lunedì 28 giugno 2010

Olanda-Slovacchia 2-1: Robben (O) al 18' p.t.; Sneijder (O) al 39', Vittek (S) su rigore al 49' s.t.



OLANDA (4-5-1): Stekelenburg; Van der Wiel, Heitinga, Mathijsen, Van Bronckhorst; Van Bommel, De Jong; Robben (dal 25' st Elia), Sneijder (dal 45' st Afellay), Kuyt; Van Persie (dal 34' st Huntelaar). In panchina: Vorm, Boulahrouz, Ooijer, De Zeuuw, Braafheid, Schaars, Babel, Boschker, Van der Vaart. Allenatore: Van Marwijk

SLOVACCHIA (4-2-3-1): Mucha; Pekarik, Skrtel, Durica, Zabavnik (dal 41' st Jakubko); Kucka, Hamsik (dal 41' st Sapara); Jendrisek (dal 26' st Kopunek), Stoch, Weiss; Vittek. In panchina: Pernis, Cech, Kozak, Sestak, Sapara, Holosko, Salata, Petras, Kuciak Allenatore: Weiss.

ARBITRO: Undiano (Spagna)

NOTE: Pomeriggio soleggiato, terreno in buone condizioni. Spettatori: 69.957. Angoli: 5-2 per l'Olanda. Ammoniti: Robben, Kucka, Kopunek, Skrtl, Stekelenburg per gioco scorretto. Recuperi 0'; 3'


18 minuti interessanti, poi tanta noia a parte i soliti lampi di Arjen Robben. Ci si aspettava un bel gioco sul piano estetico dall’Olanda a questi Mondiali, ma dopo quattro partite finora non s’è mai visto: sono però arrivati i risultati, quattro vittorie che lanciano gli Orange ai quarti di finale con solo pochi patemi, dando una dimostrazione di praticità più che di solidità (a metà ripresa sono state concesse due grandi occasioni a Vittek con brutti movimenti difensivi).

Si ferma come era prevedibile il cammino della Slovacchia, squadra che però esce dai Mondiali con davvero grande onore, soprattutto per il grande exploit compiuto nel girone, con la grande prestazione e il successo contro l’Italia: nelle altre tre partite la squadra di Vladimir Weiss non ha saputo convincere al 100%, ma si tratta di una squadra che ha quantificato al meglio le proprie potenzialità e che deve accogliere questo traguardo con ottima soddisfazione.

La Slovacchia inizia molto bene la partita, mostrando coraggio e un atteggiamento molto propositivo: Vladimir Weiss (senior) conferma il 4-2-3-1 ma è costretto ad un cambio di formazione per la squalifica di Strba, con l’arretramento di Hamsik in mediana e l’innesto di Vladimir Weiss (junior) sulla trequarti a muoversi liberamente tra le linee (modulo di partenza molto dinamico, tanto che nella ripresa era Jendrisek a giocare centralmente). La squadra tiene bene il campo e mostra qualche combinazione importante, facendosi inizialmente preferire ad un’Olanda che però questa volta ha in formazione il super-talento Arjen Robben, schierato sulla destra con Kuyt a sinistra (e Van der Vaart in panchina): proprio l’esterno del Bayern Monaco mette in discesa la partita con una giocata delle sue.

Questo del 2010 sarà ricordato come il “Mondiale delle ripartenze”, vista l’enorme quantità di gol arrivata da un’azione di non possesso, con recupero di palla e partenza in contropiede o transizione: la Slovacchia perde palla su rimessa laterale in attacco e Sneijder lancia subito sulla destra ben sapendo che lì può trovare Robben, il quale taglia come al solito verso il centro cercando il sinistro. E’ un’azione in due contro tre con Van Persie che si getta sulla destra dettando il movimento a provare perlomeno a portare via un avversario, ma la difesa della Slovacchia sa perfettamente qual è la volontà di Robben e rimangono tre uomini vicino a dare fastidio alla conclusione dell’avversario: movimento buono e positivo, ma l’avversario non a caso si chiama Arjen Robben e nonostante tre uomini addosso spara una fucilata perfetta sul primo palo, mostrando in pieno tutta la propria classe e tutto il proprio talento. E’ un gol che va considerato come giocata individuale: per quanto abbastanza intelligente, il movimento di Van Persie si rivela inutile perché non porta via nessun difensore.

L’Olanda allora innesta il pilota automatico e controlla il match, che perde ritmo anche perché il gol finisce per togliere brillantezza alla Slovacchia, che non riesce più ad avanzare con grande precisione: la partita diventa così bruttina. Gli slovacchi non trovano spazi per i break sulla trequarti offensiva perché Van Bommel e De Jong giocano bassi a protezione della difesa, mentre Hamsik arretrato come interno di centrocampo dovrebbe dettare i tempi di gioco ma invece è protagonista di una prestazione del tutto anonima e incolore. L’Olanda dal canto suo non riesce ad essere frizzante in avanti e nel resto del primo tempo non crea chances per chiudere il match: Van Persie si muove molto ma ancora una volta in questo Mondiale non convince del tutto, Kuyt svolge il solito lavoro tattico ma apparentemente sulla sinistra è meno efficace, mentre Wesley Sneijder (a parte il lancio del primo gol) è piuttosto impreciso e sbaglia molto anche in azioni importanti, per una delle rarissime prestazioni incolore della sua stagione. Van Marwijk dovrebbe star tranquillo: difficile che giochi così altre partite in questo Mondiale, vista la sua continuità di rendimento.

Allora a regalare dei lampi tra gli sbadigli ci pensa Robben: altra classica azione a tagliare sul sinistro per il tiro dal limite, ancora una volta la difesa della Slovacchia chiude con tre uomini ma il mancino del 26enne è caldo e il tiro sul secondo palo è ancora una volta perfetto, con Mucha che deve intervenire con un grande intervento. Robben è capace di trovare due tiri in porta così letali con in entrambi i casi tre uomini addosso: questa chiamasi qualità.

La Slovacchia prova a muovere gli uomini in avanti ma non ha spunti brillanti di gioco, anche se a metà ripresa ha due grandi occasioni in successione, con Stekelenburg bravissimo ad opporsi su Stoch prima e su Vittek poi: la punta dell’Ankaragucu però era rimasto solissimo a centro area per un brutto movimento difensivo dell’Olanda e doveva trovare una soluzione decisamente migliore e più letale di un tiro piuttosto centrale che permette al portiere la respinta. Vittek ha poi la chance per rifarsi su un altro errore della linea dell’Olanda (Van der Wiel lo tiene in gioco), ma è lentissimo nell’attivarsi e spara malamente alto: la Slovacchia non ha giocato un secondo tempo entusiasmante con tanti elementi chiave sottotono (su tutti Hamsik), ma può e deve recriminare per questi sprechi della propria punta che avrebbero cambiato la partita, anche perché poi Sneijder impreziosisce la sua prova andando a realizzare il gol del 2-0 (prezioso assist di Kuyt e distrazione della difesa su punizione battuta rapidamente). Il gol di Vittek su rigore serve soltanto per le statistiche.

Olanda che ancora non sembra mostrare in pieno tutto il proprio potenziale: le qualità offensive sono talmente grandi che la squadra può vincere pur non convincendo, ma l’impressione è che questa squadra abbia la possibilità di giocare un calcio più brillante e più pericoloso in avanti. Il quarto di finale (contro Brasile o Cile) ci dirà se questa premessa sarà mantenuta nel momento più caldo del torneo o se rimarrà un’aspettativa disattesa.

SILVIO DI FEDE

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L’ottavo di finale meno divertente di quelli visti finora, ma per l’Olanda versione Sudafrica 2010 non è una novità. Non che gli slovacchi rappresentino un inno allo spettacolo, come già dimostrato nelle partite contro Nuova Zelanda e Paraguay. Il 4-4-1-1 schierato dal ct Weiss parla chiaro: nove uomini per contenere gli oranje, con Vittek unica punta in attesa di palloni giocabili. Una scelta probabilmente obbligata, quella del bravo tecnico slovacco, che finisce però con il depotenziare gente come Hamsik, Weiss e Stoch, i cui punti di forza sono gli inserimenti (al centro per il giocatore del Napoli, sulle fasce per i due giovani talenti) e il movimento sulla trequarti per dettare il passaggio. L’Olanda si adegua al ritmo piuttosto basso, cercando - e trovando - il gol per merito di una giocata del singolo, il classico Robben che rientra dalla destra e scocca il tiro al limite dell’area, piuttosto che grazie ad una manovra collettiva. I terzini bloccati nelle retrovie non aiutano ad incrementare la fluidità della manovra: un copione già visto contro Danimarca e Giappone. Inedite invece le due palle gol solari concesse nella ripresa dalla retroguardia oranje, finora inappuntabile, a Stoch e Vittek; in entrambi i casi Stekelenburg si fa trovare pronto. La Slovacchia resta chiusa fino alla fine, mostrando da un lato una buona tenuta al cospetto di un avversario di livello nettamente superiore, ma dall’altro evidenziando tutte le proprie carenza in fase di costruzione. Giocatore-simbolo è il centrocampista centrale Kucka (il migliore dei suoi), ottimo in fase di interdizione ma limitato quando si tratta di ripartire con la palla. Olanda micidiale in contropiede, ma ancora troppo spesso al piccolo trotto. I risultati però sono tutti dalla parte di Van Marwijk, pertanto c’è poco da discutere.

ALEC CORDOLCINI

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E' un'Olanda atipica ma vincente quella ammirata fino ad ora in Sudafrica: quattro successi - seppur non brillantissimi - in altrettanti incontri, ed in generale diciotto vittorie e sei pareggi nelle ultime ventitré sfide (in pratica l'ultima sconfitta risale al celebre Quarto di Finale con la Russia ad EURO 2008; sotto la guida di Bert van Marwijk è ancora imbattuta). Niente calcio totale, gioco basato principalmente sulle ripartenze mortifere e sulle giocate dei singoli, che se si chiamano Robben e Sneijder sono capaci di farti male in qualsiasi istante. Poco continua nel corso dei 90', mai realmente travolgente come in passato, ma più solida (sebbene oggi si siano viste le prime crepe nella difesa arancione) e concreta, intelligente perchè capace di intuire quando andare a colpire gli avversari.
Gli illusi che si aspettavano di vedere una goleada saranno inevitabilmente rimasti delusi: ciò non è avvenuto sia perchè l'Olanda ha continuato a dare l'impressione di voler giocare un pò a nascondino, sia grazie alla più che discreta prestazione fornita dalla Slovacchia, una compagine sicuramente non irresistibile ma dignitosa, non così inadeguata come alcuni disfattisti italiani ci avevano voluto far credere.

Una sorpresa annunciata il rientro nell'undici titolare di Robben: i 20' di allenamento concessi dal C.T. olandese contro il Camerun sono bastati per far capire a tutti che il fuoriclasse del Bayern Monaco ha già recuperato dall'infortunio che aveva messo a rischio la sua presenza al Mondiale. Costretto a cambiare qualcosa rispetto alla trionfale gara con i Campioni del Mondo in carica, lo slovacco Vladimir Weiss, che punta ancora su un 4-2-3-1, ma che varia la posizione di alcuni giocatori in campo: con l'assenza per squalifica di Strba, viene arretrato il raggio d'azione di Hamsik ed inserito il figlio omonimo del tecnico, titolare nelle prime due deludenti uscite. Confermati gli insidiosi Stoch e Jendrisek alle spalle dell'eroe nazionale Vittek, .
La prima occasione è per la Slovacchia: il 19enne Weiss si libera bene di un paio di avversari ed appoggia per Jendrisek, il cui tiro termina alto. Un segnale che i meno quotati slovacchi lanciano agli avversari: aggressiva sui portatori di palla e pressing alto per l'unica debuttante di Sudafrica 2010. Un tipico atteggiamento di chi non ha nulla da perdere. Ma di fronte questa volta non hanno il Di Natale di turno, bensì "Alien" Robben, che rientra sul mancino con il suo classico movimento e batte Mucha sul primo palo. Impreparata nella circostanza la difesa slovacca, ingenua a subire un contropiede dopo poco più di 15' e sul risultato ancora fermo sullo 0-0. Piuttosto squilibrata a centrocampo la formazione di Weiss, schierata con un solo giocatore abile nella fase difensiva, Kucka (elemento abbastanza interessante, classe 1987, che milita nello Sparta Praga); com'era prevedibile si fa sentire in mezzo al campo l'assenza dello squalificato Strba, fondamentale da un punto di vista tattico nello scacchiere slovacco. I "Tulipani" si chiudono bene, Hamsik e compagni accusano il colpo: il risultato è una conclusione poco esaltante della prima frazione di gioco, nella quale l'obiettivo dell'Olanda è quello di aspettare gli avversari, fargli uscire dal guscio, per poi punirli in contropiede.
Si va alla ripresa e la partenza degli Oranje è esplosiva: prima è Robben che con il solito guizzo semina il panico e chiama Mucha al grande intervento; poi il neo-estremo difensore dell'Everton è costretto a superarsi con un pò di fortuna su un tentativo da distanza ravvicinata di Mathijsen. Fatica a far gioco la Slovacchia, che paga in particolare il Mondiale sottotono di "Marekiaro" Hamsik, tanto straordinario come incursore quanto anonimo come regista di centrocampo. Con Vittek sempre raddoppiato e con i giovani Weiss e Stoch poco attivi, sembra una lenta agonia il secondo tempo della Slovacchia. Come d'un tratto, però, al 67' qualcosa cambia: Stoch si accende e di destro impegna Stekelenburg. Nell'azione successiva è ancora il portiere dell'Ajax a rendersi protagonista, questa volta opponendosi al tiro centrale di Vittek, liberato da un perfetto passaggio verticale di Kucka; l'ex bomber del Norimberga si gira bene, ma è poco lucido nel momento decisivo. Completamente a vuoto il tentato anticipo di Heitinga, la difesa arancione inizia a scricchiolare ed il momento è favorevole alla Slovacchia, che però non lo sfrutta, sciupando un'ulteriore palla gol sempre con il giustiziere dell'Italia. Errori che contro avversari di questo calibro non ti puoi permettere di commettere: da una punizione dalla trequarti, mal interpretata dalla difesa slovacca, nasce il gol che chiude il conto, messo a segno a porta vuota da Sneijder, su gentile omaggio del sempre utilissimo Kuyt. Tutto nasce da un presunto fallo (la gamba era alta, ma sarebbe stato meglio non fischiare nulla) commesso da Škrtel, il quale, invece di tornare indietro a dare una mano ai suoi compagni, continua a protestare con il fiscale fischietto spagnolo Undiano Mallenco, lasciando un buco centrale nel quale si infila il suo compagno di squadra nel Liverpool. Proprio all'ultimissimo giro di orologio, ecco il rigore per la Slovacchia, procurato dal subentrato Jakubko: Vittek trasforma, togliendosi la soddisfazione di raggiungere Higuaín momentaneamente in testa nella classifica marcatori. E' una rete però inutile, che fa aumentare i rimpianti di una Slovacchia che torna a casa comunque tra gli applausi.
Rimangono ancora i dubbi sull'Olanda, nazionale che finora non ha mai toppato a differenza di altre candidate alla vittoria finale ma che allo stesso tempo ha dato l'impressione di essere ancora inespressa. E' forte la voglia di vedere questa squadra - che gioca in tranquillità con un ritmo sempre abbastanza lento e compassato - di fronte ad un impegno gravoso, per capire se gli Oranje hanno volutamente giocato con il freno a mano tirato o se sono veramente questi.

ALBERTO FARINONE

1 commento:

  1. Quarto di finale all'insegna di un inedito pragmatismo, quello tra Olanda e Brasile. Io però mi aspetto tanto spettacolo.

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