domenica 20 giugno 2010

Brasile-Costa d'Avorio 3-1: Luis Fabiano (B) al 25’ p.t. e al 6’ s.t., Elano (B) al 16’, Drogba (C) al 34’ s.t.



BRASILE (4-2-3-1) Julio Cesar; Maicon, Lucio, Juan, Bastos; Gilberto Silva, Felipe Melo; Elano (dal 21’ s.t. Diego Alves), Kakà, Robinho (dal 47’ s.t. Ramires); Luis Fabiano.(Gomes, Doni, Dani Alves, Thiago Silva, Gilberto, Luisao, Kleberson, Josué, Nilmar, Grafite, Julio Baptista). All. Dunga.

COSTA D’AVORIO (4-3-2-1) Barry; Demel, Kolo Touré, Zokora, Tiene; Eboué (dal 25’ s.t. Romaric), Yaya Touré, Tiote; Dindane (dal 10’ s.t. Gervinho), Kalou (dal 21’ s.t. Keita); Drogba. (Zogbo, Yeboà, Angoua, Gohouri, Doumbia, Gosso, Kone) All. Eriksson.

ARBITRO: Lannoy (Francia)

NOTE Espulso Kakà al 42’ s.t. per doppia ammonizione. Ammoniti Tiene, Tiote e Keita per gioco falloso. Spettatori 84.455. Recuperi: primo tempo 1’; secondo tempo 3’.

Ennesima prova di solidità del Brasile di Dunga. La Seleçao mantiene un controllo emotivo prima che tecnico sulla partita, non va mai in difficoltà e ha la pazienza e la virtù di trovare con semplicità i gol. Non sempre riesce a essere compatto, specie quando è ancora col risultato in bilico si spezza più volte in due tronconi ma è una situazione altamente accettabile se i sei giocatori difendenti sono della qualità dei brasiliani (è poi chiaro che per attaccare una difesa chiusa si deve correre il rischio della transizione non sempre in superiorità numerica). Non ha la qualità della Spagna ma ad ora ha mostrato maggiore solidità rispetto alle concorrenti per il titolo finale.

Dopo la discreta prova dell'esordio il Grande Comitato che gestisce la Costa d'Avorio (non penserete sia Eriksson a "fare la formazione"?) ripropone ancora Aruna Dindane dall'inizio e curiosamente Gervinho in panchina. Non è comunque solo una questione di uomini, gli ivoriani attuano sì una buona prova difensiva ma, una volta sotto, non ripartono con la necessaria convinzione pur avendone tutti i mezzi. Drogba è ampiamente limitato dal tutore al braccio ed è commovente anche solo la sua presenza, e anche il suo gol, che si spera possa servire almeno per la differenza, sempre che l'ultima gara tra Brasile e Portogallo sia vera.

CARLO PIZZIGONI

2 commenti:

  1. Io comincio ad avere un'immagine in testa: l'11 Luglio il Brasile che alza la coppa e noi a commentare: "sì, ma il gioco... sì, ma lo spettacolo... sì, ma Pato e Ganso... sì ma l'abbigliamento di Dunga..."

    A me spaventa la competitività di questo Brasile, e credo che il loro maggior punto di forza sia la capacità di rimanere anche per lunghi periodi senza il possesso del pallone non uscendo però mai mentalmente dalla partita.
    Poi è una squadra che sa quando accelerare e andarsi a cercare gli spazi, non solo aspettando la giocata individuale o l'errore avversario.
    Non perde quasi mai palla in situazioni e zone compromettenti (generalmente la perde sulla trequarti avversaria, con l'avversaria tutta ripiegata, oppure quando non finalizza un contropiede: in questo caso Robinho, Kakà e Luis Fabiano rimangono inevitabilmente staccati dal resto della squadra in transizione difensiva, ma dietro fanno presto a compattarsi), e questo senza contare la qualità dei singoli interpreti difensivi.

    A difesa avversaria schierata trovano la profondità con i terzini, Kakà, Robinho ed Elano invece svariano, ma hanno sempre un cuscinetto di due-tre centrocampisti pronti a chiudere a palla persa (si ispira al Brasile del '94 non a caso). Grande partita di Felipe Melo.
    Sembra avere sempre tutto sotto controllo questa squadra. Non divertirà, ma anche questo è giocare bene.

    Il punto debole mi sembra invece la totale assenza di sostituti per Kakà e Robinho. Non esiste un altro trequartista in rosa, e non esiste una seconda punta con la capacità di Robinho di collaborare col centrocampo, di "assorbire" possesso-palla, di non dare punti di riferimento. Nilmar e Grafite sono decisamente un altro tipo di attaccante, oltre che giocatori inferiori.
    Questo rimprovero a Dunga: non la sua proposta calcistica che a tanti fa storcere il naso, ma il fatto di non essersi riservato delle alternative in panchina che potessero all'occorrenza offire qualcosa di diverso.

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  2. Tutto vero, Valentino... Brasile squadra molto concreta e pensata per essere tale. 2 mediani (Gilberto Silva e Melo) bloccati come pali davanti alla propria area, Maicon ad arare la fascia, Bastos più controllato nelle proprie avanzate e il terzetto di trequartisti lasciato libero di muoversi a proprio piacimento alle spalle del'unica punta.
    Nel mondiale in cui stiamo vedendo allenatori più che mai confusi e incapaci di dare identità alle proprie squadre (anche gente che ha vinto molto come Lippi, Capello, Le Guen etc. etc.), mi pare comunque un merito.
    Quindi, un calcio tatticamente basico, privo di alchimie e raffinatezze, che per il momento funziona ma che vorrei anche verificare in test più probanti di una Costa d'Avorio penalizzata dalle scelte di Eriksson (che novità... Gervinho e Romaric in panchina gridano vendetta e hanno dimostrato perchè quando sono entrati... Demel a dxt e non al centro, Zokora in difesa, Eboue a centrocampo e non terzino dxt...) e che non ha mai trasmesso determinazione se non quando ha iniziato a picchiare in modo scellerato.
    Riguardo le alternative, anche qui hai ragione. Salvo cambio di modulo, Julio Baptista (sigh) è l'unica cambio di Kaka e Robinho non ha un effettivo sostituto (il clone Neymar lo avrei portato, se non altro per fargli fare esperienza). Ma attenzione, anche Melo e Gilberto sono difficilmente sostituibili (Kleberson? Josuè? Non parliamo di grandi giocatori) e alle spalle di Bastos c'è un Gilberto che conosciamo fin troppo bene. Solo Maicon ed Elano hanno un cambio più che adeguato in Dani Alves (ed anche i centrali difensivi, aggiungo). Insomma, risultati o no, considerato chi è rimasto a casa, le scelte di Dunga continuano a lasciarmi molto perplesso.
    Marcello

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