PARAGUAY (4-3-3): Villar; Caniza, J.Caceres, Da Silva, Morel; Riveros, V.Caceres, Vera; Santa Cruz, Valdez (20' st Benitez), Cardozo (20' st Barrios). (Veron, Bonet, E.Barreto, Santana, D.Barreto, Torres, Lucas, Ortigoza, Alcaraz, Gamarra). All. Martino.
NUOVA ZELANDA (3-4-3): Paston; Reid, Nelsen, Smith; Bertos, Elliott, Vicelich, Lochhead; Killen (34' st Brockie), Fallon (23' st Wood), Smeltz. (Sigmund, Brown, Moss, Barron, Mc Glinchey, Clapham, Mulligan, Boyens, Christie, Bannatyne). All. Herbert.
ARBITRO: Nishimura (Giappone).
NOTE: Giornata nuvolosa, terreno in buone condizioni. Spettatori: 45.264. Angoli: 2-0 per il Paraguay. Ammoniti: V. Caceres (P), Santa Cruz (P), Nelsen (N). Recupero: 1'pt; 3'st.
Quella del Peter Mokaba Stadium di Polokwane tutto è meno che la più entusiasmante delle partite, con uno 0-0 piuttosto spento con le due squadre che regalano poco. Nonostante tutto, è un match che tutto sommato soddisfa entrambe, perché la Nuova Zelanda chiude questo Mondiale addirittura da imbattuta, soddisfazione non da poco per la squadra che alla vigilia del torneo veniva considerata come la possibile cenerentola, mentre il Paraguay vince il girone senza mai vedere particolarmente in dubbio il proprio primo posto.
Il trend della partita è chiaro dall’inizio alla fine, con il Paraguay che sa di essere lontano da tutti i giochi pericolosi con un risultato di parità e allora sceglie di gestire il pallone con un possesso di palla continuo senza però grande qualità né grandi spunti: la Nuova Zelanda è ancora una volta ben coperta (atteggiamento dovuto anche per coprire qualche limite obiettivo sul piano tecnico) e difende bene con i giusti tempi nelle chiusure e nelle coperture, una difesa che funziona e che raramente viene messa a dura prova dall’attacco paraguaiano. Di fatto, la squadra di Martino ha quasi un monologo di possesso palla nel primo tempo ma non riesce mai a rendersi pericolosa, mentre la Nuova Zelanda dal canto suo impegna Justo Villar solo con due cross stretti ben intercettati dal portiere paraguaiano.
Nella ripresa la Nuova Zelanda prova a scuotersi con un gran tiro dal limite di Elliott che esce non di molto, ma è il Paraguay a continuare ad avere in mano il gioco, faticando ma riuscendo a creare tre buone occasioni, ben respinte da un Mark Paston che (a parte i primi 20 minuti contro la Slovacchia) ha giocato un Mondiale superbo ai limiti della perfezione, prendendosi anche delle rivincite con chi addirittura lo aveva preso in giro. E’ un Paraguay migliore rispetto al primo tempo ma che non convince del tutto, non pungendo mai con continuità: Santa Cruz gioca un match piuttosto soft, Valdez corre come sempre tanto ma non incide, mentre Cardozo paga una lentezza enorme e non riesce mai a rendersi pericoloso. Martino punta nella ripresa su Benitez e Barrios, ma anche loro non riescono a colpire.
La Nuova Zelanda forse paga per la prima volta una certa dose di inesperienza a questi livelli: la squadra infatti non riesce a tornare efficace dopo l’ebbrezza assoluta del grande pareggio arrivato contro l’Italia, apparendo un po’ scarica sulle gambe e senza idee in avanti, anche se la fase difensiva ancora una volta è stata sorprendentemente positiva. Serviva una vittoria per un clamoroso passaggio del turno e la squadra riesce a scuotersi solo negli ultimi cinque minuti, creando un paio di mischie ma ormai era troppo tardi per centrare la qualificazione: non è però troppo tardi per raccogliere gli applausi meritatissimi, perché gli All Whites hanno giocato un Mondiale memorabile, riuscendo impensabilmente a chiudere addirittura davanti ai Campioni del Mondo dell’Italia nel girone, loro che dovevano essere la cenerentola del Mondiale. Si chiude con tre punti che vedono la squadra di Herbert imbattuta, un risultato impossibile da prevedere: già il pareggio contro la Slovacchia sembrava un miracolo. La squadra che doveva subire caterve di gol per la propria inferiorità tecnica ha invece avuto una difesa superba guidata dal gladiatorio Ryan Nelsen e chiude il girone con appena due gol subiti, per giunta entrambi rivedibili: quello di Vittek della Slovacchia era in fuorigioco netto, quello di Iaquinta arrivato su un rigore assurdo.
E’ un Mondiale di calcio che ha entusiasmato il popolo neozelandese: pare infatti che un quarto della popolazione fosse sveglia in piena notte a guardare il match contro l’Italia, il che fa pensare ad una cresciuta di popolarità del calcio. Con l’uscita dell’Australia dalla Federazione oceanica, di fatto le qualificazioni per i Mondiali per la Nuova Zelanda si riducono a sole due partite vere ovvero quelle degli spareggi extracontinentali (le altre squadre oceaniche sono troppo deboli per competere), quindi è possibile che gli All Whites diventino una presenza abituale ai Mondiali: la determinazione e l’organizzazione non è mancata a questa Nazionale e chissà che questa esperienza e una crescita di popolarità di questo sport possa permettere alla Nuova Zelanda di crescere anche sul piano tecnico e magari poter proporre qualcosa di diverso. Di certo, questa avventura sudafricana vede i calciatori Nuova Zelanda tornare a casa con l’etichetta di “eroi”: chissà che la patria del cricket, con una Nazionale straordinaria nel rugby e con una ottima cultura sportiva (di tanti sport, non solo di “uno” come in alcune latitudini) non riesca ad appassionarsi anche al calcio, regalandoci una Nazionale ancora più competitiva. Herbert e i suoi hanno emozionato un popolo e non solo.
SILVIO DI FEDE
Il trend della partita è chiaro dall’inizio alla fine, con il Paraguay che sa di essere lontano da tutti i giochi pericolosi con un risultato di parità e allora sceglie di gestire il pallone con un possesso di palla continuo senza però grande qualità né grandi spunti: la Nuova Zelanda è ancora una volta ben coperta (atteggiamento dovuto anche per coprire qualche limite obiettivo sul piano tecnico) e difende bene con i giusti tempi nelle chiusure e nelle coperture, una difesa che funziona e che raramente viene messa a dura prova dall’attacco paraguaiano. Di fatto, la squadra di Martino ha quasi un monologo di possesso palla nel primo tempo ma non riesce mai a rendersi pericolosa, mentre la Nuova Zelanda dal canto suo impegna Justo Villar solo con due cross stretti ben intercettati dal portiere paraguaiano.
Nella ripresa la Nuova Zelanda prova a scuotersi con un gran tiro dal limite di Elliott che esce non di molto, ma è il Paraguay a continuare ad avere in mano il gioco, faticando ma riuscendo a creare tre buone occasioni, ben respinte da un Mark Paston che (a parte i primi 20 minuti contro la Slovacchia) ha giocato un Mondiale superbo ai limiti della perfezione, prendendosi anche delle rivincite con chi addirittura lo aveva preso in giro. E’ un Paraguay migliore rispetto al primo tempo ma che non convince del tutto, non pungendo mai con continuità: Santa Cruz gioca un match piuttosto soft, Valdez corre come sempre tanto ma non incide, mentre Cardozo paga una lentezza enorme e non riesce mai a rendersi pericoloso. Martino punta nella ripresa su Benitez e Barrios, ma anche loro non riescono a colpire.
La Nuova Zelanda forse paga per la prima volta una certa dose di inesperienza a questi livelli: la squadra infatti non riesce a tornare efficace dopo l’ebbrezza assoluta del grande pareggio arrivato contro l’Italia, apparendo un po’ scarica sulle gambe e senza idee in avanti, anche se la fase difensiva ancora una volta è stata sorprendentemente positiva. Serviva una vittoria per un clamoroso passaggio del turno e la squadra riesce a scuotersi solo negli ultimi cinque minuti, creando un paio di mischie ma ormai era troppo tardi per centrare la qualificazione: non è però troppo tardi per raccogliere gli applausi meritatissimi, perché gli All Whites hanno giocato un Mondiale memorabile, riuscendo impensabilmente a chiudere addirittura davanti ai Campioni del Mondo dell’Italia nel girone, loro che dovevano essere la cenerentola del Mondiale. Si chiude con tre punti che vedono la squadra di Herbert imbattuta, un risultato impossibile da prevedere: già il pareggio contro la Slovacchia sembrava un miracolo. La squadra che doveva subire caterve di gol per la propria inferiorità tecnica ha invece avuto una difesa superba guidata dal gladiatorio Ryan Nelsen e chiude il girone con appena due gol subiti, per giunta entrambi rivedibili: quello di Vittek della Slovacchia era in fuorigioco netto, quello di Iaquinta arrivato su un rigore assurdo.
E’ un Mondiale di calcio che ha entusiasmato il popolo neozelandese: pare infatti che un quarto della popolazione fosse sveglia in piena notte a guardare il match contro l’Italia, il che fa pensare ad una cresciuta di popolarità del calcio. Con l’uscita dell’Australia dalla Federazione oceanica, di fatto le qualificazioni per i Mondiali per la Nuova Zelanda si riducono a sole due partite vere ovvero quelle degli spareggi extracontinentali (le altre squadre oceaniche sono troppo deboli per competere), quindi è possibile che gli All Whites diventino una presenza abituale ai Mondiali: la determinazione e l’organizzazione non è mancata a questa Nazionale e chissà che questa esperienza e una crescita di popolarità di questo sport possa permettere alla Nuova Zelanda di crescere anche sul piano tecnico e magari poter proporre qualcosa di diverso. Di certo, questa avventura sudafricana vede i calciatori Nuova Zelanda tornare a casa con l’etichetta di “eroi”: chissà che la patria del cricket, con una Nazionale straordinaria nel rugby e con una ottima cultura sportiva (di tanti sport, non solo di “uno” come in alcune latitudini) non riesca ad appassionarsi anche al calcio, regalandoci una Nazionale ancora più competitiva. Herbert e i suoi hanno emozionato un popolo e non solo.
SILVIO DI FEDE
Nessun commento:
Posta un commento