ARGENTINA (4-3-1-2): Romero; Otamendi, Demichelis, Burdisso, Heinze; Maxi Rodriguez (dal 42’ s.t. Pastore), Mascherano, Di Maria (dal 34’ s.t. Gutierrez); Messi; Tevez (dal 24’ s.t. Veron), Higuain. (Pozo, Andujar, Samuel, Clemente Rodriguez, Garce, Bolatti, Palermo, Milito, Aguero). All. Maradona.
MESSICO (4-4-1-1): Perez, Juarez, Osorio, Rodriguez, Salcido; Giovani, Marquez, Torrado, Guardado (dal 16’ s.t. Franco); Bautista (dal 1’ s.t. Barrera); Hernandez. (Ochoa, Michel, Castro, Blanco, Vela, Aguilar, Moreno, Magallon, Torres, Medina). All. Aguirre.
ARBITRO: Rosetti.
NOTE: spettatori 84.377. Ammonito Marquez. Recupero 2’ p.t., 3' s.t.
Se neppure una favolosa Germania può occultare la gravità di un errore come quello del gol-fantasma di Lampard, immaginatevi se un altro svarione, ugualmente grossolano, può essere occultato dall’ennesima partita (di questo passo arrivano in finale…) che non ci ha detto tutta la verità sull’Argentina, mai realmente dominante contro un Messico un po’ sfortunato, un po’ ingenuo (l’errore di Osorio sul 2-0 è imperdonabile, e taglia le gambe) ma di certo gravemente penalizzato dalla mancata segnalazione del fuorigioco di Tévez sul gol che sblocca la partita.
Sempre camaleontico Aguirre: stavolta un 4-4-1-1, dove Juarez fa il terzino destro, Márquez gioca sulla stessa linea di Torrado, Guardado fa chiaramente l’esterno e soprattutto, novità assoluta, Adolfo “el Bofo” Bautista del Chivas Guadalajara si piazza fra le linee a sostegno del Chicharito Hernández, promosso dal primo minuto.
Il Messico controlla, non vuole concedere la profondità agli attaccanti argentini e quindi non difende troppo alto, però si stringe all’altezza del cerchio di centrocampo, chiude le linee di passaggio centralmente e raddoppia sugli esterni. Bofo aiuta parecchio il centrocampo nel pressing, anche se il suo contributo creativo si rivela nullo.
L’Argentina evidenzia quelle difficoltà a far decollare la manovra già intuibili a una lettura della formazione, con quattro difensori bloccati (Otamendi e non Jonás a destra), incapaci di superare la prima linea avversaria, e Mascherano unico riferimento del centrocampo in fase di costruzione (Verón non gioca, Maxi è totalmente estraneo alla cosa), quindi con le caratteristiche di Mascherano… Statica, lenta e leggibile l’Argentina, obbliga perciò Messi a retrocedere tantissimo per prendere questa benedetta palla, ma l’azione di Leo, al di là dei soliti spunti palla al piede, troppo lontano dalla zona calda risulta forzatamente dispersiva.
Non solo non soffre il Messico, ma propone, perché la sua priorità resta il possesso del pallone, anche contro l’Argentina. Vantaggio strategico anche qui: contro il rombo di centrocampo di Maradona (coi tre giocatori offensivi abbastanza tagliati fuori dai ripiegamenti) è facile trovare la superiorità, perché anche quando sulle sovrapposizioni fra Salcido e Guardado Maxi riesce ad aiutare Otamendi, resta comunque libero un giocatore messicano per riiniziare centralmente, e in questo spazio poi i tagli da destra di Giovani dos Santos rappresentano la solita opzione insidiosa.
Con Juarez terzino inutile dal punto di vista offensivo (perché niente più Aguilar dopo l’esordio col Sudafrica?) sulla destra, il Messico carica gran parte del suo gioco offensivo sulla ricchissima fascia sinistra, su Guardado e su un Salcido ancora una volta straordinariamente esuberante, discese a ripetizione, qualità e una sassata da casa sua che quasi abbatte la traversa (il giocatore del PSV sembra aver capito meglio di tutti come si calcia questo Jabulani: uno spettacolo le sue traiettorie che si abbassano all’improvviso), seguita da un altro quasi-gol di Guardado (raffinatissimo esterno a fil di palo dal limite dell’area).
Ma interviene la svolta col gravissimo errore di Rosetti e Ayroldi, che sconcerta ancora di più se si considera che i due si son presi pure il tempo di ripensarci nel mentre che il maxischermo del Soccer City di Johannesburg metteva a nudo lo strafalcione, inducendo lo stesso Javier Aguirre ad allargare le braccia in segno di protesta.
È una botta psicologica tremenda per il Messico, che va nel pallone e regala anche il secondo gol quando Osorio strozza un retropassaggio permettendo a Higuaín di inserirsi e dribblare il portiere con un elegantissimo controllo di suola. È chiaro che per il calcio di controllo paziente del Messico gestire due gol di svantaggio non è come gestire uno 0-0, ed è anche chiaro che l’uno-due scioglie l’Argentina, che si avvicina al gol in un paio di occasioni alla fine del primo tempo.
Una volta che trova l’episodio giusto per sbloccare le gare, va ribadito che le individualità argentine sono di gran lunga le più incontrollabili del torneo. Dal Messichenonsegneràmaiinquestomondiale (è destino che dopo averne dribblato cinque o sei e aver piegato un palo o le mani del portiere trovi sempre il compagno che con un misero tap-in s’iscriverà sui tabellini degli almanacchi consegnando il proprio nome alla storia…) al Tévez che fulmina l’incrocio in uno dei più bei gol visti finora. Il Messico si trova sotto di tre e neanche sa il perché.
A inizio ripresa ci aveva provato comunque Aguirre, togliendo un Bofo trasparente per inserire il dribblomane Barrera all’ala sinistra, passando a un 4-3-3 nel quale Márquez torna alla più classica posizione di unico uomo davanti alla difesa, spalleggiato da Torrado sul centro-destra e Guardado sul centro-sinistra. Il Messico continua a giocare, ma più per dovere che altro. È piuttosto sterile la sua azione: apre il campo ma stancamente si limita a buttare cross dentro, improduttivi perché troppo spesso Hernández rimane l’unica opzione per finalizzare nell’area avversaria.
Così Aguirre avvicina Guille Franco (non proprio Hugo Sánchez) al Chicharito, spostando Barrera a destra. Chicharito ribadisce la sua natura di giocatore non molto partecipe alla manovra ma rapido e velenoso come un serpente australiano dell’interno (altro che Cobra!) man mano che ci si avvicina alla porta. Golazo il suo, Sir Alex si frega le mani.
Solo l’onore per il Messico però, c’è poco tempo e poco da fare perché Maradona, in maniera scontata ma saggia si copre per assicurare il risultato con un 4-4-2 più classico dopo gli ingressi di Verón per Tévez e Jonás Gutiérrez per Di Maria (ancora un po’ spaesato il talento del Benfica).
Sarà la Germania a denudare il Re?
VALENTINO TOLA
Ciao Valentino.
RispondiEliminaun paio di considerazioni:
- senza concentrarsi troppo sui numeri , il modulo dell'Argentina in fase offensiva mi è sembrato un 4-1-3-2 con Maxi Rodriguez e Di Maria molto larghi e quasi sulla stessa linea di Messi.
- Aguirre ha "approfittato" di questa disposizione argentina e ha messo Bautista (nullo in fase offensiva) a uomo su Mascherano (lo seguiva sempre). Questa marcatura unita alle caratteristiche di non-regista di Mascherano ha completamente annullato l'inizio manovra argentino, costringendo Messi a venire a prendersi palla spesso nella sua metà campo.
- Per ovviare a tutto ciò , servirebbe come il pane un difensore che esca palla al piede e possa verticalizzare per i fenomeni sulla trequarti o allargare il gioco per Maxi e Di Maria (loro sono in costante 1vs 1 se serviti con velocità, la difesa avversaria ha 2 punte e sopratutto un Messi di cui preoccuparsi).
- Nel Messico , oltre all'incredibile (non da oggi e neanche da ieri) Salcido, mi hanno impressionato Hernandez (mi sembra molto verticale e molto diretto e concreto nel cercare la porta) e Barrera (fantastico driblomane)
- un'ultima cosa: il gol è nettamente in fuorigioco , ovviamente, ma (non è una giustificazione) non nasce da un azione casuale , era cmq una grande occasione da rete.
Questo non toglie che probabilmente il Messico meritava di finire la prima frazione in vantaggio.
Cosa ne pensi?
Ciao
Santeria
Ciao Santeria, condivido praticamente tutte le tue osservazioni.
RispondiEliminaIo credo che, proprio per gli uomini che ha scelto e che mette in campo Maradona, il grosso rischio dell'Argentina sia quello di spezzarsi fra i 5 dietro e i 5 davanti.
Manca il difensore che dici tu, poi i terzini sono bloccatissimi. Se poi Mascherano è l'unico a iniziare l'azione a centrocampo, far uscire la palla dalla metacampo diventa un'operazione anch troppo laboriosa.
Teoricamente quest'Argentina ha bisogno di un Veron che dia chiarezza a questa fase iniziale del gioco, ma la Brujita non sembra in condizione. Qui si vede l'errore di Maradona nel non aver portato un alternativa a Veron quale pooteva essere Banega (giocatore splendido oltre che ampiamente meritevole per la stagione che ha fatto al Valencia).
Essendo collegate le due fasi, non essendo possibile separarle nettamente, quest'Argentina rischia di spezzarsi in due anche quando non ha il pallone, logicamente.
Avendo difficoltà a salire in blocco nella metacampo avversaria, a difendersi lì con il pallone, l'avversario può rubare palla prima, attaccare a pieno organico e sorprendere con le sovrapposizioni (perchè quest'Argentina per com'è congegnata, con tutti quei giocatori offensivi, può non soffrire difensivamente solo se ha un dominio territoriale e del pallone indiscusso).
Però questo finora è avvenuto solo a tratti, per un motivo o per l'altro (non ultimo la straordinaria qualità dei solisti dell'Albiceleste) non abbiamo mai visto finora l'Argentina messa in difficoltà fino in fondo.
Per me le ripartenze tedesche, quelle viste ieri sono da manuale del calcio, potranno essere letali per questa Argentina.
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