martedì 22 giugno 2010

Grecia-Argentina 0-2: Demichelis al 32’, Palermo al 44’ s.t.


GRECIA (3-4-2-1): Tzorvas; Papadopoulos, Moras, Kyrgiakos; Vyntra, Papastathopoulos, Tziolis, Torosidis (dal 10’ s.t. Pasatzoglou); Katsouranis (dal 10’ s.t. Ninis), Karagounis (dall’1’ s.t. Spiropoulos); Samaras. (Chalkias, Sifakis, Seitaridis, Charisteas, Salpingidis, Gekas, Kapetanos, Malezas, Prittas.) All: Rehhagel.

ARGENTINA (4-3-1-2): Romero; Otamendi, Demichelis, Burdisso, C. Rodriguez; Maxi Rodriguez (dal 18’ s.t. Di Maria), Bolatti, Veron; Messi; Milito (dal 35’ s.t. Palermo), Aguero (dal 31’ s.t. Pastore). (Andujar, Pozo, Heinze, Higuain, Tevez, Garce, Mascherano.). All: Maradona.

ARBITRO: Irmatov (Uzb).

NOTE: Spettatori 38.891. Ammoniti Katsouranis e Bolatti per gioco scorretto. Angoli 10-1. Recuperi: primo tempo 1’, secondo tempo 2’.

Cosa dire di una partita simile più ad un allenamento del mercoledì pomeriggio che ad un incontro della fase finale di un Mondiale? Quando la squadra che deve fare risultato si presenta in campo con una sola punta (il pur bravo e generoso Samaras), per di più distante sempre 30-40 metri dai centrocampisti avanzati, è evidente che c'è qualcosa che non torna. Va bene il difensivismo che ha comunque portato un Europeo, vero che davanti c'è l'Argentina (seppur imbottita di riserve) di un Messi in crescita, ma scegliere scientemente di non giocare, di lasciare sempre la palla agli avversari e di tentare di segnare solo tramite lanci lunghi e contropiede non è propriamente la tattica migliore, come si è poi visto al termine dei 90 minuti. E sì che le soluzioni per Rehhagel ci sarebbero: il promettente Ninis, Gekas e Salpingidis, ad esempio, sono tre giocatori rapidi e offensivamente di buona caratura; perché non schierarne almeno uno dall'inizio, perché non tentare un cambio di modulo una volta saputo del vantaggio coreano? Domande a cui il tecnico tedesco risponde sostituendo l'infortunato Karagounis con un terzino e spostando Torosidis al centro, per poi cambiare quest'ultimo con un altro mediano. Misteri della fede nel catenaccio, una fede che si traduce nell'ennesima partita inguardabile della Grecia e nel suo mesto addio al Mondiale ancora una volta prima degli ottavi di finale, obiettivo che stavolta avrebbe potuto essere raggiunto con un po' più d'intraprendenza. L'Argentina, infatti, giustamente non pare troppo decisa nella sua ricerca del vantaggio: gioca al rallentatore, basandosi sulle iniziative dei singoli più che sulla manovra, e i pochi titolari schierati da Maradona sembrano più preoccupati di non prendere botte che di vincere la partita. Bolatti conferma di essere un giocatore ordinato ma monocorde, Veron ha poca voglia e Messi, controllato anche da tre avversari per volta, raramente riesce a completare un dribbling senza finire per terra. Per il resto, il goleador Demichelis riesce a far correre un paio di pericoli a Romero (clamoroso il diagonale sinistro di Samaras in apertura di ripresa, fuori di un niente), Milito appare fuori forma e Aguero si limita a un paio di accelerazioni. Il minimo sindacale argentino basta e avanza per mettere in difficoltà una Grecia capace solo di intasare la propria trequarti con nove giocatori dietro la linea del pallone, e ci vuole un ottimo Tzorvas per mantenere lo 0-0 fino all'azione piuttosto confusa che Demichelis risolve di potenza. Tatticamente non c'è molto da segnalare oltre alla posizione di Messi tra le linee: la Pulce parte piano ma finisce in un crescendo rossiniano, con un palo colpito, il tiro da cui nasce il tap-in del 2-0 del leggendario Martin Palermo e alcune azioni che tagliano a fette la difesa ellenica, specie con quel movimento da destra verso il centro che Lionel ama particolarmente. Peccato per il gol che non è arrivato, ma la strada per trovare la prima rete in questo Mondiale Messi l'ha imboccata eccome.

EDOARDO MOLINELLI

3 commenti:

  1. L'Argentina , Edo, non gioca molto diversamente da come ha giocato con la Grecia...motivazioni o no, il non gioco è quello, imbarazzante...

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  2. Purtroppo questa è la prima partita intera dell'Argentina che riesco a vedere, e la squadra era troppo piena di riserve per farsi un'idea reale di come gioca. Comunque non ho difficoltà a crederti, per dare un gioco serve un allenatore e Maradona è tutt'al più un ottimo motivatore; in più con Veron che andava al rallentatore già qualche anno fa e un mediano di puro contenimento come Mascherano sarà difficile far circolare il pallone alla giusta velocità...

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  3. Sono d'accordo con Vojvoda, per il momento l'Argentina mi sembra dipenda unicamente dalla forma di Messi. Tolto lui è la stessa squadra pasticciona e senza idee vista nelle qualificazioni. Non mi faccio grandi illusioni su di loro, mi stupirebbe davvero se riuscissero a raggiungere la finale.
    PS. Nota sul mercato: Valencia allo sfascio. Prima Villa, adesso Mata (sempre al Barça), poi verrà il turno di Silva. Che la metamorfosi della Liga in Scottish Premier League sia completata?
    Tommaso.

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