martedì 15 giugno 2010

Brasile-Corea del Nord 2-1: Maicon 10' s.t. (B); Elano 27' s.t. (B); Ji Yun-nam 44' s.t. (C).



BRASILE (4-2-3-1): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Juan, Bastos; Gilberto Silva, Felipe Melo (39'st Ramires); Elano (27'st Dani Alves), Kakà (33'st Nilmar), Robinho; Luis Fabiano. (Doni, Luisao, Thiago Silva, Josuè, Baptista, Kleberson, Grafite). All. Dunga.

COREA DEL NORD (5-3-1-1): Ri Myong Guk; Cha Jong Hyok, Nam Song Chol, Pak Chol Jin, Ri Kwang Chon, Ji Yun Nam; Mun In Guk (35'st Kum Il sv), An Yong Hak, Pak Nam Chol; Hong Yong Jo; Jong Tae Se. (Kum Chol, Nam Chol II, Song Chol, Myong Gil, Chol Myong, Kwang Hyok, Yong Jun, Chol Hyok, Myong Wong, Kyong Il, Sung Hyok). All. Kim Jong Hun

ARBITRO: Kassai (Hun).

NOTE: serata fredda, terreno in buone condizioni, spettatori 65.000. Ammonito Ramires (B). Angoli: 7-3 per il Brasile. Recupero: 0'pt, 2'st.

Burocratico Brasile in una partita affrontata con estrema sufficienza e vinta col minimo sforzo. Sul piano dell’immagine, una partita con la Corea del Nord è quanto di peggio tu possa affrontare. Se vinci, allora è perché era troppo facile, ma ogni minuto di più che passi senza fare gol diventa una vergogna, uno scandalo, un’offesa alla memoria storica della Seleção e blablabla.
Direi perciò di andarci molto piano con i giudizi sul Brasile dopo questa gara: la nazionale di Dunga non è costruita per questo tipo di partite, è una squadra che intende essere difficile da battere più che facile alla vittoria spettacolare. Solo l’immaginario da cartolina che tradizionalmente (in maniera comprensibile ma già da un po’ di tempo fuorviante) accompagna il calcio verdeoro può nascondere questo fatto oggettivo.

La Corea del Nord come da copione ha proposto il suo ultra-mega-iper-difensivo 5-3-1-1, quasi una difesa a sei perché An Yong-Hak non si muove dalla sua zolla davanti alla difesa nemmeno con le cannonate (anche se sarebbe meglio non usarle certe espressioni parlando della Corea del Nord).
Tra lo sconcerto generale, gli asiatici passano il primo tempo senza soffrire minimamente. Con il centrocampo avversario che è più vicino al rombo che altro, il Brasile ha assicurati solo i passaggi laterali verso Maicon e Bastos. Lì può cominciare l’azione con relativa tranquillità, ma non avanza mai perché i due terzini son costretti a portare palla, in assenza di movimento e di sovrapposizioni. Circolazione troppo lenta e svogliatezza generale decisamente irritante.
Non subisce occasioni pericolose la Corea del Nord, e può anche rilanciare e alleggerire la pressione di quando in quando, coi giocatori molto vicini, pochissimi dediti alla fase offensiva, ma comunque sempre corti e pronti a riprendere le giuste posizioni difensive a palla persa. Transizioni efficaci fra le due fasi, come già Corea del Sud e Giappone, a conferma dello spessore tattico del calcio estremo-orientale (pur nell’estrema diversità fra le tre squadre). In transizione offensiva vitale è l’unica punta e il miglior giocatore della squadra, l’emozionatissimo Jong Tae-se (lacrime durante l’inno). Un toro, potente in corsa ma anche bravo tecnicamente e intelligente: sa difendere palla e far salire i compagni, sa distendere la squadra in avanti cercandosi gli spazi fra terzino e centrale avversario, anche se poi le opzioni per finalizzare son sempre risicatissime, è solo contro il mondo.
Ciò detto, al Brasile basta una piccola spinta sull’acceleratore per risolvere la cosa: Maicon sul pallone ci arriva in corsa, ecco la differenza, perchè i passaggi sono un po’ più rapidi nel raggiungere il lato debole del sistema difensivo nordcoreano. Errore del portiere, vero, ma comunque ci vogliono intuito e personalità per tirare fuori questi gol.
I buoi scappano dalla stalla ed Elano arrotonda su grande assist di un Robinho positivo anche nelle fasi più insopportabili della propria squadra, diversamente da un Kaká ancora privo della scintilla, come in tutta la sua ultima stagione. Bene anche Bastos, mentre il pari ruolo coreano, Ji Yun-nam, firma il gol dell’onore (molto onore) nordcoreano. Chissà che il loro mondiale non possa riservarci qualche altra sorpresa: fargli gol non sarà facile nemmeno per Portogallo e Costa d’Avorio.

VALENTINO TOLA

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Qualche anno fa, dopo la clamorosa - ed immeritata - eliminazione dell'Italia contro i sudcoreani al mondiale asiatico, iniziò a girare una barzelletta in cui Totti motivava così la suddetta eliminazione: «Abbiamo perso perché loro... coréano troppo». Che la battuta vi faccia ridere o meno, poco importa: ciò che conta, è che siamo di fronte alla verità. Questi coreani, del Sud o del Nord, corono davvero tanto, troppo anche per il Brasile «europeo» di Dunga.
Nonostante una partenza frizzante, pensata per chiudere l'incontro il prima possibile e limitarsi poi alla gestione di risultato ed energie, la Seleção si trova a dover fare i conti con l'arcigna difesa predisposta dal commissario tecnico nordcoreano Kim Jong-Hun: cinque difensori in linea, poi centrocampo a rombo compatto e posto a pochissimi metri di distanza dalla terza linea per non concedere spazio tra le linee ai blasonatissimi avversari. La banda di Dunga soffre parecchio, ritrovandosi costretta ad una pittoresca ma poco utile serie di tocchi di prima sulla trequarti campo: oltre non si passa, ed a poco valgono gli avanzamenti di Maicon e Bastos, in costante proiezione offensiva. Che i trequartisti si scambino la posizione poco importa, visto il pronto raddoppio sul portatore di palla effettuato dagli indiavolati avversari, spesso in grado di portare anche tre uomini sul Kaká di turno.
Per sbloccare il risultato occorrono al Brasile qualcosa come 55', un'enormità vista la differenza che intercorre tra le due squadre sulla carta, ma non sul campo. A sbrogliare l'intricatissima matassa difensiva nordcoreana ci pensa Maicon, che prende d'infilata la retroguardia (come in occasione del raddoppio di Elano, contrassegnato da un gran pallone di Robinho) e buca Ri Myong-Guk sul primo palo. Dunga, intanto, si toglie il capriccio di testare una sfiziosa catena di destra composta da Maicon e Daniel Alves (più avanti il terzino del Barça). Nel finale c'è gloria per Ji Yun-Nam e la Corea del Nord tutta, perché il «nonno» del gruppo con i suoi 33 anni suonati s'infila nell'area brasiliana e supera Julio Cesar: applausi.
Di indicazioni da questa partita non mi pare se ne possano ricavare molte: la Corea del Nord è una squadra ben disposta tatticamente cui sei mesi di preparazione dedicata esclusivamente al Mondiale hanno fatto bene, e che magari riuscirà anche a togliersi qualche altra soddisfazione contro Portogallo e Costa d'Avorio, ma di un eventuale passaggio del turno non mi pare si possa parlare nemmeno in tono ironico. Nulla di nuovo sotto il sole verdeoro, con il consueto pragmatismo (sì, ma solo da quando in panchina siede Dunga) in bella mostra, anche se l'ostacolo non era certo dei più adatti per verificare l'effettiva competitività della Seleção meno brasiliana della storia.

ANTONIO GIUSTO

3 commenti:

  1. Corea del Nord meravigliosa, meravigliosa.
    Ogni volta che arrivava nella metacampo del Brasile (specie nel primo tempo) mi emozionavo. Abnegazione difensiva, tutti disponibili a darsi una mano e ad aiutarsi ed uno spirito di unione e coesione che ha pochi eguali. E non ripartivano neanche così male, sebbene lo facessero con pochissimi uomini. Bravissimi davvero, solo il calcio è capace di regalare certe emozioni. Mi auguro che riescano nelle restanti due partite a conquistare almeno 1 punticino, se lo meriterebbero proprio, per vari motivi (anche extracalcistici, in fondo, anche se questo blog - come è giusto che sia - si limiti a parlare di football).
    Mi hanno quasi commosso, grandissimi.

    E poi occhio a questo Jong Tae-Se: tende a strafare (evitabili alcuni tiri dalla lunghissima distanza), ma uno che riesce comunque a mettere in difficoltà due difensori di grandissimo livello e di notevole esperienza come Lucio e Juan e che dimostra di avere così tanto coraggio merita assolutamente di giocare in Europa, questo è poco ma sicuro. Da tenere d'occhio.

    Sul Brasile mi trovo perfettamente d'accordo con Valentino, sottoscrivo tutto il primo pezzo del suo ottimo articolo. A me non piace e non lo vedo assolutamente favorito, ma occhio a smontarlo del tutto dopo la prestazione odierna...

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  2. D'accordo con Kerzhakov91 e Valentino, Jong Tae-se mi ha davvero stupito. Certo bisognerà vedere come si muove nelle prossime partite, in cui magari riusciremo a testare meglio le sue qualità sotto porta, ma già così mi è sembrato interessante. Vedremo se qualcuno deciderà di scommetterci su.
    Tommaso.

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  3. meravigliosa Corea, sono d'accordo. ancor di più se pensiamo che è una squadra fatta quasi totalmente da dilettanti.
    Kaka. la scintilla non l'ha mai avuta e mai l'avrà. quando si capirà che non è un rifinitore ma solo un contropiedista non sarà mai abbastanza presto.

    KUBALA

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