GERMANIA(4-2-3-1): Neuer; Lahm, Mertesacker, Friedrich, Badstuber; Khedira, Schwinsteiger; Müller, Özil (dal 28' s.t. Gomez), Podolski (dal 35' s.t. Marin); Klose (dal 26' s.t. Cacau). (Wiese, Butt, Jansen, Aogo, Tasci, J. Boateng, Kroos, Kiessling, Trochowski). All.: Löw.
AUSTRALIA (4-4-2): Schwarzer; Wilkshire, Neill, Moore, Chipperfield; Emerton (dal 28' s.t. Jedinak), Valeri, Grella (dal 1' s.t. Holman), Culina; R. Garcia (dal 19' s.t. Rukavytsya), Cahill. (Federici, Galekovic, Beauchamp, Milligan, Carney, Kewell, Vidosic, Bresciano, Kennedy). All.: Verbeek.
ARBITRO: Rodriguez (Messico).
NOTE: spettatori 62.660. Espulso Cahill (A) all'11' s.t. per gioco scorretto. Ammoniti Özil e Cacau per comp. non reg., Moore per proteste, Neill e Valeri per gioco scorretto. Angoli 4-7. Tiri in porta 10-2. Tiri fuori 6-8. In fuorigioco 7-1. Recuperi 1' p.t., 3' s.t.
Lo spazio. Attaccare lo spazio. La chiave del calcio moderno. È presto detto: se tu sul pallone ci arrivi in corsa, partendo da dietro, sarà molto più difficile per l’avversario seguirti. Se invece lo spazio lo presidi staticamente, allora l’avversario avrà un riferimento molto più semplice per arginarti.
Attaccare lo spazio, ma soprattutto crearsi lo spazio. La premessa indispensabile. Dopo un paio di giornate in cui a parte eccezioni troppo rare (la Corea e un accenno di Messico), ci siamo dovuti sorbire un calcio insopportabile per la rigidità delle squadre in campo, finalmente la sinfonia della Germania ci apre gli occhi. Nella squadra di Löw ogni corsa, anche la più insignificante, punta a trascinare l’avversario fuori dalla propria zona e aprire un varco per il compagno. Meraviglioso vedere i due centrocampisti centrali mai sulla stessa linea (tendenzialmente Schweinsteiger agisce più basso e Khedira fa l’incursore), e anzi in più di un’occasione allargarsi senza palla verso le fasce per portare via l’uomo all’esterno e permettergli di tagliare dentro. Le posizioni e le distanze vengono rispettate, è caos organizzato, ma prima c’è un rimescolamento da far girare la testa.
Esemplare coordinazione nei movimenti, in ampiezza e in profondità: quasi quattro punte con i due esterni altissimi, Müller e Podolski, allargano in partenza la difesa australiana, un attaccante tedesco viene incontro, i difensori avversari fanno per accorciare ma subito dalla seconda linea Khedira scatta e li obbliga a restare bassi. Quindi, altro spazio creato per qualcuno che riceverà sulla trequarti, vedrà la giocata fronte alla porta e farà sicuramente un gran danno. Magari Özil, che in questo che prima di tutto è un grande collettivo, è l’esecutore di maggior talento, quello più capace di determinare col pallone fra i piedi. Si smarca fra le linee o si defila verso le fasce (soprattutto la destra) per favorire la superiorità numerica, premiando le discese di Lahm e i tagli di Müller. Dall’altra parte Podolski dà grande profondità.
Questo perfetta padronanza degli spazi e dei tempi di gioco, unita a un’abilità e a un gusto per il palleggio atipico per quelle latitudini, permette alla Germania di arrivare in porta con tre-quattro passaggi in una quantità esagerata di occasioni. Poi ci sarebbero stati anche quattro gol, ma non ha importanza chi li abbia fatti. È tutta la Germania che li ha fatti.
VALENTINO TOLA
Attaccare lo spazio, ma soprattutto crearsi lo spazio. La premessa indispensabile. Dopo un paio di giornate in cui a parte eccezioni troppo rare (la Corea e un accenno di Messico), ci siamo dovuti sorbire un calcio insopportabile per la rigidità delle squadre in campo, finalmente la sinfonia della Germania ci apre gli occhi. Nella squadra di Löw ogni corsa, anche la più insignificante, punta a trascinare l’avversario fuori dalla propria zona e aprire un varco per il compagno. Meraviglioso vedere i due centrocampisti centrali mai sulla stessa linea (tendenzialmente Schweinsteiger agisce più basso e Khedira fa l’incursore), e anzi in più di un’occasione allargarsi senza palla verso le fasce per portare via l’uomo all’esterno e permettergli di tagliare dentro. Le posizioni e le distanze vengono rispettate, è caos organizzato, ma prima c’è un rimescolamento da far girare la testa.
Esemplare coordinazione nei movimenti, in ampiezza e in profondità: quasi quattro punte con i due esterni altissimi, Müller e Podolski, allargano in partenza la difesa australiana, un attaccante tedesco viene incontro, i difensori avversari fanno per accorciare ma subito dalla seconda linea Khedira scatta e li obbliga a restare bassi. Quindi, altro spazio creato per qualcuno che riceverà sulla trequarti, vedrà la giocata fronte alla porta e farà sicuramente un gran danno. Magari Özil, che in questo che prima di tutto è un grande collettivo, è l’esecutore di maggior talento, quello più capace di determinare col pallone fra i piedi. Si smarca fra le linee o si defila verso le fasce (soprattutto la destra) per favorire la superiorità numerica, premiando le discese di Lahm e i tagli di Müller. Dall’altra parte Podolski dà grande profondità.
Questo perfetta padronanza degli spazi e dei tempi di gioco, unita a un’abilità e a un gusto per il palleggio atipico per quelle latitudini, permette alla Germania di arrivare in porta con tre-quattro passaggi in una quantità esagerata di occasioni. Poi ci sarebbero stati anche quattro gol, ma non ha importanza chi li abbia fatti. È tutta la Germania che li ha fatti.
VALENTINO TOLA
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Toh, guarda chi è arrivato in Sudafrica con qualche giorno di ritardo: il gioco del calcio, sì, proprio lui. Evidentemente non c'era spazio sugli aerei dell'Algeria e della Slovenia, magari la crisi greca gli ha impedito di salpare alla volta del continente nero, oppure Domenech ha ritenuto inopportuno portarselo appresso a causa della sfavorevoli previsioni astrologiche. Fatto sta che, in un modo o nell'altro, è riuscito a scroccare un passaggio alla Fußballnationalmannschaft: Löw, evidentemente, non ha avuto il buon cuore di lasciarlo a casa, ed i tanti giocherelloni che compongono la selezione tedesca hanno accolto con gioia l'inaspettato compagno di viaggio.
Contro l'Australia, disposta in campo secondo gli antichi dettami di Hiddink ma opinabilmente diretta da Verbeek, i teutonici hanno avuto vita facile. Dopo la fortuita occasione capitata a Garcia in avvio, propriziata dalla marcatura a uomo tedesca in occasione del primo corner dell'incontro, la Germania ha iniziato a fare il proprio gioco: nulla di eccezionale, non c'era mica l'Olanda del '74 in campo, ma almeno si trattava di calcio. Fraseggio, esterni che allargano il campo e pallone in profondità ogniqualvolta si apre un varco nell'incerta difesa australiana, mai in grado nell'arco dell'incontro di salire a tempo e mettere in fuorigioco i tedeschi, che dopo soli 8' sono già in vantaggio con Podolski: filtrante di Özil per Müller, che vede il compagno libero sul secondo palo e lo serve senza esitazioni. Forte del vantaggio, la Germania continua ad amministrare il possesso della sfera, sempre pronta ad infilare la sonnacchiosa difesa dei Socceroos: basta una fiammata per mandare in tilt Neill e Moore. Segna Klose, che si divora almeno altri due gol, ma l'Australia sembra accontentarsi del risultato, rinunciando al pressing e limitandosi a ribadire il proprio 4-4-2 attendista che nonostante tutto lascia parecchi spazi agli avversari, imperterriti nell'attaccare lo spazio alle spalle della difesa.
Nel secondo tempo, complice l'ingiusta espulsione di Cahill, la fatiscente baracca australiana crolla. Le gambe non ci sono più, la testa pare non esserci mai stata (come spiegare, altrimenti, le numerose incomprensioni al momento di far scattare la trappola del fuorigioco?), ed i tedeschi ne approfittano per allietare la platea: il fraseggio si fa più stretto, e gli inserimenti di Özil e soci mandano nel pallone la retroguardia australiana, che concede il tris a Müller. Chiude i conti Cacau, servito dal solito Özil - a Gelsenkirchen ancora si mangiano le mani - a tu per tu con Schwarzer.
Detto dell'andamento della partita, si può porre l'attenzione sulla Germania. Fresca, giovane e vivacissima: il melting pot (undici «stranieri» su ventitré convocati) pare aver spazzato via decenni di pragmatismo teutonico, ridisegnando una squadra vogliosa di raggiungere il successo con un occhio di riguardo allo spettacolo. Mesut Özil, classe 1988, è probabilmente il giocatore che meglio rappresenta la nuova filosofia di gioco tedesca, frutto di un meticoloso lavoro sui settori giovanili: figlio di turchi, nato in Germania, un bagaglio tecnico di prim'ordine da mettere a disposizione dei compagni festanti. Forse - diciamo probabilmente - l'11 luglio non saranno loro ad alzare la coppa, ma questo è comunque un giorno pieno di significato per il calcio tedesco: la prima rappresentazione a livello di Nazionale maggiore della scuola calcistica attualmente campione d'Europa a livello Under 17, 19 e 21.
ANTONIO GIUSTO
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La Germania parte a tutta birra, ma a ben vedere solo i più distratti possono ritenersi totalmente sorpresi: di certo, è abbastanza comico che ad ogni grande competizione per gran parte osservatori e appassionati italiani ogni Nazionale del Mondo può essere protagonista per arrivare fino in fondo tranne la Germania, dimenticandosi sempre delle immense dote caratteriali e temperamentali di una Nazionale che invece sa sempre come arrivare fino alle fasi caldissime di Mondiali o Europei. Di fatto, la Mannschaft fallisce soltanto quando il gruppo ha un livello tecnico davvero molto modesto (un po’ come ad Euro 2000, quando l’età media dei migliori era troppo alta) o quando ha grosse frizioni interne: ebbene, guardando il lotto delle favorite bisognava inserire assolutamente in alto questa Germania, perché il livello tecnico della squadra è davvero buono e perché il gruppo è tutto dalla parte di un grande motivatore come Jogi Low. Quanti anni di calcio bisogna ancora far scorrere per vedere osservatori e appassionati non commettere il solito errore di sottovalutare sempre e comunque la Germania?
Solitamente la Mannschaft è squadra che viene apprezzata per la capacità di esser concreta e far girare le partite dalla propria parte, per la solidità o per doti caratteriali che permettono di ottenere risultati badando al sodo: ebbene, in questi Mondiali 2010 abbiamo visto le prime partite sbadigliando continuamente e osservando un livello tecnico bassissimo e per vedere finalmente spettacolo estetico e un buon talento s’è dovuto aspettare al Germania, quasi a testimoniare un calcio in radicale cambiamento. Gli “Atypical Germans” (come li ha ribattezzati la stampa inglese) piacciono e sono il frutto di un lavoro radicale, che parte dal fondo, parte da una Federazione che da anni ha ristrutturato in maniera forte sulle Academy, ottenendo grandissimi risultati nelle varie competizioni giovanili ma soprattutto tirando fuori elementi di indiscutibile valore e di grande talento, alcuni dei quali lanciati anche con coraggio da Joachim Low, che già da assistente di Klinsmann aveva dimostrato eccellenti qualità tattiche (di fatto, ai Mondiali del 2006 era lui che curava l’aspetto tecnico) e che in questi quattro anni ha dimostrato di saper gestire il gruppo in maniera radicalmente diversa rispetto ai predecessori (per esser più precisi, ai predecessori di Klinsmann, il quale in qualche modo aveva dato il là a questo cambiamento di rotta). Volendo trarre un paragone forse un po’ forzato, si può dire che in qualche modo Low sia il Wenger delle Nazionali, visto che la Germania esalta il trattamento del pallone molto più rispetto al solito, ma soprattutto visto che il 50enne appare molto coraggioso nelle sue scelte e non si fa timore a lanciare in campo i vari talenti, schierando una squadra con parecchi giovani e con l’età media di appena 25 anni e 76 giorni (contro i 31 anni e 118 giorni dell’Australia: statisticamente mai nella storia dei Mondiali si era visto un match con due squadre dall’età media così differente), età media già sensibile per le medie viste nei vari Mondiali, ancor più sensibile se si pensa ad abitudini passate della Mannschaft: non solo l’età media, ma anche la scelta di puntare dal primo minuto su elementi come Badstuber e Muller che prima di questa serata avevano giocato appena due volte con la maglia della Nazionale, non certo un tipo di scelta che i vari Lippi e Domenech (giusto per citare due dei tre ct più controversi del Mondiale) rischierebbero.
Bisognerà vedere fino a dove arriverà questa Germania, ma è indubbio che questo progetto sembra piuttosto stuzzicante, anche perché questo calcio proposto è molto interessante anche sul piano estetico, con un bel mix di tecnica (ma chi conosce certi elementi scesi in campo non poteva avere dubbi a proposito) e di intensità, che ha permesso alla squadra di far girare il pallone con velocità e anche estrema precisione: dopo tre giorni passati a dire che per colpa di questo pallone simil Super Tele (comunque imbarazzante e improponibile per giocare a calcio) era impossibile giocare a calcio, ma Mannschaft ha sbeffeggiato tutti e ha dimostrato che ciò è possibile, dimostrando anche che il buon gioco in questo Mondiale 2010 non era stato vietato dall’ONU (ad un certo punto il dubbio era venuto). E’ una Germania che inizialmente sembra voler giocare a ritmi bassi, ma che poi sa piazzare fiammate di grande velocità sfruttando la tecnica e la qualità dei propri elementi offensivi, messi in campo in maniera saggia da Low e capaci di proporre un calcio molto organizzato (e non basato unicamente sulle caratteristiche dei singoli, come quello visto con l’Argentina): chiaramente giocando contro un’Australia piuttosto inconsistente ciò era più facile, ma a calcio bisogna anche saperci giocare e per proporre un calcio di questo tipo deve esserci alle spalle un certo lavoro, una certa base tecnica e la Germania (a differenza di altre) ce l’ha.
Low schiera un 4-2-3-1 dall’attitudine positiva, con elementi dalla propensione offensiva che però hanno chiare disposizioni tattiche anche in fase di non possesso: di fatto, dei trequartisti l’unico con molta libertà anche in fase di non possesso è Mesut Ozil, che può mantenere una posizione avanzata (quasi da seconda punta) e non sfiancarsi nel rincorrere gli avversari, mentre i due esterni devono abbassarsi e comporre una linea a quattro aggiungendosi ai due interni di centrocampo, un compito che viene molto naturale ad un giocatore umile (oltre che molto bravo) come Muller piuttosto che al più anarchico Podolski. In fase di possesso si controlla il pallone, si ragiona e poi si cerca la verticalizzazione giusta per il movimento degli elementi offensivi o per le combinazioni qualitative degli stessi, che hanno davvero fatto saltare continuamente la difesa dell’Australia trovando spesso la profondità. A spiccare su tutti è Mesut Ozil, talentino dal piede finissimo che potrebbe trovare in questo Mondiale la rampa di lancio definitiva per diventare una delle star di questo sport: in ogni caso, la qualità delle sue giocate mostra come sia già un top player, capace di tocchi e di azioni assolutamente deliziose. Se Ozil è esaltante, Muller è l’utility man, perché ha sempre un atteggiamento umile e positivo per la squadra in ogni fase di gioco, accompagnato però ad un talento non da poco: bellissima davvero la finta a mandare al bar un Chipperfield che arrivava alle spalle nell’azione del terzo gol, sintomo anche questo di qualità tecnica. Infine ci sono Klose e Podolski, due elementi che in campo di club non sembrano esprimersi al meglio, ma che in Nazionale sono sempre e comunque dei punti fermi anche perché riescono a tirare fuori delle energie e delle prestazioni davvero di altra natura: basti guardare i numeri di Podolski, che in questa serata ha segnato il suo 39esimo gol con la maglia della Germania, ovvero lo stesso numero di reti che ha realizzato in tutta la sua carriera in Bundesliga, davvero incredibile e curioso. Capita alle volte che qualche elemento possa avere rendimenti del tutto opposti tra club e Nazionale, ma il fatto che nella Germania degli ultimi anni ciò capiti a due giocatori contemporaneamente è piuttosto rimarchevole.
E’ una Germania che piace esteticamente e che ha le qualità per arrivare fino in fondo in questa competizione, ma per farlo si baserà sul calcio offensivo (bisognerà essere più concreti: la leziosità vista negli ultimi metri sul 2-0 è perdonata nel girone, ma non dovrà esserci più avanti) più che sulla compattezza, visto che l’impressione è quella di una squadra non solidissima, non ai soliti livelli in fase di filtro: se però in avanti si gioca così, il limite può essere annullato. In quest’undici titolare c’è buona tecnica e ottima abnegazione: tuttavia c’è un punto debole che sembra evidente ed è rappresentato da Friedrich, con il buon Mertesacker che andrebbe affiancato da un difensore di livello un po’ maggiore (che purtroppo però non sembra esserci).
Di solito parlando della Germania si dice “non ha grandi stelle, ma non si può mai tagliare fuori nella corsa per una competizione”. Ebbene, in questo 2010 il cliché è diverso, non perché la squadra di Low può esser tagliata fuori tra le contendenti per il Mondiale, ma perché ha un undici titolare di eccellente talento: non ci sono superstar stellari (non c’è il Messi o il Fernando Torres), ma ci sono elementi superbi tecnicamente (si pensa a Ozil, ma anche a Khedira o Muller, o elementi andati in panchina come Marin o Kroos), giovani che hanno avuto grande impatto in un torneo di alto livello come la Bundesliga e che sono proprio quel tipo di calciatore che potrebbe emergere in un Mondiale e lanciarsi in maniera importante sotto gli occhi del pubblico di più continenti.
Brutta prestazione dell’Australia, squadra che negli ultimi tempi ha dimostrato un atteggiamento un po’ troppo difensivo e poco qualitativo e che non ha saputo trovare risposte alla superiorità della Germania, soffrendo molto anche in difesa, soprattutto centralmente. Il solido Schwarzer prova a salvare i danni ma commette un brutto errore sul gol del 2-0 (colpito probabilmente dall’Almunite, ovvero il virus di Almunia che colpisce tutti i portieri dell’Arsenal e anche quei portieri collegati ai Gunners secondo i rumours di mercato: pare infatti che ci sia un’offerta di Wenger per lui e automaticamente alla prima occasione possibile arriva un errore di questo tipo), mentre Moore chiaramente non riesce a reggere a questi livelli. A rovinare la partita ci pensa poi anche l’arbitro Rodriguez, che con un abbaglio allucinante espelle incredibilmente Tim Cahill: non è certo qui che si decide la partita, ma è davvero assurdo perdere la stella della squadra per una decisione simile, doppiamente sbagliata visto che il tuttofare dell’Everton è anche un giocatore tutt’altro che cattivo e quindi non c’era alcun motivo di vedere malizia in un intervento del genere.
SILVIO DI FEDE
Solitamente la Mannschaft è squadra che viene apprezzata per la capacità di esser concreta e far girare le partite dalla propria parte, per la solidità o per doti caratteriali che permettono di ottenere risultati badando al sodo: ebbene, in questi Mondiali 2010 abbiamo visto le prime partite sbadigliando continuamente e osservando un livello tecnico bassissimo e per vedere finalmente spettacolo estetico e un buon talento s’è dovuto aspettare al Germania, quasi a testimoniare un calcio in radicale cambiamento. Gli “Atypical Germans” (come li ha ribattezzati la stampa inglese) piacciono e sono il frutto di un lavoro radicale, che parte dal fondo, parte da una Federazione che da anni ha ristrutturato in maniera forte sulle Academy, ottenendo grandissimi risultati nelle varie competizioni giovanili ma soprattutto tirando fuori elementi di indiscutibile valore e di grande talento, alcuni dei quali lanciati anche con coraggio da Joachim Low, che già da assistente di Klinsmann aveva dimostrato eccellenti qualità tattiche (di fatto, ai Mondiali del 2006 era lui che curava l’aspetto tecnico) e che in questi quattro anni ha dimostrato di saper gestire il gruppo in maniera radicalmente diversa rispetto ai predecessori (per esser più precisi, ai predecessori di Klinsmann, il quale in qualche modo aveva dato il là a questo cambiamento di rotta). Volendo trarre un paragone forse un po’ forzato, si può dire che in qualche modo Low sia il Wenger delle Nazionali, visto che la Germania esalta il trattamento del pallone molto più rispetto al solito, ma soprattutto visto che il 50enne appare molto coraggioso nelle sue scelte e non si fa timore a lanciare in campo i vari talenti, schierando una squadra con parecchi giovani e con l’età media di appena 25 anni e 76 giorni (contro i 31 anni e 118 giorni dell’Australia: statisticamente mai nella storia dei Mondiali si era visto un match con due squadre dall’età media così differente), età media già sensibile per le medie viste nei vari Mondiali, ancor più sensibile se si pensa ad abitudini passate della Mannschaft: non solo l’età media, ma anche la scelta di puntare dal primo minuto su elementi come Badstuber e Muller che prima di questa serata avevano giocato appena due volte con la maglia della Nazionale, non certo un tipo di scelta che i vari Lippi e Domenech (giusto per citare due dei tre ct più controversi del Mondiale) rischierebbero.
Bisognerà vedere fino a dove arriverà questa Germania, ma è indubbio che questo progetto sembra piuttosto stuzzicante, anche perché questo calcio proposto è molto interessante anche sul piano estetico, con un bel mix di tecnica (ma chi conosce certi elementi scesi in campo non poteva avere dubbi a proposito) e di intensità, che ha permesso alla squadra di far girare il pallone con velocità e anche estrema precisione: dopo tre giorni passati a dire che per colpa di questo pallone simil Super Tele (comunque imbarazzante e improponibile per giocare a calcio) era impossibile giocare a calcio, ma Mannschaft ha sbeffeggiato tutti e ha dimostrato che ciò è possibile, dimostrando anche che il buon gioco in questo Mondiale 2010 non era stato vietato dall’ONU (ad un certo punto il dubbio era venuto). E’ una Germania che inizialmente sembra voler giocare a ritmi bassi, ma che poi sa piazzare fiammate di grande velocità sfruttando la tecnica e la qualità dei propri elementi offensivi, messi in campo in maniera saggia da Low e capaci di proporre un calcio molto organizzato (e non basato unicamente sulle caratteristiche dei singoli, come quello visto con l’Argentina): chiaramente giocando contro un’Australia piuttosto inconsistente ciò era più facile, ma a calcio bisogna anche saperci giocare e per proporre un calcio di questo tipo deve esserci alle spalle un certo lavoro, una certa base tecnica e la Germania (a differenza di altre) ce l’ha.
Low schiera un 4-2-3-1 dall’attitudine positiva, con elementi dalla propensione offensiva che però hanno chiare disposizioni tattiche anche in fase di non possesso: di fatto, dei trequartisti l’unico con molta libertà anche in fase di non possesso è Mesut Ozil, che può mantenere una posizione avanzata (quasi da seconda punta) e non sfiancarsi nel rincorrere gli avversari, mentre i due esterni devono abbassarsi e comporre una linea a quattro aggiungendosi ai due interni di centrocampo, un compito che viene molto naturale ad un giocatore umile (oltre che molto bravo) come Muller piuttosto che al più anarchico Podolski. In fase di possesso si controlla il pallone, si ragiona e poi si cerca la verticalizzazione giusta per il movimento degli elementi offensivi o per le combinazioni qualitative degli stessi, che hanno davvero fatto saltare continuamente la difesa dell’Australia trovando spesso la profondità. A spiccare su tutti è Mesut Ozil, talentino dal piede finissimo che potrebbe trovare in questo Mondiale la rampa di lancio definitiva per diventare una delle star di questo sport: in ogni caso, la qualità delle sue giocate mostra come sia già un top player, capace di tocchi e di azioni assolutamente deliziose. Se Ozil è esaltante, Muller è l’utility man, perché ha sempre un atteggiamento umile e positivo per la squadra in ogni fase di gioco, accompagnato però ad un talento non da poco: bellissima davvero la finta a mandare al bar un Chipperfield che arrivava alle spalle nell’azione del terzo gol, sintomo anche questo di qualità tecnica. Infine ci sono Klose e Podolski, due elementi che in campo di club non sembrano esprimersi al meglio, ma che in Nazionale sono sempre e comunque dei punti fermi anche perché riescono a tirare fuori delle energie e delle prestazioni davvero di altra natura: basti guardare i numeri di Podolski, che in questa serata ha segnato il suo 39esimo gol con la maglia della Germania, ovvero lo stesso numero di reti che ha realizzato in tutta la sua carriera in Bundesliga, davvero incredibile e curioso. Capita alle volte che qualche elemento possa avere rendimenti del tutto opposti tra club e Nazionale, ma il fatto che nella Germania degli ultimi anni ciò capiti a due giocatori contemporaneamente è piuttosto rimarchevole.
E’ una Germania che piace esteticamente e che ha le qualità per arrivare fino in fondo in questa competizione, ma per farlo si baserà sul calcio offensivo (bisognerà essere più concreti: la leziosità vista negli ultimi metri sul 2-0 è perdonata nel girone, ma non dovrà esserci più avanti) più che sulla compattezza, visto che l’impressione è quella di una squadra non solidissima, non ai soliti livelli in fase di filtro: se però in avanti si gioca così, il limite può essere annullato. In quest’undici titolare c’è buona tecnica e ottima abnegazione: tuttavia c’è un punto debole che sembra evidente ed è rappresentato da Friedrich, con il buon Mertesacker che andrebbe affiancato da un difensore di livello un po’ maggiore (che purtroppo però non sembra esserci).
Di solito parlando della Germania si dice “non ha grandi stelle, ma non si può mai tagliare fuori nella corsa per una competizione”. Ebbene, in questo 2010 il cliché è diverso, non perché la squadra di Low può esser tagliata fuori tra le contendenti per il Mondiale, ma perché ha un undici titolare di eccellente talento: non ci sono superstar stellari (non c’è il Messi o il Fernando Torres), ma ci sono elementi superbi tecnicamente (si pensa a Ozil, ma anche a Khedira o Muller, o elementi andati in panchina come Marin o Kroos), giovani che hanno avuto grande impatto in un torneo di alto livello come la Bundesliga e che sono proprio quel tipo di calciatore che potrebbe emergere in un Mondiale e lanciarsi in maniera importante sotto gli occhi del pubblico di più continenti.
Brutta prestazione dell’Australia, squadra che negli ultimi tempi ha dimostrato un atteggiamento un po’ troppo difensivo e poco qualitativo e che non ha saputo trovare risposte alla superiorità della Germania, soffrendo molto anche in difesa, soprattutto centralmente. Il solido Schwarzer prova a salvare i danni ma commette un brutto errore sul gol del 2-0 (colpito probabilmente dall’Almunite, ovvero il virus di Almunia che colpisce tutti i portieri dell’Arsenal e anche quei portieri collegati ai Gunners secondo i rumours di mercato: pare infatti che ci sia un’offerta di Wenger per lui e automaticamente alla prima occasione possibile arriva un errore di questo tipo), mentre Moore chiaramente non riesce a reggere a questi livelli. A rovinare la partita ci pensa poi anche l’arbitro Rodriguez, che con un abbaglio allucinante espelle incredibilmente Tim Cahill: non è certo qui che si decide la partita, ma è davvero assurdo perdere la stella della squadra per una decisione simile, doppiamente sbagliata visto che il tuttofare dell’Everton è anche un giocatore tutt’altro che cattivo e quindi non c’era alcun motivo di vedere malizia in un intervento del genere.
SILVIO DI FEDE
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Dimenticatevi del luogo comune (peraltro giustificato) che vuole la Germania come una squadra tosta, solida, forte fisicamente, difficile da affrontare, ma raramente bella a vedersi; godetevi invece questa rinnovata nazionale teutonica, scintillante da un punto di vista puramente qualitativo come non mai. E' ancora presto per dire dove potrà arrivare questa selezione multietnica volutamente dall'età media bassissima, anche perchè l'Australia "ammirata" a Durban non rappresentava di certo un ostacolo insormontabile, ma è indubbio che finora sia stata la compagine a destare la migliore impressione. Gioco veloce palla a terra, inserimenti da dietro a go-go, tanto movimento in avanti ed altrettanta qualità sulla trequarti: questo è il biglietto da visita della travolgente Germania capace di rifilare quattro sberle (e sarebbero potute essere ben di più) ai Socceroos. Un 4-0 che testimonia solo in parte la superiorità mostrata dalla rampante squadra di Löw, bravissimo a puntare sui principali esponenti di quella nuova generazione che ha portato un titolo giovanile dietro l'altro nelle varie categorie alla Germania. Un Löw per certi versi temerario, che ha mostrato coraggio e personalità rischiando, inserendo in corso d'opera (perchè di fatto la maggior parte dei ragazzi ora protagonisti ed in alcuni casi addirittura titolari sono stati chiamati per le prime volte solamente nell'attuale anno solare ed in generale hanno giocato poco o niente durante le Qualificazioni) i migliori giovani talenti del paese con il più alto numero di immigrati in Europa. Un aspetto quest'ultimo del quale non si può non tener conto, perchè potendo attingere su un bacino così ampio, la scuola teutonica (già valida di suo) è stata notevolmente rinforzata e soprattutto completata da giocatori di etnie differenti e di conseguenza con altre caratteristiche fisiche e tecniche. Non è un caso che i mattatori del match siano stati i "polacchi" Klose (undicesimo gol in un Mondiale per lui, raggiunto Klinsmann: tra i suoi connazionali solo un certo Gerd Müller ha fatto meglio) e Podolski ed il "turco" Mesut Özil (talento purissimo, nonchè giocatore-simbolo del nuovo modo di concepire calcio della Germania), senza dimenticare colui che ha sostituito l'infortunato Ballack (Khedira) ed il subentrato Marin (di origine slave). Meriterebbe un discorso a parte invece il brasiliano Cacau, che a differenza degli altri tedesco non è.
Di questa atipica Mannschaft dobbiamo ancora conoscere la fase difensiva (probabilmente il punto debole; non sarebbe meglio lanciare nella formazione titolare altri due emergenti come Boateng ed Aogo?), ma per il momento abbiamo già apprezzato quella offensiva, impreziosita dai movimenti mai banali del rivitalizzato Klose, dai tagli in profondità di Podolski (un flop con le squadre di club, una sicurezza in nazionale) e dell'universale Müller (in grado di scambiarsi di posizione con Özil), dagli inserimenti di Khedira, dalle puntuali discese sulla fascia destra del neo-capitano Lahm ed ovviamente dalla visione di gioco e dalla classe cristallina del già citato fantasista del Werder Brema, in possesso di un "gusto per l'assist" tipico dei grandi rifinitori.
E L'Australia? I "Canguri", alla loro terza partecipazione in una Fase Finale, stanno vivendo esattamente il problema opposto: non essendoci stato alcun ricambio generazionale, la base è rimasta la stessa di quattro anni fa. Nel frattempo però se n'è andato Hiddink (ed è arrivato Verbeek, che in comune con Guus ha soltanto la nazionalità), i giocatori sono invecchiati e sono vistosamente calati di rendimento, i problemi fisici di Kewell sono aumentati, Viduka s'è ritirato e ad essere maturati sono in pochi, pochissimi (giusto Cahill - inspiegabilmente cacciato in modo assurdo dall'arbitro - e Wilkshire, stop). Ed il risultato è sotto gli occhi di tutti. A prescindere dalla pesante sconfitta subita contro un avversario tremendamente superiore, la sensazione è che gli australiani difficilmente riusciranno a fare un punto in un girone che è tra i più tosti - almeno sulla carta (dopo Serbia-Ghana qualche valutazione della vigilia è inevitabilmente cambiata) - del torneo.
ALBERTO FARINONE
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Appare la prima candidata alla vittoria finale, la Germania, la miglior squadra vista finora senza nessun dubbio. Squadra organizzata col 4231 che ha elevata qualità di circolazione di palla e movimenti definiti per arrivare ai sedici metri e concludere. Molto bene anche nella fase di pressione appena persa palla, che ha impedito le ripartenze agli avversari. Unico limite, forse, l'attenzione che devono avere nel rimanere compatti, giocando con soli due centrocampisti ed esterni che sono più che altro attaccanti. Favolosa la partita di Ozil, grande movimento tra le linee e in profondità, accompagnato da elevatissima qualità nelle scelte e nella pratica. Molto bene Schweinsteiger, la vera grande scoperta del genio di van Gaal, in questa stagione: il giocatore ha tutto per diventare un ottimo centrale, cresce di giorno in giorno nella lettura delle situazioni di gioco, può diventare il nuovo Ballack. Bene anche Muller, insomma i meriti di van Gaal si vedono anche nella Germania di Loew.
Australia vittima più della compattezza e della qualità altrui che dei propri limiti. La densità davanti alla difesa è buona così come la pressione in quella zona di campo, riducendo al limite gli spazi tra le linee. Verbeek non è sprovveduto, non va alto nella pressione perché riconosce i difetti della sua linea difensiva e il pericolo di concedere troppo spazio alle spalle dei suoi difensori, ma i movimenti senza palla e la qualità degli Ozil e dei Muller, provoca lo stesso inevitabili buchi dietro. Poi subentra la frustrazione e il poker di gol.
CARLO PIZZIGONI
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Tradizione e modernizzazione, se fosse un'azienda la Germania sarebbe prima in tutte le valutazioni economico-produttive ma anche per quanto riguarda la qualità di vita degli impiegati-operai. La tradizione è la scuola, il metodo di intendere il calcio, la struttura organizzativa. La modernità è la capacità dei tecnici federali di prendere il meglio dagli stimoli tattici contemporanei. Loew ha preso l'attacco-Mourinho (4 punte mai immobili sul campo, con le ali a retrocedere sulla mediana, il centrale dietro la punta a pressare sul regista e la punta a svariare incontro e in largo) e lo ha ridefinito in relazione ai suoi uomini e alle loro caratteristiche (Lippi, lo farà?). Ma questo attacco è solo la versione moderna di una meccanica di attacco-difesa molto antica, che proprio in Germania ha avuto la migliore vetrina. Podolski-Ozil-Muller-Klose sono solo gli ultimi quattro di una lunga catena, che potremmo far partire con Grabowski-Seeler-Muller-Held, per passare poi ai campioni mondiali Hoelzenbein-Hoeness-Muller-Grabowski, fino agli altri campioni del mondo Haessler-Matthaus-Klinsmann-Littbarski. Niente si crea e niente si distrugge nel calcio in generale e in quello contemporaneo soprattutto e la capacità di unire storia di un modulo con le nuove esigenze di movimento continuo da parte delle punte fanno di questa Germania una squadra bellissima da vedere e difficile da battere.
JVAN SICA
Ragazzi, il tabellino mi sta facendo dannare. Non riesco a trovarlo sul sito della gazzetta...
RispondiEliminaAl tabellino ci ho pensato io. ;)
RispondiEliminaGrazie!
RispondiEliminaVi posto il mio commento sulla partita e vi auguro buon lavoro.
RispondiEliminaE' andata tutto benissimo alla Germania, tant'è che adesso le lodi si sprecano ma i teutonici devono tenere i piedi per terra perchè l'Australia, tolto l'inizio di entrambe le frazioni di gioco, si è dimostrata ben poca cosa.
Tuttavia è giusto complimentarsi con la squadra di uno straordinario Löw: questo CT sbaglia pochissimo sia in fase di selezione (forse solo l'esclusione di Frings non ci stava) sia per quanto riguarda le scelte di formazione sia per quanto riguarda la preparazione tattica.
Lui è il primo artefice di questo esordio, dà fiducia ad un criticatissimo Klose e mette in campo una squadra offensiva e giovanissima.
Pagelle:
Neuer 6.5 : Dà sicurezza al reparto sin dal primo minuto, non deve compiere alcun intervento straordinario, ma basta così.
Lahm 7.5 : Conferma l'impressione data contro la Bosnia: la fascia lo ha reso ancora più forte. Salva un gol che poteva essere pesantissimo ad inizio gara, è perfetto in fase offensiva e difensiva dimostrando una grande personalità.
Friedrich 6.5 : Nonostante la pessima annata con l'Hertha ha la fiducia di Löw e la ripaga chiudendo molto bene in un paio di occasioni e non commettendo alcuna sbavatura.
Mertesacker 6 : Rischia con il fallo di mano (anche se involontario), per il resto fa il suo.
Badstuber 6 : Sbaglia poco in fase difensiva, non si propone mai lasciando la fase offensiva a Lahm.
Schweinsteiger 6.5 : Non deve fare granchè in fase di impostazione, comunque fa sentire la sua presenza. In altre partite dovrà essere bravo a prendere in mano il centrocampo.
Khedira 6.5 : All'inizio soffre, poi si riprende inserendosi e cercando di creare pericoli alla retroguardia avversaria. Ci si attende qualcosa in più.
Müller 7.5 : Grande giocatore. Non subisce la pressione dell'esordio, punta sempre l'uomo ed è perennemente un pericolo. Crea il primo gol e inventa il terzo dimostrando di essere un giocatore completo.
Podolski 7 : Si trasforma come sempre quando indossa la maglia bianca della nazionale.
Özil 8 : Parte maluccio facendosi ammonire stupidamente, poi si scatena sfruttando al meglio il suo talento per mettere in difficoltà la difesa australiana che lo soffre alla grandissima. Gli manca solo il gol.
Klose 7 : Poteva farne quattro, ne fa solo uno tuttavia lotta, crea, si sacrifica e ci prova sempre. Decisivo.
Cacau 7 : Uno dei giocatori più in forma della rosa. Entra e segna subito.
Gomez s.v
Marin s.v
Löw 9 : Inizio di Mondiale perfetto, ora deve confermarsi con ben altri avversari.
Bel contributo KÖpke, grazie anche a te.
RispondiEliminaPer me questa partita non può dire che la Germania è la favorita assoluta, però mi sembra molto più giusto insistere sui meriti della Germania che sui demeriti dell'avversario. Sarà anche modesta l'Australia, ma lo sarebbe parsa molto meno se la Germania non avesse avuto quest'approccio.
Poi per quanto riguarda l'incertezza della linea difensiva australiana, io credo fosse davvero un'impresa titanica riuscire a gestire il fuorigioco contro avversari che si infilavano sempre partendo qualche metro dietro (poi è vero che nel secondo tempo gli Aussies si son lasciati anche andare dietro). Se poi provavano a difendere basso, la Germania trovava un altro modo per scardinarli.
Un'incognita che mi rimane sulla Germania è la capacità difensiva nella propria metacampo, soprattutto quella di Khedira e Schweinsteiger di coordinarsi con la difesa e non lasciare spazi tra le linee. Un punto importante perchè andando avanti nel torneo troverà chiaramente avversarie più capaci di discuterle il possesso-palla.
D'accordissimo con quanto dici Valentino. Io dico sempre una cosa: puoi giocare anche contro Far Oer, ma se non hai organizzazione e qualità, certe azioni non le fai comunque... Vinci, ma non con qualità estetica...
RispondiEliminaQuindi indipendentemente dall'avversario, c'è da alzarsi in piedi e applaudire questa Germania: io (pur non tifandoci) apprezzo sempre questa Nazionale, fin da piccolo l'ho vista sempre con occhi particolari per il carattere, per l'organizzazione, per come sa vincere le partite che può vincere (ricordo pochissime partite considerabili "occasioni mancate" e questo è un pregio non da poco). Se poi a questo ci aggiungiamo un calcio del genere, così qualitativo ma anche così intenso nell'azione (io amo il calcio veloce, con molto agonismo: le partite lente non riesco a farmele piacere), allora qui abbiamo di fronte assolutamente una delle mie preferite.
Io non capisco coloro che dimenticano sempre la Germania parlando delle favorite: per il carattere che hanno, io tra le semifinaliste delle grandi competizioni pronostico sempre la Germania più altre tre, tanto se la squadra è di livello al 75% loro vanno avanti.
Poi quest'anno obiettivamente basta vedere la rosa per capire che c'è qualcosa di stuzzicante anche tecnicamente... Quindi non c'è motivo per stupirsi :D Vedremo cosa fanno più avanti (in effetti qualcosa in fase di non possesso non mi sembra perfetta), però questa è squadra da temere per tutti...
E dico anche che è la Germania esteticamente più accattivante che io ricordi: e sono felice di questo.
P.s: vedo che non sono l'unico ad aver fatto il paragone con Domenech, vero Antonio? :D :D
Mentre rileggevo alcune cose scritte da Alec su Radio Olanda, m'è saltato in mente il nome di Toni Kroos, ripreso tra l'altro da Silvio nel suo intervento qui. Quest'anno il talento di proprietà del Bayern è stato superlativo, possibile che non trovi posto da titolare in questa Germania? Dopo la gara odierna sarà ancora più difficile vederlo in campo, anche perché la convivenza con Ozil la vedo dura. Però, mah, chissà, magari Low ci sta già pensando...
RispondiEliminaAh, a proposito di Alec: ho visto che il suo nome non c'è tra i collaboratori del blog, pur comparendo nel primo post di Vale. Lo inserisco? Lo fate voi? Notte, a domani! E non aspettatevi che commenti la Danimarca in modo imparziale, dubito di riuscirci! ;-)
Io al contrario ho un debole proprio per il calcio lento (con qualità però, non Algeria-Slovenia...), spagnolo e sudamericano... il cambio di ritmo di un Valderrama o Riquelme, da "lento" a "ultra-lento", mi manda in visibilio :D
RispondiEliminaLa Germania mi aveva stuzzicato già leggendo le convocazioni: una dichiarazione d'intenti, perchè i centrocampisti chiamati da Low sono praticamente tutti di carattere offensivo.
Però la maggior freschezza e gioventù potrebbe significare anche minore esperienza: anche questo lo dovremmo valutare in futuro. Chissà, potrebbe anche rivelarsi una Germania più spettacolare ma meno tenace, meno caparbia... "meno Germania".
In effetti già in tempi non sospetti avevo deciso di puntare sui tedeschi: sono sempre una garanzia, a prescindere. Quando poi si aggiungono spettacoli come quello di stasera, dopo una serie di partite che più che patetiche sono state quasi mostruose (al di là delle prestazioni delle due cenerentole già citate da Valentino), in cui persino le compagini meno responsabilizzate sono sembrate impaurite dall'eventualità di giocare un pallone decentemente, allora ecco che il miracolo (calcistico) si compie. Se è vero che la Germania è stata davvero ottima, bisogna anche sottolineare che un'Argentina o una Francia avrebbero probabilmente concluso mooolto meno contro questi australiani. I meriti sono soprattutto di Low, ma anche di un intero sistema calcistico in continua espansione, basti pensare che cinque elementi di questa Germania erano in finale di Champions League contro l'Inter... Insomma, l'esordio non è col botto come quello di otto anni fa contro l'Arabia Saudita, ma è lo stesso un ottimo segnale.
RispondiEliminaTommaso.
Avete già detto tutto voi... io mi permetto solo di rilanciare quanto già scritto su facebook. In una squadra così, mi piacerebbe vedere Boateng accanto a Mertesacker al centro della difesa... Riguardo Kroos, credo che potenzialmente sia anche più forte di Ozil, ma al momento il "turco" si fa preferire per maturità e capacità di "fluttuare" tra le linee. Già nell'europeo U21 mi aveva colpito per la sua interpretazione di un ruolo assolutamente non suo (quello della prima punta... in Svezia spesso giocava così), ma oggi è stato spaventoso per intelligenza e maturità nei movimenti (non parlo del tocco di palla perchè è superfluo...).
RispondiEliminaMarcello
Un paio di cose:
RispondiElimina- La Germania dal 1954 ha raggiunto consecutivamente i quarti di finale... (non un dato da poco, secondo la mia modesta opinione..)
- Se aggiungi a una squadra fisica, organizzata e determinata come la Germania la qualità di un Ozil ( e di Marin e Kroos dalla panchina) e le capacità tattiche di un 20enne Muller, la squadra può andare lontano...
- Muller a 20 anni è già ora uno dei giocatori con le migliori qualità di incursore dell'intero panorama Mondiale..
19 reti in stagioni , quasi tutte con splendidi inserimenti da dietro senza palla..
Santeria
La mole di corsa (utile) della Germania è impressionante e quest'anno, come avete detto più o meno tutti, si è aggiunta anche la qualità.
RispondiEliminaOvviamente l'Australia non era un avversario in grado di impensierire i tedeschi, che però hanno lasciato intravedere le loro grandi potenzialità.
Continuo a non ritenerla una squadra da finale perchè ci sono alcune cose che ancora non funzionano per il verso giusto e tranne Lahm il pacchetto arretrato (Neur compreso) non mi convince.
La (vera) Serbia sarà un banco di prova più credibile per le ambizioni teutoniche e magari la velocità dei ghanesi nella terza gara potrà mettere alla prova ulteriormente la difesa di Low che mi sembra un pò lenta soprattutto in mezzo.
Come molte nazionali, dalla cintola in cu anche la Germania fa paura, perchè è tremendamente concreta ed ha scoperto (di certo non ieri) in Ozil un giocatore determinante, proprio nel momento in cui è venuto a mancare Ballack che doveva essere l'anima di questa nazionale.
Infine 2 parole su Klose: dopo un'annata difficile, ha dimotsrato ancora una volta che in nazionale lui c'è sempre!!!
Noto con piacere che è saltato fuori il nome di Toni Kroos, giocatore per cui sbavo copiosamente da quando non era neppure maggiorenne e già incantava con indosso la maglia delle selezioni giovanili.
RispondiEliminaEssendo superfluo ogni apprezzamento tecnico del giocatore, temo che la panchina sia dovuta più alla giovane età ('90, due anni in meno di Özil) che ad una effettiva preferenza di Löw nei confronti del «turco». Volendo Kroos potrebbe anche ritagliarsi un posto come esterno mancino nel trio di fantasisti alle spalle di Klose, ma penso che allo stato attuale delle cose sia impossibile far accomodare in panchina Podolski.
Podolski è importantissimo, mi sembra l'unico in grado di dare quello sfogo in verticale sulla fascia sinistra.
RispondiEliminaAppunto: Kroos, destro naturale, andrebbe inevitabilmente a convergere verso il centro.
RispondiEliminagrande Germania snobbata alla vigilia mentre io l'ho messa subito come mia favorita in assoluto. giusto la sera prima della partita Mazzola diceva che questa era la solita Germania senza qualità. ma una guardatina alle convocazioni non se la poteva fare?
RispondiEliminae Kroos e Trochovski non hanno neanche giocato...
KUBALA
Hai aspettative troppo alte, Mazzola ieri l'ho sentito annoverare Cacau ('81) tra i "giovani della Germania", senza che nessuno in studio lo contraddicesse...
RispondiEliminaL'unico che si salva in quella redazione è Bizzotto, sempre preparatissimo (almeno sul calcio tedesco, non so per il resto), è stato un piacere ascoltarlo...
si Bizzoto è veramente bravo e serio. altro che caressa!
RispondiEliminaKUBALA