SLOVACCHIA (4-4-1-1): Mucha; Pekarik, Skrtel, Salata (38' s.t. Stoch), Durica; Sestak (25' s.t. Holosko), Strba, Kozak, Weiss; Hamsik; Vittek. All: Weiss.
Panchina: Pernis, Kucink, Zabavnik, Cech, Petras, Sapara, Kucka, Kopunek, Jakubko, Jendrisek.
PARAGUAY (4-3-2-1): Villar; Bonet, Alcaraz, Da Silva, Morel; Vera (43' s.t. E. Barreto), V. Caceres, Riveros; Valdez (22' s.t. Torres), Santa Cruz; Barrios (37' s.t. Cardozo). All: Martino.
Panchina: D. Barreto, Bobadilla, Veron, Caniza, J. C. Caceres, Santana, Ortigoza, Benitez, Gamarra.
ARBITRO: Maillet
NOTE: ammoniti Weiss, Durica, Vera, Sestak
Buon Paraguay. Conosce i suoi limiti, razionale e concreto. Allucinante la pochezza slovacca.
Se contro l’Italia avevamo visto il Paraguay classico, che fa leva sulla difesa, contro la Slovacchia i sudamericani hanno avuto il merito di saper cambiare registro, facendo la partita in maniera convincente. Sia chiaro, i limiti qualitativi a centrocampo non si possono superare, e così anche in questa gara condotta all’offensiva, il Paraguay parte comunque dalla sua fase di non possesso, dal pressing alto peraltro già apprezzato anche in alcune fasi con l’Italia.
Pressing alto e poi gioco palla a terra ma abbastanza verticale e diretto sulle punte, che stavolta sono tre, sono ottime e sostengono il baricentro della squadra. Lucas Barrios è quello più avanzato, quello che vede meglio la porta ma che è anche bravo a proteggere palla, svariare un minimo e dialogare palla a terra; Santa Cruz è il più arretrato, il più simile a un trequartista per qualità tecniche (non per caratteristiche tattiche naturalmente), può portare palla e, partendo defilato da sinistra, anche ripiegare in fase difensiva (sulla fascia opposta invece chiude Vera); Nelson Valdez (non un idolo di chi scrive), ronza come una zanzara negli spazi che gli aprono di volta in volta i movimenti di Barrios e Santa Cruz, dando anche lui una mano in copertura grazie a polmoni inesauribili.
Il lavoro delle tre punte è fondamentale perché spalle alla porta anticipano costantemente i difensori slovacchi offrendo una sponda ai centrocampisti. Il resto lo fa la compattezza del blocco paraguaiano, sempre pronto ad accorciare non solo in fase difensiva. Esemplare Vera, autore del gran gol che sblocca la partita: giocatore dai piedi discutibili (per quanto il tocco d’esterno con cui conclude a rete sia notevole) ma assai prezioso per il dinamismo e l’intelligenza nel coprire e attaccare gli spazi senza palla. La dinamica dello 0-1 riassume il buon primo tempo degli uomini di “Tata” Martino: pressing, recupero alto, appoggio sull’attaccante (Barrios), inserimento dal centrocampo, gol.
Nella ripresa la proposta paraguaiana cala un po’ d’intensità, baricentro un po’ più basso, per cui Martino decide di premunirsi togliendo le tre punte (fuori Valdez), avanzando Santa Cruz e inserendo un esterno di ruolo (in origine pure terzino) sulla sinistra, Aureliano Torres.
Non soffre minimamente il Paraguay e nel finale torna all’attacco per infliggere il colpo di grazia, rinvigorito davanti dall’ingresso di Cardozo, con il raddoppio firmato Riveros (neo-acquisto del Sunderland).
Della Slovacchia c’è poco da dire: non sembra una squadra di calcio. Assoluta disarmonia e incomunicabilità totale fra i reparti. Passaggi a ritmo da lumaca fra difensori che talvolta sembrano bambini al primo contatto con un pallone, assenza di punti di riferimento che annichilisce i giocatori di maggior talento, Hamsik e Weiss. Il napoletano non sa che pesci pigliare: la sua squadra non sa fare uscire il pallone dalla difesa, per cui Hamsik non può essere attivato, poi l’assenza di appoggio dall’attacco toglie anche ogni possibilità di inserimento, la specialità della casa. Questo senza dimenticare le lacune di personalità comunque evidenziate da Hamsik in queste due partite. Più vivace Weiss, ma anche lui si perde, perché con una squadra impostata così i suoi dribbling avvengono tutt’al più all’altezza della metacampo e spalle alla porta, e restano perciò inutili.
VALENTINO TOLA
Comunque tecnicamente (ripeto: tecnicamente) la Slovacchia è più forte di questa Italia...Ribadisco: tecnicamente...
RispondiEliminaBeh, comunque lo stanno nascondendo molto bene, eh :P
RispondiEliminatecnicamente secondo me sono da Mondiale solo Weiss jr, Hamsik, Skrtel e Sestak
RispondiEliminamarkovic
e Stoch
RispondiEliminaforse anche Jendrisek, ma lo conosco pochino onestamente
RispondiEliminaJendrisek ha firmato per lo SCHALKE. Durica è all'Hannover e Pekarik è stato uno dei primi cambi difensivi per il Wolfsburg. Poi c'è il gruppo dei "turchi" che non è male...
RispondiEliminasaranno pure titolari in Turchia o dove, ma a me tutta la Slovacchia (eccetto tre o quattro elementi) è sembrata di una pochezza estrema
RispondiEliminamarkovic
Sì, tutto quello che volete... ma la Slovacchia tecnicamente non è più forte dell'Italia. Vabbè che questa è la peggior nazionale azzurra dai tempi di Messico '86 (anche in quell'occasione, eravamo campioni del mondo), però il divario c'è, e piuttosto chiaro (questo non significa che fra Lippo Lippi & Co. non riescano anche perdere il match decisivo... ormai son capaci di tutto).
RispondiEliminaMarcello
Deludentissima Slovacchia. Nel girone di qualificazione e nelle amichevoli pre-Mondiale aveva destato tutt'altra impressione.
RispondiEliminaAlla lista di giocatori salvabili o presentabili aggiungo il portiere Mucha (che ha da poco firmato con l'Everton) ed il difensore Durica (che è un centrale però, non un terzino sinistro). Bravo nel gioco aereo Jakubko del Saturn.
E poi ci sarebbe Hubocan, escluso incredibilmente, miglior difensore dello Zenit di Spalletti in questi ultimi mesi...