martedì 22 giugno 2010

Nigeria-Corea del Sud 2-2: Uche (N) al 12', Lee Jung Soo (C) al 37' p.t.; Park Chu Young (C) al 3', Yakubu (N) al 24' s.t.




NIGERIA (4-4-2): Enyeama; Odiah, Yobo (1' s.t. Echiejile), Shittu, Afolabi; Obasi, Etuhu, Yussuf Ayila, Uche; Kanu (12' s.t. Martins); Yakubu. All. Lagerback.
Panchina: Ejide, Aiyenugba, Taiwo, Utaka, Haruna, Ideye, Odemwingie , Obinna, , Adeleye.

COREA DEL SUD (4-4-1-1): Jung Sung Ryong; Cha Du Ri, Cho Yong Hyung, Lee Jung Soo, Lee Young Pyo; Lee Chung Yong, Kim Jung Woo, Ki Sung Yueng (dal 42' s.t. Kim Jae Sung), Park Ji Sung; Yeom Ki Hun (dal 19' s.t. Kim Nam Il); Park Chu Young (48' s.t. Kim Dong Jin),. All: Huh Jung Moo.
Panchina: Lee W. Jae; Kim Young Kwang; Oh Beom Seok; Kim Hyung II, Kim Bo Kyung; Ahn Jung Hwan; Lee Seung Yeoul; Lee Dong Guk; Kang Min Soo.

ARBITRO: Benquerenqa (Portogallo)
NOTE: Ammonito Enyeama, Obasi, Yussuf Ayila


Tanti rimpianti e occasioni sprecate da mangiarsi le mani per la Nigeria, proprio nella serata in cui le Aquile sfoderano la loro migliore versione. Seconda qualificazione agli ottavi nella storia della Corea del Sud, grande traguardo per un movimento consolidatosi su livelli più che dignitosi.

Piacevolissimo il primo tempo della Nigeria, finalmente si muove in armonia, senza allungarsi e senza perdersi in azioni precipitose. Salgono puntuali i terzini (soprattutto Odiah a destra) e domina il centrocampo, rafforzato sulla trequarti dal sapiente tocco di un Signore del Calcio come Nwankwo Kanu, vecchio e poco mobile ma sempre importante per la capacità di trattenere il pallone e far giocare meglio chi gli sta attorno. Lega i reparti Nwankwo, mentre Obasi e Kalu Uche sono ficcanti come esterni alti pronti anche per tagliare alla conclusione. Così arriva il meritato vantaggio di Uche, che poi malmena il palo con un terrificante destro da fuori che quasi vale il 2-0.
La Nigeria è ben messa in campo prima ancora che dominante dal punto di vista atletico (i coreani hanno la corsa, si sa, ma una volta che entrano in contatto uomo contro uomo non c’è storia), ma si abbatte al primo episodio sfavorevole: il signor Lee Jung-soo, di mestiere difensore centrale, ribadisce una sorta di sesto senso sottoporta sui calci piazzati nell’area avversaria, e da lì in poi il calo della Nigeria è netto, e si estende a tutta la ripresa, nonostante proprio nel secondo tempo gli africani sprechino le occasionissime che rimpiangeranno nei secoli a venire. Era già una Nigeria più estemporanea, a sprazzi, disorganizzata nelle avanzate e nel pressing, anche se andata a tanto così dalla qualificazione.

Così passa la Corea del Sud, che conferma pregi e difetti. È un libro aperto questa squadra: sostanzialmente, una compagine debole nelle due aree. Gli asiatici sanno organizzarsi come blocco, accorciare collettivamente in fase di non possesso, però in situazioni puntali denotano incertezze notevoli a livello di singolo giocatore o reparto. Il gol dell’1-0 nigeriano è una gaffe clamorosa di tutta la linea difensiva, non solo di Cha Du-ri che si addormenta sulla diagonale, ma anche dei centrali che non anticipano sul cross di Odiah. Altre situazioni così in cui si dimostra la sofferenza del reparto arretrato, peraltro già intravista sui banalissimi cross dei greci nella prima partita.
In fase di possesso, la Corea del Sud è una squadra propositiva, ma eccessivamente lineare, oltre che tendente a scadere su ritmi troppo bassi quando deve organizzare sin dalle retrovie e non ha la possibilità di ripartire subito nella trequarti avversaria. I terzini si alzano (entrambi validi, più tecnico e tattico il veterano Lee Young-pyo, più verticale Cha Du-ri), mentre la gran parte dei palloni passa da Kim Jung-woo (quello del saluto militare), il regista che si abbassa talvolta anche sulla linea dei difensori per iniziare il gioco, mentre il ventunenne del Celtic Ki Sung-yueng tende ad accompagnare il gioco in zone più avanzate, come incursore.
Il fiore all’occhiello è il settore avanzato, tre mezzepunte e un attaccante. Park Ji-sung è il boss, si muove dove gli pare, con il suo arcinoto dinamismo e le sue letture senza palla; Yeom Ki-hun è il più centrocampista dei tre, un mancino più portato a venire incontro al portatore di palla e dialogare sulla trequarti che ad affondare l’inserimento, e si regola in base ai movimenti di Park, alternandosi fra il centro e la sinistra; Lee Chung-young è invece il più esterno, quello che ha nelle corde il dribbling e la fuga sul fondo.
Davanti, il mobilissimo Park Chu-young: gran parte delle azioni offensive della Corea del Sud nasce dai suoi tagli dentro-fuori. Lui non è una prima punta, un riferimento classico, e con questi movimenti cerca di allargare la difesa nello spazio fra i centrali e i terzini avversari, cercando così di propiziare i contro-tagli, dall’esterno verso l’interno, di Lee Chung-yong e Park Ji-sung, nello spazio appena creato. Se non si creano i presupposti della finalizzazione immediata, la Corea allora rigioca palla lateralmente sulla sovrapposizione dei terzini. Queste sono le linee del gioco coreano di solito, sviluppato palla a terra, anche con buona proprietà di palleggio ma come detto troppo lineare, senza alcuna creatività. Non è un caso che i gol della Corea siano arrivati finora da tre calci piazzati e due erroracci in disimpegno dei difensori avversari (contro Grecia e Argentina).Tutto qui.
E inoltre, la mancanza di peso in area di rigore: chissà, un’idea potrebbe essere giocarsi il veterano centravanti Lee Dong-gook al posto di Yeom Ki-hun, anche per vedere come si muoverebbe Park Chu-young senza l’incombenza di dover creare spazi lui per gli altri ma anzi approfittando di un’altra punta che impegna i centrali avversari e viceversa gli spazi li crea a lui.
Altra carenza la gestione del vantaggio: la Corea del Sud ha provato ad addormentare il possesso-palla inserendo un centrocampista difensivo in più (Kim Nam-il per Yeom Ki-hun), ma ha soltanto regalato palloni pericolosi sulla propria trequarti alla Nigeria (e poi il fallo da rigore di Kim Nam-il sul 2-2, una vaccata inenarrabile ancora di più per uno che dovrebbe essere uno dei leader carismatici della squadra).
O ritmi alti o niente per questa squadra. E la sensazione è che l’Uruguay abbia la capacità di abbassare scientificamente i ritmi e che sia sufficientemente “hijoputa” (in senso buono) nelle due aree per porre fine all’avventura degli uomini di Huh Jung-moo.

VALENTINO TOLA

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Ieri abbiamo assistito ad una partita incredibile, per quanto erano agli antipodi le due squadre. La Nigeria solo fisica, con i ruoli come 50 anni fa, senza linee di difesa e centrocampo messe correttamente in campo. Un calcio antico fatto di forza e velocità con la palla. Dall’altra la squadra più organizzata del Mondiale, insieme al Cile di Bielsa, con un centrocampo fantastico per i ritmi che riesce a gestire e per i movimenti senza palla. L’attacco poi è uno dei migliori del Mondiale perché riesce a crearsi azioni da gol senza che nessuno degli attaccanti sia più veloce, forte e abbia più tecnica del difensore. Alla fine ha vinto la Corea, pareggiando, forse una benedizione, forse la fine del calcio irrazionale.

JVAN SICA

2 commenti:

  1. Le africane (Camerun, Nigeria, Costa d'Avorio) hanno buttato all'aria un potenziale notevole...

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  2. Oh, innanzitutto scusate se non sono più intervenuto ma in questi giorni - per motivi lavorativi e non - non sono più riuscito a vedere una partita intera. Solo spezzoni e sintesi, per lo più in differita. Apprezzo molto gli interventi di Jvan, concisi e puntuali, e anch'io per certi versi benedico il passaggio di turno della Corea, pur notando i difetti ben espressi da Valentino nel suo pezzo. Avrei voluto dire qualcosa in più sul Cile, l'unica squadra in questa kermesse capace di farmi sobbalzare sulla sedia: ad ogni gol sbagliato di Paredes imprecavo come se in campo ci fosse l'Italia o la Svezia! Purtroppo allo stato attuale delle cose sarà molto difficile vedere la selezione di Bielsa negli ottavi. Condivido l'opinione di Vale sul fatto che la Spagna soffre più squadre come la Svizzera che non squadre come il Cile, belle da vedere ma decisamente meno speculative. Senza nulla togliere al lavoro di Hitzfeld, il calcio proposto da lui e Rehhagel è quanto di peggio si sia visto nel torneo: la Grecia, ma soprattutto la Svizzera, hanno tutto per offrire al pubblico spettacoli più decorosi di quelli messi in scena in Sudafrica. Poi, chiaro, se guardiamo i risultati hanno ragione loro, però poi non lamentiamoci se di belle partite se ne vedono sempre meno. Ultimo appunto su Lagerback: un po' di soddisfazione nel vederlo uscire dal torneo ce l'ho avuta. La sua Svezia è quanto di più brutto la mia memoria gialloblù ricordi, un'accozzaglia di giocatori bolliti che neanche la peggior Italia di Lippi. Per fortuna ce ne siamo liberati, ora stiamo a vedere cosa combina Hamren, anche se la base su cui lavorare non è entusiasmante...

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