BRASILE (4-3-1-2): Maicon, Lucio, Juan, Bastos; Daniel Alves, Gilberto Silva, Ramires; Kakà (dal 36’ s.t. Kleberson); Luis Fabiano (dal 30’ Nilmar), Robinho (dal 40’ Gilberto). (Gomes, Doni, Luisao. Thiago Silva, Josue, Grafite). All. Dunga.
CILE (4-3-3): Bravo; Jara, Fuentes, Contreras (dal 1’s.t. Tello), Vidal; Isla (dal 16’ s.t. Millar), Carmona, Beausejour; Sanchez, Suazo, Gonzalez (dal 1’ s.t. Valdivia). (Pinto, Marin, Fernandez, Orellana, Fierro, Paredes, Ponce, Estrada, Medel). All. Bielsa.
ARBITRO: Webb (Ing).
NOTE: spettatori 54.096. Ammoniti Kakà, Vidal, Ramires, Fuentes, Millar. Angoli 8-6. Recuperi 1’ p.t., 2' s.t.
Vince la squadra che difende bene e gioca con raziocinio contro la squadra che difende e gioca in maniera pressoché scriteriata: fino a qualche anno fa leggere questo preludio e pensare ad una partita con il Brasile in campo avrebbe fatto pensare ad una sconfitta dei Verdeoro, ma questo non succede nell’era Dunga, il quale sta provando di fatto a bissare il Mondiale vinto nel 1994 con un Brasile magari mediamente meno spumeggiante del solito ma decisamente più solido di tante altre edizioni. Il merito di Dunga è quello di badare unicamente al sodo, fregandosene altamente dei ghirigori. Il Mondo sognerebbe un Brasile tutto tecnica e tutto spettacolo come nell’82, tutti ricordano molto più quella squadra piuttosto che quella del 1994? Ebbene, Dunga ha la memoria più lunga e ricorda quale delle due squadre alla fine ha saputo alzare la Coppa del Mondo e sa bene a quale ispirarsi maggiormente.
La concretezza del Brasile porta all’eliminazione del Cile, squadra che ha mostrato momenti di grande calcio, ma che alla fine non ha avuto concretezza in tutto questo torneo, dimostrandosi decisamente fumoso. Le due vittorie nelle prime due partite del girone avevano illuso, portando alla beatificazione del “Loco” Bielsa, beatificazione forse un po’ affrettata anche sotto gli occhi di un esteta del calcio (come il sottoscritto): a ben vedere, l’Honduras nella prima partita era stato davvero poca cosa ma in ogni caso era rimasto in partita fino alla fine perdendo soltanto 1-0, mentre nella seconda partita la Svizzera è stata bucata solo nel finale nonostante un intero secondo tempo giocando in 10 uomini (espulsione assurda di Behrami per sceneggiata di Vidal), dando la sensazione che la grandissima organizzazione difensiva creata da Hitzfeld (gli elvetici sono forse la squadra che ha difeso meglio nella fase a gironi) avrebbe potuto resistere in parità numerica. Dalla partita contro la Spagna in poi c’erano i test definitivi per stabilire se il gioco del Cile fosse qualcosa di improponibile a certi livelli o se invece fosse davvero una ventata nuova in un calcio delle Nazionali dominato dal difensivismo: i match contro Spagna e Brasile hanno mostrato buoni momenti, ma sono tutto sommato una bocciatura severa che va al di là dei risultati. Sia chiaro, questa è una squadra pure piacevole da vedere in fase di possesso, con buon talento a centrocampo e movimenti offensivi coraggiosi e ben organizzati, ma ci sono due difetti sostanziali che rendono questo gioco difficilmente compatibile ad un calcio ad alti livelli: la difesa soffre in modo enorme l’atteggiamento sbilanciato della squadra, ma soprattutto questo modulo ultra-offensivo non è supportato da un attacco capace di garantire gol. Anzi, in avanti non si segna mai, ma soprattutto a ben vedere le tante belle azioni molto raramente portano ad occasioni da rete vere e concrete. Si ha allora una serie di alette e di trequartisti molto rapide, capace di saltare l’uomo e di trovare la giocata ad effetto, ma tutto si perde in un calderone molto fumoso: molto attrattivo agli occhi, per nulla concreto. Questo anche per le caratteristiche di qualche giocatore, molto portato alla giocata ad effetto, senza però aggiungere a questo un filo di concretezza e decisione: se manca questo, non solo non si creano occasioni, ma si perde palla in zona pericolosa e si subisce contropiedi a difesa scoperta. La tattica di Bielsa prova a frenare tutto ciò con una serie di falli tattici, che però nella partita contro la Spagna sono stati anche falli di eccessiva foga e hanno portato a tanti cartellini pesanti: non a caso, contro il Brasile mancavano due difensori pesanti proprio per squalifica. Sarebbe stato bello poter applaudire un gioco così nuovo e così propositivo in questo calcio moderno, ma la sentenza della giuria formata da Del Bosque e Dunga è chiara: bocciatura per assenza di prove concrete.
Gli unici problemi del Brasile risiedono nello sbloccare il risultato, ma anche sullo 0-0 l’undici di Dunga non rischia mai. Oltretutto, i brasiliani hanno giocatori decisamente più alti rispetto ai cileni e non è certo una sorpresa che il gol che rompe il ghiaccio arrivi su un corner incornato da Juan. Vittoria facile, di solidità e di squadra per il Brasile, che adesso troverà l’Olanda nei quarti di finale: può questa squadra arrivare fino in fondo? E soprattutto, ha la quantità necessaria di talento per vincere il torneo? Di certo, non può essere la fase difensiva il punto interrogativo del Brasile più solido del decennio, ma in effetti qualche dubbio sulla qualità rimane: Kakà non sembra in grande condizione, mentre Robinho è sempre difficile da valutare visto che può trovare la grande giocata ma allo stesso tempo può sparire dalle partite. Il quarto di finale tra Olanda e Brasile potrebbe essere il più intrigante, anche perché dovrà dirci molto di più sulle due squadre: è davvero la prova della verità per valutare le possibilità di successo di Orange e Verdeoro.
SILVIO DI FEDE
La concretezza del Brasile porta all’eliminazione del Cile, squadra che ha mostrato momenti di grande calcio, ma che alla fine non ha avuto concretezza in tutto questo torneo, dimostrandosi decisamente fumoso. Le due vittorie nelle prime due partite del girone avevano illuso, portando alla beatificazione del “Loco” Bielsa, beatificazione forse un po’ affrettata anche sotto gli occhi di un esteta del calcio (come il sottoscritto): a ben vedere, l’Honduras nella prima partita era stato davvero poca cosa ma in ogni caso era rimasto in partita fino alla fine perdendo soltanto 1-0, mentre nella seconda partita la Svizzera è stata bucata solo nel finale nonostante un intero secondo tempo giocando in 10 uomini (espulsione assurda di Behrami per sceneggiata di Vidal), dando la sensazione che la grandissima organizzazione difensiva creata da Hitzfeld (gli elvetici sono forse la squadra che ha difeso meglio nella fase a gironi) avrebbe potuto resistere in parità numerica. Dalla partita contro la Spagna in poi c’erano i test definitivi per stabilire se il gioco del Cile fosse qualcosa di improponibile a certi livelli o se invece fosse davvero una ventata nuova in un calcio delle Nazionali dominato dal difensivismo: i match contro Spagna e Brasile hanno mostrato buoni momenti, ma sono tutto sommato una bocciatura severa che va al di là dei risultati. Sia chiaro, questa è una squadra pure piacevole da vedere in fase di possesso, con buon talento a centrocampo e movimenti offensivi coraggiosi e ben organizzati, ma ci sono due difetti sostanziali che rendono questo gioco difficilmente compatibile ad un calcio ad alti livelli: la difesa soffre in modo enorme l’atteggiamento sbilanciato della squadra, ma soprattutto questo modulo ultra-offensivo non è supportato da un attacco capace di garantire gol. Anzi, in avanti non si segna mai, ma soprattutto a ben vedere le tante belle azioni molto raramente portano ad occasioni da rete vere e concrete. Si ha allora una serie di alette e di trequartisti molto rapide, capace di saltare l’uomo e di trovare la giocata ad effetto, ma tutto si perde in un calderone molto fumoso: molto attrattivo agli occhi, per nulla concreto. Questo anche per le caratteristiche di qualche giocatore, molto portato alla giocata ad effetto, senza però aggiungere a questo un filo di concretezza e decisione: se manca questo, non solo non si creano occasioni, ma si perde palla in zona pericolosa e si subisce contropiedi a difesa scoperta. La tattica di Bielsa prova a frenare tutto ciò con una serie di falli tattici, che però nella partita contro la Spagna sono stati anche falli di eccessiva foga e hanno portato a tanti cartellini pesanti: non a caso, contro il Brasile mancavano due difensori pesanti proprio per squalifica. Sarebbe stato bello poter applaudire un gioco così nuovo e così propositivo in questo calcio moderno, ma la sentenza della giuria formata da Del Bosque e Dunga è chiara: bocciatura per assenza di prove concrete.
Gli unici problemi del Brasile risiedono nello sbloccare il risultato, ma anche sullo 0-0 l’undici di Dunga non rischia mai. Oltretutto, i brasiliani hanno giocatori decisamente più alti rispetto ai cileni e non è certo una sorpresa che il gol che rompe il ghiaccio arrivi su un corner incornato da Juan. Vittoria facile, di solidità e di squadra per il Brasile, che adesso troverà l’Olanda nei quarti di finale: può questa squadra arrivare fino in fondo? E soprattutto, ha la quantità necessaria di talento per vincere il torneo? Di certo, non può essere la fase difensiva il punto interrogativo del Brasile più solido del decennio, ma in effetti qualche dubbio sulla qualità rimane: Kakà non sembra in grande condizione, mentre Robinho è sempre difficile da valutare visto che può trovare la grande giocata ma allo stesso tempo può sparire dalle partite. Il quarto di finale tra Olanda e Brasile potrebbe essere il più intrigante, anche perché dovrà dirci molto di più sulle due squadre: è davvero la prova della verità per valutare le possibilità di successo di Orange e Verdeoro.
SILVIO DI FEDE
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Mentre i giornalisti brasiliani lo criticano per il gioco non all'altezza del passato e quelli italiani, orfani inconsolabili degli azzurri, passano il loro tempo in masturbazioni mentali come quella dei "3/4 della difesa verdeoro che militano in Italia" (come se Lucio e Juan non fossero mai passati dalla Bundesliga), il Cucciolo Dunga se la ride sotto i baffi e arriva ai quarti con una facilità imbarazzante. Dopo la Corea del Sud, anche l'altra squadra amata dalla critica viene sbattuta fuori da un avversario pragmatico al massimo livello: questa Seleçao è un mostro di concretezza e di solidità difensiva tale da far scatenare i commentatori rimasti agli anni '50, quelli cioè che si sorprendono di trovare difensori brasiliani di grandissimo livello (Nilton e Djalma Santos dovevano essere europei travestiti, sicuramente italiani) e che infliggono al povero telespettatore commenti come "questo non è il Brasile narciso di Zico" o "Dunga ha imparato come si allena giocando in Serie A" (in tal senso si segnala la perla del sempre lucido Bartoletti, che oggi pomeriggo sosteneva, riuscendo anche a rimanere serio, che l'Italia ha formato tutti i migliori ct del Mondiale...se non ci infilano il nostro campionato stanno male). Tornando a parlare di cose serie, il Cile di stasera ha deluso proprio come i sudcoreani, anche se a parziale giustificazione di Bielsa ci sono le cattive condizioni fisiche del Chupete Suazo, i cui gol sono troppo importanti per questa squadra; il 3-3-1-3 sarà anche esteticamente molto bello, ma se non c'è chi finalizza i ghirigori ricamati dai movimenti perfetti sul terreno di gioco sono dolori. Il Brasile infatti, pur rimanendo ampiamente sotto come possesso palla nella prima mezz'ora, in pratica non ha rischiato mai, ha fatto sfogare gli uomini di Bielsa e li ha poi messi ko con una doppia mazzata nel giro di 4 minuti, sfruttando i due maggiori difetti del sistema cileno: la mancanza di centimetri e la solitudine in cui spesso vengono lasciati i tre difensori. La partita è finita lì, il resto è stato pura accademia con il risultato mai in bilico. Cile altro bluff? El Loco ha fatto giocare un buon calcio ai suoi, ma una squadra che alla prova del nove non ha mai impensierito i rivali ed è andata irrimediabilmente sotto alle prime accelerazioni forse non era tutto questo granché. Ah, qualcuno dica a Kakà che il Mondiale è iniziato e che queste non sono le partitelle del mercoledì pomeriggio, grazie.
EDOARDO MOLINELLI
Gran bel pezzo Silvio, complimenti.
RispondiEliminaAlla fine non hai tutti i torti: il gioco del Cile s'è dimostrato tanto spettacolare quanto inconcludente. Lasciando perdere quello dei primi due match, io farei però un distinguo fra il Cile visto contro la Spagna (ottimo fino al vantaggio di Villa; fino ad allora gli iberici non ci avevano capito nulla) e quello ammirato stasera. La mia impressione è che oggi non abbiano giocato da squadra come nelle precedenti uscite. Per una volta Caressa ha ragione: l'atteggiamento dei cileni è stato presuntuoso ed i quattro giocatori offensivi ((A. Sanchez, Chupete Suazo, Beausejour e M. Gonzalez) si sono rivelati una volta di più eccessivamente egoisti, tutta alla ricerca della soluzione personale o della giocata ad effetto. Una delusione il Chupete (che considero un bravissimo attaccante), non ha sfruttato come avrebbe potuto questa importante vetrina. Male anche Mark Gonzalez, gol a parte che è valso 3 punti contro la Svizzera a parte. Sanchez ha grandi colpi ma è un pò l'emblema del Cile: fa tutto bene fino al momento decisivo, lì si perde... sbaglia il cross, si interstardisce in un dribbling di troppo, etc.
Non intelligentissima secondo me poi l'idea di Bielsa di rinunciare ad un RIFINITORE come Valdivia o Mati Fernandez; mancava proprio un giocatore in grado di lanciare negli spazi i quattro talenti offensivi citati poco sopra.
Che fossero sbilanciati si sapeva, il modulo di Bielsa è questo, oggi però va detto che hanno pagato a carissimo prezzo le assenze dei loro due difensori migliori, Medel e Ponce.
Il Brasile di Dunga non mi entusiasma e mai mi entusiasmerà, ma è una squadra solida e compatta come forse nessun'altra ed ha sicuramente un suo perchè (a differenza della scriteriata Selecao che fece una figuraccia quattro anni fa).
Edo, anche Franco Colomba che diceva della difesa brasiliana "hanno imparato da noi" non è male...
RispondiEliminaMi proclamo avvocato difensore del Cile e di Bielsa: anche a me ieri ha deluso, è stato letteralmente sbriciolato, però ragazzi, torniamo alle giuste proporzioni: non erano i favoriti del mondiale prima di ieri e non sono un fallimento dopo ieri. Erano un'outsider, giovane ed inesperta, un'outsider che giocava contro la squadra più "cazzuta" e capace di esasperare l'avversario per la tenuta mentale e la solidità che manifesta. Nell'analisi dell'insuccesso del Cile non posso prescindere dal valutare la forza di questo Brasile, che è puro acciaio.
Contro l'Honduras come contro qualunque altra squadra bisogna giocarci bene, e loro avevano creato tonnellate di palle-gol.
Per quanto riguarda la Spagna, io non ho mai visto in questi ultimi anni le Furie Rosse messe sotto come dal Cile finchè son stati in 11 contro 11, e senza quell'espulsione ingiusta la Spagna ritengo avrebbe continuato a patire le pene dell'inferno.
Poi le partite contro la Svizzera e quella di ieri non mi sono piaciute, perchè hanno evidenziato tutta l'immaturità di questa nazionale.
Ieri come contro la Svizzera ho notato troppa precipitazione nel verticalizzare subito, non appena riconquistavano palla. Poi mancava efficacia davanti: la condizione di Suazo ha sicuramente influito.
E' chiaro che il Cile rischia più di altri, dipende tantissimo da dove perde il pallone, e secondo come gioca troppo al limite. Però che il modello di Bielsa sia sostenibile lo dimostra la buona carriera di Bielsa (con i suoi bravi fallimenti, come per tutti gli allenatori: capita anche ai vincenti di professione...) e ultimo lo straordinario girone di qualificazione al mondiale del Cile. Bisogna ricordarsi che prima che arrivasse Bielsa la nazionale cilena era una patetica marmaglia senza uno straccio di idea di gruppo e di gioco. Parla uno che si è sorbito la loro Copa America 2007, e fortunatamente ne è uscito con lo stomaco intatto...
Io credo che con questa generazione di giovani, se Bielsa continuerà (non si sa ancora), potrà crescere e competere per un torneo continentale, qualificarsi per un altro mondiale (non è un'abitudine del Cile, ricordiamo anche questo). Partendo dalla sua condizione di outsider. Forse se ci ha deluso ieri è perchè le aspettative (esagerate, erano contro il Brasile) createsi erano alte, e se le aspettative erano così alte il merito è di chi questa squadra l'ha costruita. Quali sono in condizioni normali le aspettative che circondano un Cile?
PS: anche io la penso come Alberto, avrei preferito un rifinitore come Valdivia dall'inizio, o magari un Millar, con doti più di regia. Forse sarebbero state un po' più ragionate e meno arrischiate le loro azioni.
Perfettamente d'accordo con Valentino...
RispondiEliminaParliamo di una nazionale , il Cile, che prima di ieri aveva come miglior risultato le semifinali del 1962 (giocate in casa , in un clima appena appena "acceso") e appunto gli ottavi del 1998 arrivate sopratutto grazie a 2 dei primi 4-5 giocatori della loro storia: Zamorano e Salas (che giocatore era a cavallo di quegli anni?, fantastico. Guardate che gol, per esempio:
http://www.youtube.com/watch?v=itVjc3WK5gU&feature=related)
Ieri cmq il peggior difetto del Cile è stato , come al solito, quello di non riuscire a concretizzare quelle 3-4 ripartenze che nei primi 20-25 minuti potevano fare male al Brasile. Grida ancora vendetta il pallonetto sbagliato da Suazo (un colpo che lui ha in canna con grande facilità di solito) e sopratutto l'egoismo e le pessime scelte di gioco di Beausejour.
Con in campo Valdivia o Millar o Mati Fernadez al posto di Beausejour, non sono così sicuro che il primo tempo sarebbe finito 0-2.
Cmq onore al Cile e a Bielsa che ci ha fatto divertire e sognare, nessuno gli chiedeva di vincere il Mondiale con un manipolo di giovani cileni e con il Chupete in queste condizioni fisiche.
ps:
siete sicuri che il modulo del Brasile fosse un 4-3-1-2 con Dani Alves interno?
a me a volte è sembrato un 4-2-3-1 con Ramires e Gilberto double pivot, e Dani Alves , Kakà e Robinho (quest'ultimi interscambiabili) dietro a O Fabuloso.
Santeria
Ma infatti la mia riflessione sul bluff cileno era in forma di domanda...secondo me hanno buone qualità, ma sono ancora troppo immaturi per competizioni del genere. La Corea del Sud, invece, la vedo proprio strutturalmente incapace di far bene oltre una certa soglia.
RispondiEliminaBeh sì conocordo sulla Corea del Sud, è di un livello infinitamente inferiore, mi sembra chiaro... però ora che ci penso mi piacerebbe vedere in un futuro remoto anche la Corea del Sud allenata da Bielsa...
RispondiEliminaVisto quanto sono dinamici, e quanto sono ricettivi, potrebbe uscirne una cosa tipo Hiddink 2002. Fantacalcio! :-)
toc toooc...
RispondiEliminac'è qualcuno??? :)
markovic
vedo che per decenza nessuno ha detto una parola sul furto della Spagna.
RispondiEliminaKUBALA