SPAGNA (4-1-4-1) Casillas; Sergio Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila; Busquets; Iniesta, Xavi, Xabi Alonso (dal 48’ s.t. Marchena), Villa (dal 43’ s.t. Pedro); Torres (dal 13’ Llorente). (Reina, Valdes, Albiol, Arbeloa, Jesus Navas, Silva, Fabregas, Javi Martinez, J. Mata) All. Del Bosque .
PORTOGALLO (4-3-3) Eduardo; Ricardo Costa, Ricardo Carvalho, Bruno Alves, Coentrao; Tiago, Pepe (dal 27’ Pedro Nendes), Raul Meireiles; Simao (dal 27’ s.t. Liedson), Hugo Almeida (dal 13’ Danny), C. Ronaldo. (Beto, Daniel Fernandes, Paulo Ferreira, Rolando, Duda, Miguel, Deco, Miguel Veloso) All. Queiroz .
ARBITRO Baldassi (Arg).
NOTE: espulso Ricardo Costa (rosso diretto) al 43’ .t. per gioco scorretto. Ammoniti Xabi Alonso (S), Tiago (P) per gioco scorretto. Spettatori 62.955. Angoli 6-3. Recuperi: 1’ p.t., 3’ s.t.
Fra le due iberiche, la Spagna gode. Lievissimi progressi ma ancora parecchi problemi di gioco per la squadra di Del Bosque, che comunque guadagna fiducia e potrà giocarsi da favorita il quarto col Paraguay, pur non del tutto privo di insidie (i sudamericani si difendono come la Svizzera, non hanno manovra ma possono comunque creare l’episodio con il loro attaccanti molto più di quanto non potessero gli elvetici già andati di traverso alle Furie Rosse). Banalissimo il Portogallo.
Il meglio della propria partita la Spagna lo offre nelle battute iniziali, con tre conclusioni verso la porta di Eduardo, discreta come approccio e ritmo. Il Portogallo è schierato con un 4-1-4-1 dove però Cristiano Ronaldo copre la fascia destra con scarsi obblighi difensivi (per indole, ma anche per una questione di equilibrio: Queiroz sa che è lui il giocatore sul quale basare l’uscita per il contropiede). La Spagna comincia a muovere palla con Piqué, che attira un po’ il centrocampo portoghese, poi gira verso il lato opposto, dal centro-destra verso sinistra, con cambio di gioco o con scambi palla a terra non fa differenza, l’obiettivo è attaccare la fascia destra del Portogallo. Villa riceve largo, e a supporto c’è Capdevila e a turno Xabi Alonso, Xavi o Iniesta che appoggiano da quella parte e creano un tre-contro-due. Cristiano Ronaldo ripiega poco, Tiago è costretto ad allargarsi, e così quando non trova il fondo la Spagna può comunque rientrare centralmente per cercare o una nuova combinazione sulla trequarti o la conclusione diretta in porta, come fanno Villa due volte e Torres una. Torres che invece dal centro taglia spesso verso destra per allargare la difesa portoghese anche dall’altro lato e aprire alle sovrapposizioni di Ramos o a incursioni dalla seconda linea. Una Spagna aggressiva nei movimenti offensivi, peccato però che duri un quarto d’ora scarso.
Xavi non ha la stessa assurda posizione di trequartista della partita col Cile, esageratamente avanzata e avulsa dal gioco, partendo qualche metro dietro tocca più palloni e vede la giocata di fronte, però la ripartizione degli spazi resta non ottimale, e la composizione del centrocampo una forzatura.
Inizia con tre centrali (e Busquets che scaccia Xabi Alonso dalla zona davanti alla difesa, dove il basco può giocare il suo calcio migliore…), poi in corso d’opera Iniesta abbandona la fascia destra e si passa a una sorta di “quadrato non magico”, Xabi Alonso e Busquets bassi e Xavi e Iniesta avanzati. Si può dire che rispetto alle partite precedenti la Spagna guadagni un pochino di equilibrio: non c’è quella stridente separazione fra un blocco arretrato e uno avanzato vista contro il Cile e a tratti con l’Honduras, perché i quattro giocano molto ravvicinati e molto stretti nella zona del “trivote” portoghese (Pepe davanti alla difesa, Tiago interno destro, Meireles interno sinistro), guadagnando la superiorità numerica e assicurando un certo controllo, però è altresì evidente che l’azione del centrocampo manca di profondità, si fa troppo piatta e sacrifica quei potenziali appoggi in zone più avanzate che potrebbero far progredire l’azione della Spagna con maggiore agilità, snellendo l’inizio dell’azione davanti alla difesa (butto lì il nome del signor Silva…). Invece ancora troppi movimenti incontro al pallone, ancora troppa poca presenza a ridosso dell’attacco, troppo ridondante palleggiarsi addosso.
Il quadrato centrale controlla ma non smuove il sistema difensivo portoghese, non ci sono movimenti verticali, tagli dalla fascia verso il centro o viceversa che possano smuoverlo. Il quadrato gestisce il pallone, attira un po’ il Portogallo in quella zona, però una volta che apre verso le fasce, Sergio Ramos e Villa, i riferimenti larghi (qualche volta anche Torres che si defila), devono portare palla e puntare, talvolta anche due avversari, senza l’effetto-sorpresa della sovrapposizione. Troppo statico, troppo rimasticato il gioco. Capita di vedere Piqué sbracciarsi e giocare palla lunga senza troppa convinzione, oppure di vedere Xabi Alonso e Busquets passeggiare incerti correndo persino il rischio di inciampare. Segno che i riferimenti per i portatori di palla non sono mai certi, si è smesso di giocare a memoria, e il tocco di prima non viene più naturale.
E questo blando controllo non è nemmeno troppo sicuro, perché una simile staticità facilita le letture difensive portoghesi e può forzare perdite pericolose in mezzo al campo, come quella di Xabi Alonso che avvia un contropiede di Meireles, sul cui cross però Hugo Almeida cicca la deviazione di testa, potenzialmente letale perché la difesa spagnola, mal disposta, non lo marcava.
La ripresa prolunga lo stallo del gioco spagnolo e della partita in generale. Spagna bloccata, e se stiamo ad aspettare il Portogallo stiamo freschi. Il contropiede lusitano si segnala per la sua scarsa organizzazione: il problema non è giocare una partita difensiva, che anzi contro la Spagna è la strategia più comprensibile, il problema è non avere un’azione di rimessa sufficientemente organizzata, studiare i punti d’appoggio per uscire dalla metacampo e gli spazi da colpire. Così tutto ciò si converte in una mera accumulazione di uomini nella metacampo difensiva. C’è Ronaldo perso, poco attivo e poco attivato, e praticamente è il solo Almeida, distantissimo dal resto, a dover inventarsi la transizione offensiva dal nulla, sgomitando per portare qualche pallone su. Disgraziato sotto porta, qualche insidia la crea però con il fisico prestante e la progressione, come quando scappa via e quasi provoca un’autorete di Puyol. Queiroz comunque lo toglie presto dal campo, in favore di Danny, lasciando così Cristiano Ronaldo unica punta.
Nello stesso momento Del Bosque opera il suo primo cambio, chiamando fuori il sempre più discusso Fernando Torres per dare spazio a Llorente. El Niño non brilla, vero, ma in attesa che la Musa lo ispiri come Paolo Rossi nell’82 (Nota: questa non l’ho scritta io ma l’Ufficio Censura della RAI, che esige almeno un riferimento nazionalpopolare per pezzo) resta un giocatore importantissimo se non fondamentale per il suo movimento senza palla. Torres che taglia e allunga la difesa avversaria è già una possibilità in più di giocare bene per i compagni, anche se poi quando controlla il pallone gli scappa come una saponetta. Se non ci fosse lui il problema del palleggiarsi addosso si aggraverebbe, poco ma sicuro.
Una Spagna sempre poco profonda, che minaccia solo quando i suoi giocatori chiedono palla sul piede e trovano sporadicamente il varco per la rifinitura o per sassate come quelle di Villa che tutta la sera non fanno che inquietare Eduardo.
La prova delle difficoltà della Spagna è la stessa azione del gol, peraltro viziato da un fuorigioco di Villa: nell’occasione la Spagna non ha né la superiorità numerica centralmente né l’uomo smarcato tra le linee, il Portogallo è tutto piazzato, ma nonostante questo la pura abilità nello stretto permette a Xabi Alonso di pescare con un passaggio verticale Iniesta al limite dell’area, a Iniesta di girarsi spalle alla porta, nascondere il pallone e farlo filtrare per il colpo di tacco di Xavi che infine smarca Villa per il gol. Un’azione così arzigogolata non la trovate nei manuali di tattica, statene certi.
Grande la partita del Guaje, ispiratissimo in tutto il torneo: non ha nessun problema a partire dalla sinistra per cercare il gol (anzi, praticamente così si sta già allenando per il Barça), ma aiuta molto pure nei ripiegamenti in favore di Capdevila, anche se più gliene vengono chiesti più è segno che la Spagna non sta giocando come dovrebbe. Eccellente anche Ramos, da segnalare in negativo invece le ripetute incertezze di Casillas, peraltro in linea con tutta una stagione assai poco brillante.
Dopo il vantaggio è tutta un’altra cosa per la Spagna, perché quello che prima poteva essere un possesso-palla sterile ora diventa una pietra tombale sulla gara. Nessun altro sa conservare la sfera e far passare i minuti come questi giocatori, e si aprono naturali anche gli spazi in contropiede (gran percussione di Ramos sventata in angolo da Eduardo). Poi anche l’ingresso di Llorente è servito, perché oltre ad andare vicino al gol di testa in un paio di occasioni Fernandote protegge il pallone, fa salire i compagni e ottiene qualche fallo prezioso.
A questo poi c’è da aggiungere un Portogallo del tutto privo di idee quando non si tratta più di difendere lo 0-0. Poverissima la manovra, e deludente anche l’attitudine mostrata dopo il vantaggio. Serve a poco Liedson per Simão se l’unica nota di rilievo sono le iniziative di Coentrão, destinato a diventare il miglior terzino sinistro europeo vista anche la poco nutrita concorrenza. Mentre Del Bosque spende un paio di cambi da rischio-fucilazione (Pedro per Villa e Marchena per Xabi Alonso… tío, e se poi finisci ai supplementari?), il massimo che esprime il Portogallo sono una rimessa e un paio di cross alla ricerca della mischia con tutti dentro l’area avversaria. Anche il difensore Ricardo Costa, che però si fa espellere per aver steso Capdevila con un micidiale colpo di vento allo zigomo. Fa quasi sorridere per l’indecorosa sfacciataggine la sceneggiata del terzino del Villarreal.
VALENTINO TOLA
Per me quella di ieri è stata la peggior Spagna del mondiale. Almeno contro la Svizzera c'era stato un tentativo di assedio, invece ieri i ritmi erano bassissimi, i fari (Xavi in particolare) spenti, e le idee poche e ripetitive. Capisco l'utilità di Torres, ma finiva sempre che dentro l'area lusitana non c'era nessun attaccante (troppo esterna la stella del Liverpool: ottima l'idea di inserire il più statico e "pesante" Llorente), il che, unito alla totale assenza di profondità, rendeva più che necessarie le ipotetiche accelerazioni di Iniesta, che invece ha confermato lo stato di forma insufficiente mostrato lungo tutta la stagione (preoccupante: dura da quasi un anno). Se non altro sembrano aver dato retta a chi su questi lidi promuoveva il tiro da fuori, anche se non è un tipo di cosa che si può improvvisare: ci vuole la giusta tempistica, se no si finisce per sparacchiare il pallone come ha cercato di fare Piquè verso la fine del primo tempo.
RispondiEliminaIl Portogallo esce a testa bassa: avrebbe anche potuto vincere se solo, come ha detto Valentino, si fosse premurato di imbastire una pur minima trama offensiva. Invece a parte le solite accelerazioni della rivelazione Coentrao, non si è visto nulla di nulla. Eppure la mia sensazione è che, con un po' di cinismo e lucidità in più, la porta di Casillas avrebbero potuto violarla eccome.
Tommaso.
Queiroz si è confermato per quello che è: un tecnico mediocre, buono per fare il secondo ma fallimentare quando l'onere di decidere grava solo sulle sue spalle. La formazione del Portogallo di ieri è da Museo dell'Orrore: Pepe interdittore è incommentabile, Ricardo Costa (il terzino messo sulla fascia, una mossa alla Clemente) pure, CR7 non è stato messo in grado una volta di partite in progressione come può fare. Il capolavoro al contrario è stata la sostituzione di Hugo Almeida, arruffone e tecnicamente rivedibile ma comunque in grado di tenere su la squadra e di fare a sportellate con Puyol e Piqué; far entrare il fantasma di Danny, poi, è stato un colpo di genio, visto che in panchina c'era Liedson, l'unico attaccante del Portogallo dotato di fiuto del gol. Se l'allenatore è sempre il primo responsabile delle sconfitte, Queiroz ieri è stato quasi l'unico in casa lusitana.
RispondiEliminaSulla Spagna poco da dire, l'involuzione rispetto a Euro 2008 è evidente e Valentino l'ha argomentata benissimo e in più occasioni; il Portogallo di ieri, però, era davvero troppa poca cosa per non vincere. Torres non mi è dispiaciuto a livello di movimenti, ma se si deve giocare a quel modo non sarebbe meglio azzardare un 4-3-3 con Villa e Torres larghi e Llorente centravanti classico? Una parola su Nando: a me è piaciuto, è entrato subito in partita e ha dimostrato una mia vecchia teoria, ovvero che se fosse servito decentemente (e non sempre e solo spalle alla porta) nell'Athletic potrebbe segnare il doppio rispetto a quanto fa attualmente.
@ Tommaso
RispondiEliminaSon d'accordo che quella di avant'ieri non è stata una partita brillante, e anche che il Portogallo avrebbe potuto fare più male, ma non credo sia stata la peggiore della Spagna. Anzi, direi che ho notato qualche leggero miglioramento rispetto al secondo tempo con l'Honduras e alla partita (oscena) col Cile. Ed è possibile anche che, sempre che non prendano sottogamba il Paraguay (sarebbe un errore imperdonabile, soprattutto dopo essersi già scottati con la Svizzera), questa squadra cominci a giocare meglio anche con questa formazione che pure non mi convince al 100%. Perchè l'altro giorno al di là della poca brillantezza, ho visto una squadra un pochino più sicura e autorevole, almeno come approccio, rispetto al Cile.
Per quanto riguarda le individualità, è chiaro che con riferimenti collettivi più incerti, nessuno si può esprimere davvero al 100%. Però a me Iniesta non sta dispiacendo affatto, anzi.
Poi è vero che l'area di rigore in troppi momenti è un po' vuota, ma il problema non sono i movimenti di Torres (che son sempre stati quelli), ma lo scarso supporto del centrocampo. Torniamo sempre lì, è troppo poco profondo, e lo è anche per fornire adeguato supporto all'attacco con gli inserimenti. Poi anche Villa: incide partendo da sinistra e puntando palla al piede, però vorrei vederlo stringere un po' di più sul secondo palo quando l'azione si sviluppa sulla fascia opposta.
@ Edo
Sì, a conti fatti la sostituzione di Almeida non si è rivelata positiva, pur nutrendo generalmente stima per Danny e pur avendo sulla carta un suo senso la mossa di Queiroz, che cercava più velocità nel contropiede (Danny è un giocatore che palla al piede è una scheggia).
Non so, io non azzarderei il 4-3-3 con Villa, Torres e Llorente. Fai conto Edo che il centrocampo già così è molto piatto, se tu aggiungi un'altra punta, un giocatore più diretto, al posto di Iniesta che fa da raccordo la Spagna rischia di ritornare eccessiva la separazione fra centrocampo (questo centrocampo con Busquets+Alonso) e attacco, come contro il Cile e nella ripresa con l'Honduras.
Altro discorso se tu invece togli uno fra Xabi Alonso e Busquets (cioè Busquets) e metti Iniesta mezzala. Così sarebbe più equilibrata la squadra. Però Del Bosque non toglierà mai uno fra Busquets e Xabi Alonso.
In linea generale comunque, più che le tre punte pure per questa squadra preferirei massimo due punte e poi tanti centrocampisti che si muovono fra la posizione di mezzala e trequartista (con Silva e Iniesta falsi esterni, Cesc come primo ricambio quando si passa al centrocampo a cinque). La squadra di Aragonés, scusate se sono noioso su questo punto.
Lloente è il paradosso dell'Athletic. Una squadra che gioca tutta su di lui ma che lo sfrutta massimo per un 50% del suo potenziale. Sono d'accordissimo, raddoppierebbe i gol con un Athletic più evoluto. Con Jokin c'è poco da sperare, ma non si mai: speriamo di vedere Muniain e Fernando insieme stabilmente, i potenziali "Vialli e Mancini" del futuro Athletic (anche questa me l'ha dettata l'Ufficio della RAI), Toquero permettendo...