SLOVENIA (4-4-2): S. Handanovic; Brecko, Suler, Cesar, Jokic; Birsa (41' s.t. Dedic), Radosavljevic, Koren, Kirm; Ljubijakic (29' s.t Pecnik, 48' s.t. Komac), Novakovic. All. Kek.
Panchina: J. Handanovic, Meliga, Dzinic, Ilic, Filekovic, Mavric, Krhin, Stevanovic, Matavz.
STATI UNITI (4-4-2): Howard; Cherundolo, Demerit, Onyewu (35' s.t. Gomez), Bocanegra; Donovan, Bradley, Torres (1' s.t. Edu), Dempsey; Altidore, Findley (1' s.t. Feilhaber). All. Bradley.
Panchina: Guzan, Hahnermann, Spector, Bornstein, Goodson, Beasley, Golden, Clark, Gomez, Buddle.
NOTE: ammoniti Cesar, Findley, Suler, Kirm, Jokic.
Una delle partite più divertenti del torneo, chi lo avrebbe mai detto. Più tattica, più geometrica la Slovenia, più energici gli USA. Risultato giusto, anche se gli yankees recriminano a ragione su un gol annullato ad Edu che sarebbe valso i tre punti.
Comanda la Slovenia in avvio, con idee chiare e più ritmo rispetto all’esordio con l’Algeria. Semplicissimo ma molto razionale lo sviluppo della manovra, movimenti continui e ravvicinati a supporto del portatore di palla e sovrapposizioni puntuali (stavolta oltre a Brečko si propone anche Jokić sulla sinistra). C’è poi il fattore Birsa: i suoi tagli da destra verso il centro sono l’unica scintilla d’imprevedibilità in un sistema di gioco che più burocratico non si potrebbe. Se poi Onyewu non accorcia e gli lascia lo spazio al limite dell’area, il mancino dell’Auxerre la mette dove vuole.
Il problema del 4-4-2 statunitense invece è che è troppo… 4-2-4. Con gli sloveni che si addensano tutti nella loro metacampo, non si sa cosa fare. I difensori americani non sono quelli messicani, non possono e non sanno portare palla avanzando il baricentro della squadra, un centrocampista (più spesso Michael Bradley di Torres) retrocede sempre a iniziare il gioco, ma da qui si sbatte contro un muro: fra i due centrocampisti centrali USA in possesso del pallone e i compagni più avanzati capita spesso di vedere non solo i quattro centrocampisti sloveni ben stretti, ma anche i due attaccanti Novakovic e Ljiubijankic che retrocedono dietro la linea della palla. Troppi pochi appoggi, troppo lontani i due attaccanti e i due esterni ultra-offensivi Donovan (a sinistra) e Dempsey (a destra), quasi del tutto disattivati. Una separazione eccessiva.
Quasi una gabbia dalla quale gli uomini di Bob Bradley faticano a uscire. I modi potrebbero essere due: andare fino in fondo su un vero 4-2-4, lanciando subito lungo verso Altidore e Findley e stringendo vicino a loro Dempsey e Donovan per attaccare le seconde palle.
L’altra possibilità passa per un diverso scaglionamento dei giocatori che possa offrire più soluzioni per elaborare la manovra. Tradotto in italiano: alzare i terzini (se cedi metri alle spalle della tua difesa non è che la Slovenia abbia Robben per ripartire…) per guadagnare più punti d’appoggio nelle zone interne accentrando Donovan e Dempsey, e magari togliendo anche uno dei due attaccanti, corpi assolutamente estranei alla manovra (specialmente Findley).
Alle difficoltà di gioco si aggiunge pure la mazzata del secondo gol sloveno, arrivato in contropiede proprio quando gli USA sembravano essersi svegliati andando vicino al gol. Anche qui lettura che lascia a desiderare di Onyewu, disastroso il suo mondiale.
Nella ripresa Bob Bradley prova proprio ad infoltire il centrocampo, levando Findley (Edu al posto di Torres in mediana) e passando a un 4-2-3-1 con Donovan a destra, Dempsey al centro della trequarti e il nuovo entrato Feilhaber a sinistra, esterno solo nominalmente perché d’origine è un regista e infatti tende molto più ad accentrarsi e venire incontro a Bradley ed Edu. Aiuta anche l’erroraccio di Cesar (tutt’altro che imperforabile la coppia che compone con Šuler) che spiana la strada all’1-2 di Donovan, quasi dalla linea di fondo (anche Handanovic potrebbe uscire invece che ritrarsi per paura della pallonata in faccia).
In termini di continuità non migliora più di tanto il gioco USA, perché la Slovenia rimane ordinata e l’appoggio dei terzini Cherundolo e Bocanegra rimane insufficiente, però c’è un’altra determinazione. Bob Bradley mette anche Gomez (una punta) al posto di Onyewu, ma è il suo bravo figliolo, sempre dinamico e tatticamente intelligente, a salvare la baracca con un inserimento su sponda aerea di Altidore che sorprende il centrocampista sloveno disattento in copertura.
VALENTINO TOLA
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Bob Bradley sbaglia la formazione e le scelte iniziali, ma l’orgoglio dei suoi ragazzi e la rete del figlio Michael permettono agli Stati Uniti di rimanere in piena corsa per la qualificazione agli ottavi di finale: un ko non solo sarebbe valso la matematica qualificazione della Slovenia, ma di fatto avrebbe risucchiato nel baratro dell’eliminazione gli Yanks, che avrebbero dovuto sperare in un miracolo. La rimonta della ripresa permette però allo US Team di avere di fatto il destino nelle proprie mani: in attesa di Inghilterra-Algeria, sembra logico che una vittoria nell’ultimo match contro l’Algeria permettere agli Stati Uniti il passaggio del turno, visto che soltanto un eventuale arrivo a tre a quota cinque punti con una peggiore differenza reti condannerebbe l’undici di Bob Bradley.
E’ stata una partita molto diversa dalle attese, con la Slovenia che non è apparsa guardinga ma ha iniziato con grande aggressività a centrocampo, prendendo in mano il gioco e comandando le operazioni per la prima mezz’ora di gioco: Kek però aveva fatto bene i suoi calcoli, sapendo benissimo che era importantissimo ottenere la qualificazione anticipata per non complicarsi la vita, per non dover poi guadagnarsi gli ottavi di finale con un risultato positivo nell’ultimo match contro l’Inghilterra. La Slovenia fa girare bene il pallone, accende le punte e buca due volte la porta di Howard, prima con l’ottima conclusione dal limite di Birsa (uno dei pochi a riuscire a colpire bene da fuori area questa specie di Super Tele: in particolare, i tiri di “mezzo esterno” tendono a prendere un giro esterno pazzesco e finiscono più vicini alla bandierina che alla porta, una tendenza vista troppe volte per pensare che siano tutti i tiratori ad esser scarsi) e poi con l’inserimento di Ljubijankic, a sfruttare il solito errore di posizione di Onyewu: il gol del 2-0 in realtà arriva nel momento migliore del primo tempo degli Yanks, che per la prima volta stavano riuscendo ad aggredire giocando con velocità e creando qualche pericolo, ma che si sono fatti colpire in contropiede.
Si arriva all’intervallo sul risultato di 2-0 anche per qualche errore di formazione di Bob Bradley, che decide di lasciare in panchina Clark e inserire in mediana un Torres con più attitudini da regista, una scelta che però è del tutto negativa perché il 22enne appare molle e non ha alcun peso a centrocampo, risultando l’uomo in meno della formazione e perdendo tantissimi palloni: il dominio a centrocampo della Slovenia passa anche per l’incapacità di importanti del centrocampista del Pachuca. Un problema evidente (visto anche nel match contro l’Inghilterra) è in attacco, perché Altidore e Findley sono due elementi abili nell’allargarsi e nell’accelerazione (più potente per il primo, più rapida per il secondo) ma entrambi non sono elementi capaci di pungere realmente negli ultimi metri e questa squadra avrebbe più bisogno di un centravanti, un elemento più bravo in fase di sponda oppure proprio un rapace da area di rigore che possa quantificare maggiormente il gioco in chiare occasioni da rete, un tipo di attaccante non presente nella rosa degli Stati Uniti.
Bob Bradley però mostra di leggere bene la partita visto che dopo l’intervallo opta per un doppio cambio, togliendo proprio Torres e Findley per inserire due centrocampisti come Edu e Feilhaber: il mediano dei Rangers è una presenza più importante a centrocampo e permette agli USA di guadagnare punch nella lotta a centrocampo per dare il là all’assalto, mentre Feilhaber si piazza sulla sinistra per sfruttare la propria dinamicità e soprattutto di avanzare Dempsey in attacco. La stella del Fulham non è quel centravanti che servirebbe per lo US Team, ma è un elemento più pungente di Findley negli ultimi metri e la partita cambia totalmente, così come l’atteggiamento generale della squadra che prende in mano il match puntando tutto sull’agonismo e su un gioco velocissimo, ad accendere subito gli elementi offensivi con combinazioni rapide o anche con un gioco diretto con qualche lancio lungo a cercare Altidore. La Slovenia viene messa sotto pressione, soffre difensivamente e il secondo tempo (a parte qualche minuto per rifiatare) è giocato ad altissimo ritmo dagli Stati Uniti, che riaprono subito il match con una grande giocata individuale di Donovan (brutto però il buco di Cesar, così come il piazzamento di Samir Handanovic: un portiere non può prendere gol da quella posizione e bastava farsi trovare un passo più avanti rispetto alla linea di porta per chiudere, anche a costo di prendere la pallonata in faccia, davvero un brutto errore di posizione), che continuano a creare regalando una ripresa divertente. In un Mondiale dominato dai ritmi latini/sudamericani, gli Stati Uniti impongono un ritmo più anglosassone e più britannico e non è un caso che il gol del pareggio arrivi con un’azione tipicamente britannica: lancio lungo con sponda aerea di Altidore per l’inserimento centrale di Michael Bradley che trova il tocco vincente. Combinazione aerea ben riuscita ma anche un errore chiaro della Slovenia: i difensori centrali sono in marcatura sugli attaccanti, ma i due mediani si dimenticano di seguire l’inserimento di Michael Bradley che così (anche grazie al movimento di Dempsey ad aprire lo spazio) si trova liberissimo per realizzare.
Il finale è concitato con la Slovenia che vuole i tre punti, ma con gli Stati Uniti che continuano d’orgoglio e di carattere per ribaltare totalmente il risultato, ma vengono penalizzati da un abbaglio totale dell’arbitro Coulibaly: il malese blocca in tutto il secondo tempo le mischie in area di rigore fischiando sempre falli non opportuni in favore della difesa slovena e combina un pasticcio assurdo annullando un gol pulitissimo ad Edu, che si libera benissimo su una punizione da destra dove le uniche trattenute fallose erano create dai giocatori della Slovenia, una decisione sconcertante e assurda. Di fatto, una decisione pessima simile a quella famosa di De Santis in un vecchio Juventus-Parma con gol di Cannavaro: a questi livelli, non si possono perdonare errori simili.
E’ questo il rammarico per gli Stati Uniti che avrebbero compiuto una rimonta epica e anche meritata per il modo in cui hanno approcciato il secondo tempo, ma tutto sommato per una squadra che era andata all’intervallo sotto di due reti il pareggio è un risultato da accettare volentieri, soprattutto perché una vittoria nell’ultimo match contro l’Algeria dovrebbe garantire il passaggio del turno: questa vittoria è alla portata della squadra di Bob Bradley, che potrebbe (e dovrebbe) optare per l’undici visto in questa ripresa, visto che appare il più effettivo per questa squadra. Delusione per la Slovenia, che sa di doversi giocare tutto nel match contro l’Inghilterra, dopo aver sognato fino alla fine una qualificazione anticipata.
SILVIO DI FEDE
E’ stata una partita molto diversa dalle attese, con la Slovenia che non è apparsa guardinga ma ha iniziato con grande aggressività a centrocampo, prendendo in mano il gioco e comandando le operazioni per la prima mezz’ora di gioco: Kek però aveva fatto bene i suoi calcoli, sapendo benissimo che era importantissimo ottenere la qualificazione anticipata per non complicarsi la vita, per non dover poi guadagnarsi gli ottavi di finale con un risultato positivo nell’ultimo match contro l’Inghilterra. La Slovenia fa girare bene il pallone, accende le punte e buca due volte la porta di Howard, prima con l’ottima conclusione dal limite di Birsa (uno dei pochi a riuscire a colpire bene da fuori area questa specie di Super Tele: in particolare, i tiri di “mezzo esterno” tendono a prendere un giro esterno pazzesco e finiscono più vicini alla bandierina che alla porta, una tendenza vista troppe volte per pensare che siano tutti i tiratori ad esser scarsi) e poi con l’inserimento di Ljubijankic, a sfruttare il solito errore di posizione di Onyewu: il gol del 2-0 in realtà arriva nel momento migliore del primo tempo degli Yanks, che per la prima volta stavano riuscendo ad aggredire giocando con velocità e creando qualche pericolo, ma che si sono fatti colpire in contropiede.
Si arriva all’intervallo sul risultato di 2-0 anche per qualche errore di formazione di Bob Bradley, che decide di lasciare in panchina Clark e inserire in mediana un Torres con più attitudini da regista, una scelta che però è del tutto negativa perché il 22enne appare molle e non ha alcun peso a centrocampo, risultando l’uomo in meno della formazione e perdendo tantissimi palloni: il dominio a centrocampo della Slovenia passa anche per l’incapacità di importanti del centrocampista del Pachuca. Un problema evidente (visto anche nel match contro l’Inghilterra) è in attacco, perché Altidore e Findley sono due elementi abili nell’allargarsi e nell’accelerazione (più potente per il primo, più rapida per il secondo) ma entrambi non sono elementi capaci di pungere realmente negli ultimi metri e questa squadra avrebbe più bisogno di un centravanti, un elemento più bravo in fase di sponda oppure proprio un rapace da area di rigore che possa quantificare maggiormente il gioco in chiare occasioni da rete, un tipo di attaccante non presente nella rosa degli Stati Uniti.
Bob Bradley però mostra di leggere bene la partita visto che dopo l’intervallo opta per un doppio cambio, togliendo proprio Torres e Findley per inserire due centrocampisti come Edu e Feilhaber: il mediano dei Rangers è una presenza più importante a centrocampo e permette agli USA di guadagnare punch nella lotta a centrocampo per dare il là all’assalto, mentre Feilhaber si piazza sulla sinistra per sfruttare la propria dinamicità e soprattutto di avanzare Dempsey in attacco. La stella del Fulham non è quel centravanti che servirebbe per lo US Team, ma è un elemento più pungente di Findley negli ultimi metri e la partita cambia totalmente, così come l’atteggiamento generale della squadra che prende in mano il match puntando tutto sull’agonismo e su un gioco velocissimo, ad accendere subito gli elementi offensivi con combinazioni rapide o anche con un gioco diretto con qualche lancio lungo a cercare Altidore. La Slovenia viene messa sotto pressione, soffre difensivamente e il secondo tempo (a parte qualche minuto per rifiatare) è giocato ad altissimo ritmo dagli Stati Uniti, che riaprono subito il match con una grande giocata individuale di Donovan (brutto però il buco di Cesar, così come il piazzamento di Samir Handanovic: un portiere non può prendere gol da quella posizione e bastava farsi trovare un passo più avanti rispetto alla linea di porta per chiudere, anche a costo di prendere la pallonata in faccia, davvero un brutto errore di posizione), che continuano a creare regalando una ripresa divertente. In un Mondiale dominato dai ritmi latini/sudamericani, gli Stati Uniti impongono un ritmo più anglosassone e più britannico e non è un caso che il gol del pareggio arrivi con un’azione tipicamente britannica: lancio lungo con sponda aerea di Altidore per l’inserimento centrale di Michael Bradley che trova il tocco vincente. Combinazione aerea ben riuscita ma anche un errore chiaro della Slovenia: i difensori centrali sono in marcatura sugli attaccanti, ma i due mediani si dimenticano di seguire l’inserimento di Michael Bradley che così (anche grazie al movimento di Dempsey ad aprire lo spazio) si trova liberissimo per realizzare.
Il finale è concitato con la Slovenia che vuole i tre punti, ma con gli Stati Uniti che continuano d’orgoglio e di carattere per ribaltare totalmente il risultato, ma vengono penalizzati da un abbaglio totale dell’arbitro Coulibaly: il malese blocca in tutto il secondo tempo le mischie in area di rigore fischiando sempre falli non opportuni in favore della difesa slovena e combina un pasticcio assurdo annullando un gol pulitissimo ad Edu, che si libera benissimo su una punizione da destra dove le uniche trattenute fallose erano create dai giocatori della Slovenia, una decisione sconcertante e assurda. Di fatto, una decisione pessima simile a quella famosa di De Santis in un vecchio Juventus-Parma con gol di Cannavaro: a questi livelli, non si possono perdonare errori simili.
E’ questo il rammarico per gli Stati Uniti che avrebbero compiuto una rimonta epica e anche meritata per il modo in cui hanno approcciato il secondo tempo, ma tutto sommato per una squadra che era andata all’intervallo sotto di due reti il pareggio è un risultato da accettare volentieri, soprattutto perché una vittoria nell’ultimo match contro l’Algeria dovrebbe garantire il passaggio del turno: questa vittoria è alla portata della squadra di Bob Bradley, che potrebbe (e dovrebbe) optare per l’undici visto in questa ripresa, visto che appare il più effettivo per questa squadra. Delusione per la Slovenia, che sa di doversi giocare tutto nel match contro l’Inghilterra, dopo aver sognato fino alla fine una qualificazione anticipata.
SILVIO DI FEDE
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