GHANA (4-2-3-1): Kingson; Pantsil, Addy, Jonathan Mensah, Sarpei; Annan, K.Boateng (44' st Amoah); Tagoe (11' st Quincy Owusu Abeyie), K. Asamoah (32' st Muntari), A.Ayew; Gyan Asamoah. (Agyei, John Mensah, Inkoom, Appiah, D.Boateng, Ahorlu, I.Ayew, Adiyiah, Vorsah). All. Rajevac.
AUSTRALIA (4-2-3-1): Schwarzer; Wilkshire (40' st Rukavytsya), Neill, Moore, Carney; Valeri, Culina; Emerton, Holman (23' st Kennedy), Bresciano (21' st Chipperfield); Kewell. (Beauchamp, Federici, Jedinak, Gelokovic, Garcia, Milligan, Vidosic, Grella). All. Verbeek.
ARBITRO: Rosetti (Italia).
NOTE: pomeriggio freddo, cielo sereno. Terreno di gioco in buone condizioni. Circa 40 mila gli spettatori. Angoli: 6-1. Al 24' pt espulso Kewell (A) per aver respinto un tiro sulla linea di porta con le mani. Ammoniti: Addy (G), Mensah (G), Ayew (G) Annan (G) e Moore (A). Recupero: 0'pt; 3'st.
Nonostante la superiorità numerica, il Ghana non riesce ad andare oltre l'1-1 contro un'Australia costretta a giocare in 10 a partire dal 24', compromettendo così il proprio cammino di qualificazione. Le Black Stars guidano sì il girone a quota 4 punti, ma dovranno affrontare nella terza ed ultima giornata la temibile Germania, desiderosa di rifarsi dopo l'immeritata caduta con la Serbia ed obbligata a vincere; la sensazione è che quindi i ghanesi questo pomeriggio abbiano gettato al vento il passaggio del turno. Limitate, invece, le possibilità di rivedere per il secondo Mondiale consecutivo i "Canguri" agli Ottavi: dovrebbero infatti sconfiggere i serbi e sperare in un successo ghanese sulla nazionale teutonica, o in alternativa in una vittoria larga di quest'ultima.
Resta insomma il rammarico per quella che era la compagine africana che vedeva più da vicino l'accesso alla fase successiva: a Rustenburg, i ghanesi sono stati frenati più da loro stessi e dalle lacune purtroppo tipiche del calcio africano che dagli avversari, bravi comunque a non capitolare. Una certa immaturità derivante dalla giovane età media della maggior parte dei componenti della nazionale guidata da Rajevac e la sterilità offensiva (due reti segnate, entrambe dal dischetto) i limiti più evidenti per Jonathan Mensah e compagni.
E' giusto però dare a Cesare quel che è di Cesare e riconoscere il merito degli australiani, partiti con un 4-2-3-1 più convincente rispetto al modulo utilizzato all'esordio e che ripresenta tra gli interpreti titolari due dei principali esclusi della prima partita, Bresciano e Kewell. L'inizio dei Socceroos fa ben sperare: vantaggio immediato con il comodo tap-in di Holman (con tanti ringraziamenti al portiere Kingson, che si fa sfuggire dalle mani un pallone controllabilissimo) e ritmo elevato. Tutto inevitabilmente cambia però quando Kewell respinge sulla linea un colpo di testa di Boateng: braccio abbastanza attaccato al corpo, ma il rigore (e di conseguenza l'espulsione) ci può stare. Asamoah Gyan anche questa volta non sbaglia e la gara per gli africani sembra in discesa, anche perchè poco dopo Schwarzer si deve superare su una conclusione improvvisa dello stesso centrocampista che si era procurato il penalty. Ma così non è. Nella ripresa a prevalere è l'anarchia dei ghanesi, che sciupano in serie azioni potenzialmente pericolose e che calano con il passare dei minuti. Ayew (fino ad allora il giocatore più frizzante) si spegne progressivamente, Tagoe non incide ed Asamoah Gyan rimane troppo solo in attacco. Il C.T. del Ghana prova a vivacizzare i suoi inserendo l'ormai ex promessa del calcio mondiale (ed olandese, in particolare) Quincy Owusu-Abeyie, ma sono i cambi di Verbeek ad aver maggior successo: con l'inserimento del laterale mancino Chipperfield e della punta di peso Kennedy (fino a quel momento i gialloverdi avevano di fatto giocato senza nessun attaccante) gli austrialiani vengono rivitalizzati e rischiano addirittura di trovare la rete di un 2-1 che sarebbe stato clamoroso. Ciò non avviene soltanto perchè Wilkshire si fa ipnotizzare da Kingson e perchè sulla ribattuta lo stesso Kennedy risulta essere poco lucido.
Il Ghana rimane inconcludente e l'Australia si porta a casa così un pareggio conquistato con le unghie e con i denti, ma tutt'altro che demeritato.
ALBERTO FARINONE
Resta insomma il rammarico per quella che era la compagine africana che vedeva più da vicino l'accesso alla fase successiva: a Rustenburg, i ghanesi sono stati frenati più da loro stessi e dalle lacune purtroppo tipiche del calcio africano che dagli avversari, bravi comunque a non capitolare. Una certa immaturità derivante dalla giovane età media della maggior parte dei componenti della nazionale guidata da Rajevac e la sterilità offensiva (due reti segnate, entrambe dal dischetto) i limiti più evidenti per Jonathan Mensah e compagni.
E' giusto però dare a Cesare quel che è di Cesare e riconoscere il merito degli australiani, partiti con un 4-2-3-1 più convincente rispetto al modulo utilizzato all'esordio e che ripresenta tra gli interpreti titolari due dei principali esclusi della prima partita, Bresciano e Kewell. L'inizio dei Socceroos fa ben sperare: vantaggio immediato con il comodo tap-in di Holman (con tanti ringraziamenti al portiere Kingson, che si fa sfuggire dalle mani un pallone controllabilissimo) e ritmo elevato. Tutto inevitabilmente cambia però quando Kewell respinge sulla linea un colpo di testa di Boateng: braccio abbastanza attaccato al corpo, ma il rigore (e di conseguenza l'espulsione) ci può stare. Asamoah Gyan anche questa volta non sbaglia e la gara per gli africani sembra in discesa, anche perchè poco dopo Schwarzer si deve superare su una conclusione improvvisa dello stesso centrocampista che si era procurato il penalty. Ma così non è. Nella ripresa a prevalere è l'anarchia dei ghanesi, che sciupano in serie azioni potenzialmente pericolose e che calano con il passare dei minuti. Ayew (fino ad allora il giocatore più frizzante) si spegne progressivamente, Tagoe non incide ed Asamoah Gyan rimane troppo solo in attacco. Il C.T. del Ghana prova a vivacizzare i suoi inserendo l'ormai ex promessa del calcio mondiale (ed olandese, in particolare) Quincy Owusu-Abeyie, ma sono i cambi di Verbeek ad aver maggior successo: con l'inserimento del laterale mancino Chipperfield e della punta di peso Kennedy (fino a quel momento i gialloverdi avevano di fatto giocato senza nessun attaccante) gli austrialiani vengono rivitalizzati e rischiano addirittura di trovare la rete di un 2-1 che sarebbe stato clamoroso. Ciò non avviene soltanto perchè Wilkshire si fa ipnotizzare da Kingson e perchè sulla ribattuta lo stesso Kennedy risulta essere poco lucido.
Il Ghana rimane inconcludente e l'Australia si porta a casa così un pareggio conquistato con le unghie e con i denti, ma tutt'altro che demeritato.
ALBERTO FARINONE
Da schiaffi la ripresa del Ghana: disordine, iniziative individuali, tiracci da 30 metri... avevano la gara in discesa, erano superiori e invece niente.
RispondiEliminaTroppo tardivo poi l'inserimento di Amoah secondo me (ci voleva un'altra punta, poi Kevin Prince Boateng era una palla al piede).
Peccato perchè alal fine del primo tempo ero quasi persuaso di aver trovato finalmente una squadra africana propositiva ma con criterio. Il Ghana comunque mantiene un vantaggio rispetto alle altre africane: in un calcio come quello del Continente Nero a mio avviso afflitto dalla penuria di centrocampisti davvero di talento (e per talento non intendo avere correre bruciando l'erba e nemmeno saper toccare il pallone: intendo saper interpretare il gioco, e in questo senso persino una nazionale come la Costa d'Avorio ha le sue carenze in mezzo al campo), il Ghana dispone di un paio di centrocampisti squisiti per tempi e lettura del gioco, oltre che coi piedi buonissimi. Mi riferisco ad André Ayew e Kwadwo Asamoah. Il secondo però deve venire ancora fuori come personalità e continuità.
Ma Kwadwo Asamoah? Io più lo vedo giocare e sempre meno mi convince....
RispondiEliminaGyan qualche errore di troppo invece... Ma in match come oggi si vede quanto sia cresciuto giocando con continuità in Ligue 1.
Spero che Pantsil possa rientrare contro la Germania.
Kwadwo Asamoah diciamo che lo apprezzo più per il progetto di giocatore che per quello che fa vedere attualmente, che onestamente è pochino,lo riconosco.
RispondiEliminaIl leader credo sia Andrè Ayew, che secondo me ha potenzialità inferiori a Kwadwo, ma ha spalle larghe e lucidità.
Gyan Asamoah ha i colpi, una grande agilità, però è un giocatore strano, anarchico, con scelte a volte del tutto incomprensibili e non molta freddezza sotto rete.
Se penso l'ultima occasione sprecata dal Ghana...Gyan su rinvio del portiere s'invola sulla destra, Australia complatamente scoperta a sinistra, 3 vs 3, palla sparacchiata in tribuna con un'apertura grossolana a dir poco..
RispondiEliminaLa fotografia di una partita
"Se ripenso all'ultima occasione sprecata dal Ghana", sorry.
RispondiEliminaSono d'accordo con Velentino. Kwadwo viene da una stagione problematica (infortunio e guai assortiti dell'Udinese) ma resta un centrocampista di grandi prospettive per la sua abilità potenziale in entrambe le fasi. Ha solo 22 anni, non dimentichiamolo. Di sicuro, deve trovare un allenatore che gli trovi la collocazione ideale in campo. Per ora, fa un pò tutto abbastanza bene (e non è comunque poco...) ma niente in modo straordinario (emblematico il discorso sulle sue capacità di inserimento: ci sono tutte ma guardando al numero di gol segnati sia nel club che in nazionale, è evidente che qualcosa non torna).
RispondiEliminaAndrè Ayew mi pare abbia più identità tecnico/tattica (classica ala-trequartista) ma meno prospettiva, al di là di un sinistro molto educato e di una vivacità notevole. Viene da una stagione non straordinaria in seconda divisione francese. Anche lui ha comunque grandi margini per progredire (anche lui in zona gol) e sta facendo bene questo mondiale.
Gyan è esattamente il giocatore descritto da Vale. Secondo me è più una seconda punta, uno che ha bisogno di svariare e di appoggiarsi a una boa (ma svariando, tende ad affaticarsi... a perdere inevitabilmente di lucità). Anche qui, parliamo comunque di un ragazzo giovane ('85), ancora in grado di compiere un salto di qualità.
Marcello