mercoledì 23 giugno 2010

Australia-Serbia 2-1: Cahill (A) al 23’, Holman (A) al 28’, Pantelic (S) al 38’ s. t.


AUSTRALIA (4-2-3-1) Schwarzer; Wilkshire (dal 36’ s.t. Garcia), Beauchamp, Neill, Carney; Culina, Valeri (dal 20’ s.t. Holman); Emerton, Cahill, Bresciano (dal 20’ s.t. Chipperfield); Kennedy. (Galekovic, Federici, Jedinak, Rukavytsya, Milligan, Vidosic). All. Verbeek.

SERBIA (3-5-2) Stojkovic; Vidic, Lukovic, Obradovic; Ivanovic, Kuzmanovic (dal 33’ s.t. Lazovic), Stankovic, Ninkovic, Jovanovic; Krasic (dal 16’ s.t. Tosic), Zigic (dal 22’ s.t. Pantelic). (Isailovic, Rukavina, Kolarov, Kacar, Pantevic, Milijas, Petrovic, Subotic, Mrdja, Djuricic). All. Antic.

ARBITRO: Larrionda (Uruguay).

NOTE: Spettatori 37.836. Ammoniti: Beauchamp, Wilkshire ed Emerton per gioco falloso. Lukovic e Ninkovic per gioco falloso. Recuperi: primo tempo 1’; secondo tempo 3’.


Solita pazza, irresponsabile ed imprevedibile Serbia. E' incredibile come questa nazionale - che dall'ex Jugoslavia non ha ereditato solo il talento, ma anche i terribili difetti che hanno fatto sì che una squadra che spesso ha potuto contare su diversi campioni a conti fatti non abbia mai vinto nulla - si sfaldi sempre nel momento decisivo, nel momento della maturità. Una caratteristica tipica degli slavi - ed in generale dei giocatori dell'est - in questo sport, basti pensare a nazionali come Croazia e Russia che, pur disponendo di collettivi di ottimo livello, non sono riuscite neppure ad arrivarci in Sudafrica. Enorme l'opportunità sciupata dalla squadra guidata da Radomir Antić (che nel dopo partita s'è lamentato parecchio per l'arbitraggio che a suo dire ha penalizzato la Serbia), alla quale sarebbe bastata una vittoria (o perfino un pareggio per 2-2) per raggiungere gli Ottavi di Finale.
Tutt'altro spirito, tutt'altro carattere per l'Australia, capace di rialzarsi come meglio non avrebbe potuto dopo la goleada subita dalla Germania nella prima giornata. Così come contro il Ghana, in una gara che i Socceroos pareggiarono nonostante avessero giocato in dieci per più di un'ora, a fare la differenza è stato lo spirito di sacrificio ed il grande cuore australiano, con i Canguri che sono stati premiati per la loro determinazione nella ripresa, quando hanno osato e sono stati ripagati.

Già nelle prime due sfide la Serbia non era riuscita ad esprimere al meglio le notevoli potenzialità di cui disponeva, venendo punita contro il Ghana (a causa di quell'assurdo fallo di mano di Kuzmanović, rivelatosi deleterio in ottica qualificazione) e graziata contro la Germania, non convincendo però mai per l'atteggiamento e per il calcio proposto. Nella gara da non fallire assolutamente, Antić conferma il 4-3-3 (che poi in realtà è più un 4-5-1, con il gigante Žigić lasciato solo davanti), riproponendo Luković (espulso nella prima partita) al centro della difesa e preferendo il giovane Obradović al laziale Kolarov, che effettivamente non aveva particolarmente brillato.
Punta su un coperto 4-4-1-1 l'olandese Pim Verbeek, che ripropone il rientrante Cahill come unico centravanti.
In realtà non è male l'inizio serbo: buono spunto in apertura di Krasić, giocatore continuamente disturbato dalle voci di calciomercato, ma che sembrava essere in crescendo dopo l'ottima prova fornita contro i tedeschi. Il talento del CSKA Mosca al 12' però non sfrutta a dovere la prima vera nitida palla gol creata dalla Serbia con un'azione di contropiede orchestrata da Ninković, bravo a lanciare il compagno davanti alla porta: il numero 17 per evitare l'estremo difensore avversario è costretto ad allargarsi ed in equilibrio precario calcia clamorosamente alto. Passano 4' ed ecco un'altra buona combinazione serba, con Kuzmanović che si inserisce bene da dietro su servizio di Ivanović: il suo tentativo però non è nè un tiro nè un cross e l'occasione così sfuma. Continua la pressione serba: al 23' Schwarzer si supera su Ivanović, ottimamente servito dal mobilissimo Ninković. Non è un caso che tutte le azioni più pericolose provengano dalla fascia destra, di competenza di Krasić, che in realtà accentra la propria posizione, dando l'opportunità ad Ivanović di scendere e a Ninković di allargarsi. La Serbia, con il passare dei minuti, mantiene il controllo della partita, ma non riesce più a trovare sbocchi contro i blindatissimi Aussie, che si difendono con dieci uomini dietro la linea della palla. Il problema principale è a centrocampo, reparto nel quale manca qualcuno che velocizzi il gioco e che orchestri la manovra; tutti hanno dei compiti assegnati che eseguono più o meno bene, tutti tranne il presunto leader di questa compagine, il Campione d'Europa e d'Italia Stanković, impalpabile come in quasi tutti gli incontri disputati con la maglia della propria nazionale.
L'Australia nella ripresa, non avendo più nulla da perdere, decide di giocarsela a viso aperto, concedendo di conseguenza più spazi agli avversari. Entrambe le squadre, essendo costrette a vincere (e non solo, nel caso degli oceanici), si allungano e le occasioni fioccano da ambo le parti. Al 53' si fa vedere finalmente Žigić, poco funzionale al gioco della squadra, che - dopo un buon numero in palleggio - non riesce però ad inquadrare lo specchio con una conclusione di controbalzo. Nel frattempo esce a sorpresa Krasić ed entra al suo posto colui che lo sostituirà nell'Armata Rossa, il 23enne Tošić. Intanto l'Australia cresce e prende fiducia, con Bresciano che in due circostanze impegna Stojković. L'Australia appare rilassata, la Serbia al contrario timorosa: il risultato è il gol di Cahill, che di testa anticipa Vidić (brutto Mondiale per uno dei più forti difensori del globo), confermando una volta di più tutto il suo incredibile tempismo ed il suo straordinario fiuto per il gol. Le cose si mettono terribilmente male per i serbi, che poco dopo subiscono un'ulteriore doccia fredda, il tiro da fuori del subentrato Holman (già andato a segno contro il Ghana), che si insacca alla destra di Stojković. Quando tutto ormai è compromesso, il discutibile Antić si gioca le carte Pantelić e Lazović, che vanno a costituire la nuova coppia d'attacco. Qualcosa in effetti cambia, perchè Schwarzer non trattiene una conclusione di Tošić (buon impatto, il suo), ribattuta in rete proprio da Pantelić. I giocatori in maglia rossobianca e calzoncini blu sono anche sfortunati, perchè viene negato loro prima un gol per dubbio fuorigioco dello stesso Pantelić e poi un rigore per tocco di mano di Cahill piuttosto evidente. L'ultima chance è però malamente sprecata sempre dall'attaccante dell'Ajax, che tutto solo - ed in posizione irregolare non segnalata - di sinistro calcia alto da due passi, regalando un'amara delusione al popolo serbo.

ALBERTO FARINONE

3 commenti:

  1. Fuori meritatamente, nulla da dire, se fosse uscito il Ghana sarebbe stata un'ingiustizia sportiva.

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  2. Ci penso io a scrivere l'articolo su questa partita: datemi però il tempo di finire di vederla in differita :D

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  3. Sottoscrivo quanto detto da Vojvoda, ma ho comunque il magone. Che cazzata avere sperato in una Serbia che davanti continua ad affidarsi a Pantelic, Zigic e Lazovic. Speriamo in un'esplosione di Aleksic (finora la sua esperienza genoana non può dirsi positiva) e nella crescita di Lekic (qualche numero importante ce l'ha).
    Marcello

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