martedì 22 giugno 2010

Messico - Uruguay 0-1: 43' L. Suárez.



MESSICO (4-3-3): O. Perez; Osorio, Moreno (dal 12' s.t. Castro), Rodriguez, Salcido; Torrado, Marquez, Guardado (dal 1' s.t. Barrera); Dos Santos, Franco, Blanco (dal 18' s.t. Hernandez). (Aguilar, Ochoa, Magallon, Torres, Bautista, Medina, Michel, Chavez). All. Aguirre.

URUGUAY (4-3-1-2): Muslera; M. Pereira, Lugano, Victorino, Fucile; Arevalo, R.D. Perez, A. Pereira (dal 31' s.t. Scotti); Forlan; Cavani, Suarez (dal 39' s.t. S. Fernandez). (Gargano, Eguren, Castillo, Abreu, Lodeiro, Gonzalez, A. Fernandez, Caceres, Silva, Godin). All. Tabarez.

ARBITRO: Kassai (Ungheria).

NOTE: Spettatori: 44.530. Angoli: 7-6 per l'uruguay. Ammoniti: Fucile, Hernandez, Castro. Recupero: 1'; 3'.


Il tanto temuto (perlomeno in Italia, Paese malfidente per eccellenza, ben abituato a certi imbrogli) "biscotto" non s'è materializzato a Rustenberg, ma non avevamo dubbi a tal proposito. Messico-Uruguay - grazie forse anche alle notizie che arrivavano dall'altra gara che si giocava in contemporanea, Sudafrica-Francia - è stata partita vera, e non poteva essere altrimenti: troppo ghiotta per le due nazionali l'opportunità di arrivare in testa al girone, evitando con ogni probabilità l'Argentina agli Ottavi ed avendo l'occasione di affrontare un avversario alla portata (Corea del Sud, Grecia o Nigeria). All'Uruguay, che partiva con una differenza reti migliore, bastava un pareggio per concludere il girone al primo posto; il Messico era invece costretto ad ottenere i tre punti. Alla fine a prevalere è stata la Celeste: l'ultima nazionale a qualificarsi per Sudafrica 2010 è stata così la prima a conquistare il primato nel proprio girone. Merito del lavoro del santone del calcio uruguaiano, Oscar Washington Tabárez, di un attacco atomico composto da giocatori di primissimo livello come Diego Forlán, Luis Suárez ed Edinson Cavani e di una delle tre difese rimaste ancora imbattute (le altre due sono quelle di Olanda e Portogallo, che hanno giocato però una partita in meno).

Entrambe le compagini partono forte, lanciando un chiaro segnale: nessuna delle due vuole accontentarsi. E ad essere agevolato è lo spettacolo, in particolare nei primi 20' del primo tempo, nel quale la partita poteva prendere qualsiasi direzione. Più Messico che Uruguay, ma l'occasione più nitida capita sui piedi di Suárez, che non sfrutta al meglio un uno contro uno con l'estremo difensore avversario, concludendo di poco a lato da posizione defilata. Il bomber dell'Ajax avrà comunque modo di riscattarsi: è infatti lui - dimenticato dai difensori messicani - a portare in vantaggio i suoi con un preciso colpo di testa su perfetto cross di prima intenzione dalla destra del palermitano Cavani. Disattenta e distratta, come nel secondo tempo della sfida inaugurale contro il Sudafrica, la retroguardia della Trì, che balla pericolosamente per tutti i primi 45'. Ma anche in fase di costruzione il Messico non è brilla particolarmente e non riesce ad esprimersi ai suoi massimi livelli. Blanco, schierato addirittura dall'inizio nonostante non abbia per ovvi motivi i 90' nelle gambe, non butta mai via un pallone, ma rallenta troppa la manovra; Márquez e Torrado risultano essere eccessivamente imprecisi, Franco ancora una volta non all'altezza della situazione, come dimostrano le occasioni da gol malamente sciupate dall'ex centravanti del Villareal. Il migliore è senz'altro Guardado, talento del Depor penalizzato dal modulo scelto da Aguirre (essendo un esterno puro, non sempre riesce a trovare spazio nell'undici titolare), che con uno straordinario sinistro da fuori colpisce la traversa quando il punteggio era fermo sullo 0-0. A sorpresa è proprio il 23enne ad essere sostituito dal vivace Barrera nell'intervallo, ma è ancora l'Uruguay a sfiorare la rete del 2-0, questa volta con un perentorio stacco di testa di capitan Lugano, respinto alla grande da Óscar Pérez. Nella ripresa la gara cala di intensità, il Messico non riesce a reagire nella giusta maniera, con i soli Giovani dos Santos (in realtà poco incisivo questo pomeriggio) ed il subentrato Barrera che cercano di cambiare ritmo. Aguirre getta nella mischia l'invocato Javier Hernández ed inserisce a centrocampo Israel Castro, con Rafa Márquez che scala in difesa al fianco di Francisco Rodríguez, che da due passi si divora un gol già fatto. L'Uruguay bada più che altro a difendersi per poi ripartire, ma riesce senza soffrire più di tanto a portarsi a casa il bottino pieno che ha un solo significato: dopo ben 20 anni, la Selección de fútbol del Uruguay torna ad essere una delle 16 migliori nazionali del globo.

ALBERTO FARINONE

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Qualcosa scricchiola nel Messico. Qualificazione al sicuro, ma sensazioni meno positive e passo indietro. Non convincono le giravolte di Javier Aguirre nella scelta della formazione.
Contro l’Uruguay un undici simile per uomini e movimenti a quello visto con la Francia. Sempre 4-3-3, ma meno flessibilità rispetto al modello del pre-mondiale e del primo tempo col Sudafrica. Márquez ancora stabilmente davanti alla difesa, non si abbassa più ad inizio manovra, Osorio terzino destro molto più bloccato di Aguilar. C’è la novità Guardado, che da mezzala sinistra dà il meglio essendo al tempo stesso nel vivo del gioco e partner di Salcido nelle sovrapposizioni. Il mancino del Depor gioca un ottimo primo tempo, ma il Messico nel suo complesso non è fluido né particolarmente razionale nell’occupare il campo.
Come con la Francia, Aguirre ha riproposto le tre punte vicinissime, intruppate al centro: aveva funzionato con i transalpini perché questi erano disorganizzati e con la difesa spesso alta subivano le verticalizzazioni a palla scoperta. Tutt’altra cosa l’Uruguay, più denso, più compatto e più basso con la linea difensiva.
A me piace il Messico che sulle fasce propone una catena di due-tre giocatori (terzino+ala+mezzala), da lì allarga le difese, crea superiorità e poi si rende imprevedibile con i tagli dei due esterni offensivi. Ma stavolta Giovani ha giocato subito vicino a Guille Franco, e il terzo attaccante era il pezzo da museo Blanco, tutt’altre caratteristiche rispetto all’infortunato Vela. Partire dall’inizio invece che con Blanco con un’ala come Barrera, o comunque con una seconda punta adattabile alla fascia come Alberto Medina, avrebbe permesso di riproporre almeno sulla carta quegli interscambi sulle fasce e quel gioco arioso che dovrebbero rappresentare le caratteristiche del Messico. Invece, con gli attaccanti accumulati al centro e la fascia destra inesistente (con Osorio bloccato e Giovani stretto vicino a Franco spesso si vede prendere palla largo Torrado!), si è assistito a una ricerca prematura e irrazionale del pallone filtrante diretto alle spalle della copertissima difesa uruguagia. Ancor più un errore quando l’Uruguay giocando a rombo a centrocampo dovrebbe fisiologicamente concedere qualcosa alle sovrapposizioni degli avversari sulle fasce.
Le palle forzate centrali del Messico poi rischiano di causare perdite in zone compromettenti, e dare adito al contropiede avversario, micidiale nel caso dell’Uruguay, come dimostrato sul gol di Luis Suárez. Difesa del Messico che continua a non convincere come concentrazione, e che ha un micidiale punto debole nelle palle inattive: nove volte su dieci la prende un avversario…
Nella ripresa Aguirre ha cercato di rimediare allargando Giovani a destra e inserendo Barrera a sinistra (ma perché esce Guardado?), e qualcosa di più razionale si vede, anche se è un Messico che sguarnisce un po’ il centrocampo e che col passare dei minuti perde lucidità e si accontenta delle notizie che arrivano da Francia-Sudafrica.

Dall’altra parte l’Uruguay. Una di quelle squadre che non entusiasmano nessuno ma con cui devi fare sempre i conti. Impostata su consegne semplicissime e piuttosto arcaiche: sette giocatori che rimangono dietro ad aspettare, sette che conoscono benone il mestiere difensivo, e tre che ripartono, tre col veleno nei piedi. Pazienza, sangue freddo, un po’ di carognaggine (poca però: troppo signore Tabarez in panchina, gente come Lugano risulta non sufficientemente istigata e scarsamente valorizzata nel proprio potenziale criminogeno), ma anche un Forlán sempre più in evidenza come uomo-squadra a tutto campo, realtà già sperimentata all’Atlético. Buona l’idea di Tabarez di sfruttare fino in fondo questa veste del Cachavacha, aggiungendo una punta (Cavani, non in gran spolvero comunque) e arretrandolo definitivamente sulla trequarti.


VALENTINO TOLA

3 commenti:

  1. Si prospetta un bell'ottavo tra Argentina e Messico, sempre che i centroamericani torninoa giocare come contro il Sudafrica (primo tempo) e Francia. Blanco titolare mi sembra francamente impresentabile, tanto più che Hernandez ha dato segnali positivi fino a questo punto del torneo. L'Argentina in avanti è spaventosa ma ha grossi problemi in fase difensiva, non solo nel reparto arretrato ma proprio come copertura degli spazi dal centrocampo in giù, quindi prevedo una bella lotta se Aguirre dovesse schierare Giovani-Hernandez-Vela, gente che ha le caratteristiche per mettere in difficoltà l'albiceleste.

    Confesso di nutrire una forte simpatia per l'Uruguay come nazionale, e non da questi Mondiali. Stilisticamentesono inguardabili e hanno un centrocampo di fabbri, ma sono la classica squadra iper-rognosa da affrontare: sarà dura per chiunque contro di loro. poi c'è Lugano, un idolo assoluto, degno erede di Paolone Montero ;)

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  2. Oggi il Messico non mi è piaciuto per niente: contro l'Argentina spero che Aguirre faccia partire dall'inizio Javier Hernandez al posto dell'impresentabile Franco e Vela (o Barrera) al posto di Blanco. Per dare maggior dinamismo al centrocampo confido in un ritorno nell'undici titolare di Efrain Juarez, purtroppo a discapito di Guardado. Heinze va attacco, anche con le sovrapposizioni del terzino: ecco perchè a destra deve giocare Aguilar e non Osorio, che nel mio Messico ideale tornerebbe a fare il centrale, il ruolo che gli è più congeniale. Devono inoltre essere evitate come la peste certe distrazioni in fase difensiva, anche perchè già il Trì soffrirà non poco sulle palle inattive (dice bene Valentino, complice un pò anche Oscar Perez, non ne prendono una!).

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  3. @ Edo
    Lo sguardo da psicopatico e il sorrisino beffardo di Lugano hanno conquistato anche me, già dai tempi del Sao Paulo.
    Poi è un signor difensore, e lo è ancora di più in una squadra che difende basso e non lo espone mai a recuperi in velocità. .

    Guarda, sono convinto che poche squadre come il Messico possiedano le caratteristiche per mettere in difficoltà l'Argentina.
    L'Argentina infatti secondo me potrebbe soffrire in tre circostanze:
    1) se le tolgono il possesso-palla;
    2) se le pressano l'inizio dell'azione dei difensori (Samuel e Demichelis, prima ancora che entri in contatto col pallone Veron e molto prima che la tocchi Messi);
    3) se la costringono a ripiegare nella propria metacampo e la attaccano con sovrapposizioni dalle fasce (sia per il modulo, che tende a presentare una specie di rombo a centrocampo, sia per le caratteristiche dei giocatori, con molti attaccanti e mezzepunte che non garantiscono il ripiegamento costante in aiuto al terzino).

    Il Messico credo sia in grado di rispondere a tutti e tre i requisiti, però deve tornare al piano con cui era arrivata al mondiale, aprire bene il campo, perchè se ancora presenano Blanco Mascherano se lo mangia in un boccone e poi fa pure il ruttino.

    @ Kerzhakov
    Sì, nel mio pezzo è rimasto sottinteso, ma in realtà ha un messaggio di fondo ben chiaro: ridateci Aguilar!!!

    Però mi stuzzicherebbe anche una mediana con Efrain e Guardado, e Torrado in panchina.
    E Vela o Barrera in attacco, chiaro, però il Guille io continuo a vederlo come un giocatore importante, alla fin fine (molto alla fin fine).

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