lunedì 21 giugno 2010

Cile-Svizzera 1-0: Mark González 30' s.t..


CILE (3-3-1-3): Bravo; Medel, Ponce, Jara; Isla, Carmona, Vidal (dal 1' s.t Valdivia); Fernandez (20' s.t. Paredes); Sanchez, Suazo (dal 1' s.t. Gonzalez), Beausejour. (Pinto, Marin, Contreras, Fuentes, Estrada, Fierro, Millar, Tello, Orellana). All.: Bielsa.

SVIZZERA (4-4-1-1): Benaglio; Lichtsteiner, Von Bergen, Grichting, Ziegler; Behrami, Huggel, Inler, Fernandes (dal 32' s.t. Bunjaku); Frei (dal 42' p.t. Barnetta); Nfuko (dal 23' s.t. Derdiyok). (Woelfli, Leoni, Eggmann, Senderos, Magnin, Padalino, Schwelger, Shaquiri, Bunjaku, Yakin). All.: Hitzfeld.

ARBITRO: Al Ghamdi (Arabia Saudita)

NOTE: spettatori 40mila circa. Espulso Behrami al 31' p.t. per gioco scorretto. Ammoniti Suazo, Nfuko, Carmona, Ponce, Barnetta, Inler, Fernandez per gioco scorretto, Medel per comportamento non regolamentare e Valdivia per simulazione. Angoli: 5-3. Recupero: 2' p.t., 3' s.t..


Stavolta più generoso che lucido, più grintoso che bello, il Cile incassa tre punti meritati se non altro per la testardaggine, favoriti anche dall’espulsione (fiscale) di Behrami nel primo tempo.

Ci stava per cascare anche Bielsa nel trappolone svizzero. Gli esteti odieranno a morte la sua squadra, ma la struttura difensiva messa in piedi da Hitzfeld merita perlomeno rispetto. Queste due linee che accorciano costantemente chiamano l’avversario a spremersi le meningi per superarle. E dobbiamo dire che come la Spagna anche il Cile non ha risposto al meglio.
Se la Spagna ha giocato con la testa fra le nuvole, il Cile del primo tempo ha giocato senza testa. Da un estremo all’altro: orizzontale e con movimenti incontro al pallone che non smuovono di un millimetro la difesa la Spagna, eccessivamente verticale e precipitoso invece il Cile. Anche questo è peccato con la Svizzera: appena recuperano il pallone i sudamericani si lanciano subito con enorme foga nello spazio.. sì, ma quale spazio? Contro una squadra che tiene la difesa a pochi metri dalla linea dell’area di rigore, lo spazio prima te lo devi creare, devi aprire da un lato all’altro e dopo, solo dopo, infilarti in una di quelle fessure nel mezzo. Devi anche temporeggiare, il giusto, ma devi farlo.
Invece niente, polli senza testa, anche col ritorno dell’avveniristico 3-3-1-3 di Bielsa, e la Svizzera prima di beccarsi l’espulsione stava anche uscendo dal guscio, prendendo confidenza. La cacciata di Behrami immobilizza il copione del match, e il Cile inizialmente (con l’adattamento sulla fascia di Frei, spaesatissimo e presto rimpiazzato da Barnetta) trova uno sbocco proprio su quella fascia con le cavalcate e i cross calibrati di Beausejour, ma in mezzo, dove bisogna inevitabilmente passare per buttare il pallone in rete, ci sono pochissime idee.
Paga il rientrante Suazo, fuori dal match in entrambe le sue apprezzabilissime vesti (quella di finalizzatore e quella di perno spalle alla porta), entrano Valdivia e Mark González per dare un’impronta ancora più offensiva alla squadra (fuori Vidal, Beausejour arretrato), e dopo 20 minuti di ripresa paga anche Matias Fernández, sostituito da Paredes, che va a fare la prima punta e lascia la trequarti a Valdivia, inizialmente riproposto da falso centravanti come con l’Honduras.
Proprio Mati merita una notazione, e purtroppo è ancora negativa: quanto è involuta l’ex promessa di Colo Colo e Villarreal, quanto appesantisce il gioco… Fate il confronto con Valdivia, e vedrete Mati che riceve spalle alla porta, che ogni volta si deve girare, portare palla, arrancare… non si sta dimostrando un vero rifinitore, ma un solista ancora abbastanza indefinibile. Valdivia pur senza fare cose straordinarie riceve molto di più fronte alla porta, perché sa come smarcarsi fra le linee, come nascondersi alle attenzioni sia della difesa che del centrocampo avversario, sa dove ricevere palla ed ha anche tempi e visioni migliori nel liberarsene.
Paredes offre l’assist del gol decisivo a Mark González, ma spreca clamorosamente un paio di contropiedi nel finale, quasi permettendo la beffa del pareggio svizzero, un destro a botta sicura di Derdiyok (non può partire dalla panchina, dà una profondità che per come gioca questa Svizzera né Nkufo né Frei possono dare) di poco a lato sul quale il Loco e la sua banda avranno perso minimo due anni di vita.

VALENTINO TOLA

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Una delle poche squadre che esce fuori dallo spartito ormai noiosissimo del 4-2-3-1 e del 4-4-2 ultra difensivo è il Cile, che Bielsa, uno che non ha mai seguito la corrente, schiera con il 3-3-1-3. L’assetto di Bielsa è molto particolare e dice molte cose nuove sotto diversi punti di vista, ma quello che bisogna evidenziare di più del gioco cileno è la sua capacità di dominare le fasce sia in fase difensiva che in quella offensiva. Lo schieramento cileno permette di avere 3 uomini per ogni fascia, attivando un meccanismo di movimenti di attacco e difesa molto interessanti. Quando si attacca sull’ala, un solo difensore centrale, Ponce, rimane bloccato al centro, mentre il difensore della fascia debole stringe, il laterale della stessa catena di fascia debole scala in difesa. A completare il tutto, Carmona accorcia sulla fascia forte, nel caso si perda la palla. In questo modo l’equilibrio regge e sulla fascia di attacco ci sono tre uomini, il laterale di difesa, quello di centrocampo e l’ala d’attacco. Una superiorità così evidente permette di giocare con la palla in fascia e velocizza le sovrapposizioni, ma fa muovere perfettamente i 3 anche senza palla, così la mezzapunta può facilmente trovare un uomo in corsa che spesso non si deve più occupare nemmeno dell’1 contro 1. È un vero gioiello la squadra di Bielsa e grazie agli uomini che ha, il tecnico riesce a giocare con diverse soluzioni di attacco e difesa (con la Svizzera in inferiorità numerica, fuori Arturo Vidal, perfetto nella doppia fase che descrivevamo prima e dentro Mark Gonzalez, utile quasi esclusivamente in fase d’attacco e pronto a chiudere verso il centro nell’azione del suo gol). Adesso il Cile aspetta la prova più difficile, la partita con un squadra che, nonostante il 4-2-3-1 inibente per il gioco sulle ali, ha calciatori così bravi e veloci che riescono a sfondare spesso sulle fasce. Se il Cile riesce a superare anche l’ostacolo Spagna, diventa la più grande sorpresa del Mondiale e un esempio di calcio da seguire.

JVAN SICA

1 commento:

  1. Risultato che inguaia la Spagna e contribuisce a rendere equilibratissimo e incerto questo gruppo. Se il Cile passa sarà la classica mina vagante del torneo, ancor più se Suazo dovesse ritrovare presto la condizione, mentre la Svizzera è un'altra di quelle squadre iper-rognose che ti tengono sempre sulla corda: difficile segnarle e molto facile beccarsi un gol in contropiede (in tal senso Derdiyok dentro, sempre, sono d'accordissimo). Vedremo chi la spunterà...

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