocato Barrera largo. Insomma, avrei mantenuto il 4-3-3/3-4-3 di base, che mi sembrava la maniera più razionale di occupare il campo, perchè allargava e schiacciava tutto dietro il Sudafrica. Invece coi cambi è subentrato il disordine: troppi giocatori intruppati al centro (solo Salcido e Juarez sulle fasce), appoggi risicati e quindi tante palle perse per i contropiedi del Sudafrica. E' lì che il Messico si è sbilanciato ha cominciato a pagare la lentezza dei suoi difensori.

    Su Guille Franco: non voglio fare il suo avvocato difensore, però non gli getterei la croce addosso. La sua utilità tattica è reale, è bravo spalle alla porta, crea spazi e ha anche dettato bene la profondità. E' lento da morire e non vede la porta, ok, però quelle di oggi non mi sono sembrate occasioni sbagliate così clamorose. In una direi che è stato piuttosto bravo il portiere sudafricano.
    A proposito di portieri, Pérez terrorizza anche me: tra l'altro mi sembra un rischio giocare con un portiere di solo 1,74 m).

    Io in Blanco non ci credo più: è un giocatore che ogni dieci giocate ti può creare una perla, ma in tutte le altre nove è un peso per la squadra.
    E non è questione di lentezza, occhio, è questione di intensità: stare sempre in partita, essere reattivo... questo livello minimo Blanco non lo più garantire a certi livelli, si vedono tutti i 37 anni.

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  2. Mah, il Messico io lo vedevo sbilanciato già nel primo tempo e nella ripresa quando il modulo di base era ancora il 4-3-3. I cambi secondo me non sono stati così sbagliati, perchè Guardado ha messo almeno due traversoni insidiosi e perchè Blanco - pur giocando da fermo ed avendo una mobilità limitatissima (lui che in tal senso non è mai stato una furia) - qualche buon pallone ai suoi compagni l'ha offerto.

    Anch'io avevo pensato al tuo stesso identico cambio: fuori Rodriguez e dentro Guardado, con Salcido centrale.

    PS: Caressa in telecronaca ha detto che Osorio è il difensore centrale preferito da Guardiola... non so se sia una vaccata o meno, mi sembra sia calato e che in generale allo Stoccarda non abbia mostrato quanto di buono fatto vedere nei Mondiali del 2006 (nei quali secondo me fu semplicemente sontuoso, specie nella magnifica partita giocata dal Messico contro l'Albiceleste).

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  3. I rischi del primo tempo per me erano più sporadici, quelli della ripresa invece sistematici, un continuo rischio di due contro due in difesa, perchè il Messico perdeva palla molto più facilmente quando iniziava a distendersi.

    Per quanto riguarda Caressa, la cosa ti lascerà stupefatto, ma (rullo di tamburi) HA RAGIONE. Cioè, non so se il preferito-preferito, però Osorio è un suo idolo, venerava quel Messico di Lavolpe e al suo interno Osorio.
    Durante il mondiale 2006 Guardiola scriveva per El Pais, e dedicò un articolo interamente ad Osorio.
    http://www.elpais.com/articulo/deportes/Osorio
    /elpepidep/20060626elpepidep_24/Tes

    Quest'altro invece lo dedicò alla maniera di iniziare l'azione dalle retrovie di quel Messico, che lui ha ripreso al Barça e che ora presenta anche questa nazionale di Aguirre.
    http://www.elpais.com/articulo/deportes/Salir
    /novios/elpepidep/20060613elpepidep_20
    /Tes?print=1

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  4. Ho appena rivisto parte di Sudafrica-Messico. Spettacolo decisamente più interessante rispetto alla confusionaria partita della sera. Condivido in linea di massima la lettura di Vale, ma anch'io come Alberto non colpevolizzerei Aguirre per la scelta di inserire Guardado e Blanco. Il primo, anzi, per me dovrebbe partire titolare, largo a sinistra oppure da interno, anche se in entrambe le posizioni hanno fatto bene sia Salcido che Juarez. Franco nel contesto di gioco di questo Messico ha un senso, anche se l'ideale sarebbe un giocatore più bravo nel fraseggio con i compagni e nella finalizzazione (hai detto niente...). Visto che il Guille è naturalizzato argentino e che Maradona non lo vede, i messicani potevano provarci con Milito! Argentino per argentino... :-)

    A parte gli scherzi, nella rosa della Tri non c'è un giocatore di quel tipo: Hernandez mi sembra ancora acerbo, anche se il talento si vede, e il mio pupillo Medina rende meglio quando parte dal lontano. Si potrebbe provare con Blanco dall'inizio, ma dopo 5 minuti il simpatico Cuauhtemoc sarebbe alla frutta. Nella partita odierna, peraltro, non m'è dispiaciuto. Cercava sempre la verticalizzazione, a testa alta, insomma, c'è di peggio. Come arma tattica nel finale ci può stare.

    Il Sudafrica ha fatto una buona gara, giocando su livelli che non credevo gli competessero. Il lavoro di Parreira si vede, tatticamente e fisicamente i padroni di casa mi sembrano ben preparati. Dietro si balla (e va be'), però nel complesso contro questo Messico ha fatto una figura peggiore l'Italia qualche giorno fa che i Bafana Bafana. Modise m'aveva già fatto un'ottima impressione in passato, Tshabalala ha giocato con grande intesità e anche Mphela è stato utile alla causa. Pienaar meno bene del solito, ma il contesto è molto diverso rispetto all'Everton, sia tecnicamente che soprattutto in termini di pressione, per un giocatore che non ha mai dimostrato una grande personalità. Il girone comunque può generare sorprese. La Francia col Messico rischia parecchio (lo pensavo già prima dell'inizio del torneo, stasera ancora di più).
    p.s.
    Oscar Perez è ufficialmente il mio idolo. Numero uno, di nome e di fatto! ;-)

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  5. Nonostante il punticino agguantato, devo ammettere che il Messico mi è piaciuto parecchio: sembrava davvero il Barcellona, certa una brutta copia, ma sempre del Barça.
    Marquez che s'abbassa in fase d'impostazione per consentire ai terzini di salire allargando il campo, Rodriguez che sale spesso e volentieri sul centrosinistra portando alla memoria Piqué, il pressing immediato dopo aver perso la palla, dos Santos che converge al centro partendo da destra come fosse Messi, Guille Franco che detta la profondità - o almeno ci prova - sulla falsariga dell'Eto'o 2008-09: quasi tutti accorgimenti mutuati dal primo Barça di Guardiola, che a sua volta ne ha «rubato» qualcuno al Messico 2006, quello targato Lavolpe. Certo, Rodriguez non è Piqué, dos Santos con Messi condivide solo il piede preferito, e di accostare Franco ad Eto'o non ho il cuore, ma la buona volontà c'è tutta.
    Non mi sorprenderei, insomma, di vedere la «Tri» vincere il gironcino - Francia, Uruguay e Sudafrica non sono certo ostacoli insormontabili, diciamocelo -, ammesso e non concesso che il trio di attaccanti la smetta di specchiarsi nella propria, presunta bellezza. E che Guardado trovi spazio dal primo minuto, ovviamente.

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  6. Previsione: Khune, a fine mondiale, strappa un ingaggio in Inghilterra o Germania.

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  7. Mi sa che il problema di Guardado in questo Messico fatto di difensori-centrocampisti, di centrocampisti-attaccanti, di attaccanti-centrocampisti, dove nulla è come sembra e tutto muta sempre forma, è che è troppo centrocampista:-) Prendetela come una battuta ma neanche tanto, rispetto a Salcido o rispetto a Vela Guardado consente forse una minore flessibilità del modulo di base: il giocatore del Deportivo non è nè una terza punta nè un vero e proprio quarto difensore, per quanto si possa anche utilizzare come unico esterno in grado di fare tutta la fascia.

    Io spero che il Messico possa andare avanti, perchè anche contando l'improponibile ripresa di ieri la trovo una squadra ben più interessante del Sudafrica, dell'Uruguay e della Francia prigioniera di Domenech.

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