sabato 3 luglio 2010

Paraguay-Spagna 0-1: Villa 83'.


PARAGUAY (4-1-3-2): Villar; Veron, Da Silva, Alcaraz, Morel; V. Caceres (dal 40’ s.t. Barrios); E. Barreto (dal 18’ s.t. Vera), Riveros, Santana; Cardozo, Valdez (dal 28’ s.t. Santa Cruz). (D. Barreto, Bobadilla, Bonet, J. Caceres, Caniza, Ortigoza, Torres, Benitez, Gamarra). All. Martino.

SPAGNA (4-1-3-2): Casillas; Sergio Ramos, Piqué, Puyol (dal 40’ s.t. Marchena) , Capdevila; Busquets; Xavi, Xabi Alonso (dal 30’ s.t. Pedro), Iniesta; Fernando Torres (dal 10’ s.t. Fabregas), Villa. (Reina, Bonet, Arbeloa, Albiol, Martinez, Navas, Silva, Mata, Llorente). All. Del Bosque.

ARBITRO: Batres (Gua).

NOTE: spettatori 55.359. Ammoniti Piqué, Alcaraz, V. Caceres, Morel, Santana. Recupero 1’ p.t., 3’ s.t.


La Spagna eguaglia come minimo il suo miglior risultato storico, il quarto posto del 1950, ma non prima di una sofferenza atroce e di escursioni nel terreno dell’irrazionale. Nel giro di un minuto un rigore prima per il Paraguay e poi per la Spagna, entrambi falliti da Cardozo e Xabi Alonso. Ci pensa poi l’arbitro Batres a infiocchettare il tutto con dettagli visionari.
I rigori c’erano entrambi, ma a Xabi Alonso lo fa ripetere perché mezzo giocatore passa la lunetta dell’area di rigore, invece quello di Cardozo non si ripete nonostante alcuni giocatori, tutti spagnoli, situati quasi sulla stessa linea del tiratore paraguaiano al momento della battuta. Aggiungeteci poi che sul rigore spagnolo Alcaraz andava espulso (chiara occasione da gol) e che ci stava anche un nuovo rigore su Cesc al momento della ribattuta di Villar, e avrete un bel quadro surrealista.
La partita in generale è stata ancora una volta giocata male, decisamente male, dalla Spagna, squadra che avanza soprattutto grazie all’enorme qualità e a una certa personalità, un “saper competere”, acquisito dai propri giocatori, oltre a quel pizzico di fortuna indispensabile. Ingredienti finora sufficienti per andare oltre la realtà di un undici disegnato male dall’allenatore.
Ora la Germania, il rullo compressore: potrebbe far comodo alla Spagna non partire per una volta col ruolo di favorita, ed oltre a questo ha tutte le possibilità di risultare indigesta alla Germania. Tralasciando il miglior organico delle quattro semifinaliste, ha le carte in regola per addormentare il gioco a centrocampo e costringere i tedeschi, non irreprensibili in fase difensiva, a ritmi che non gradiscono. Lì, nel mezzo, starà la chiave della partita, sempre che Del Bosque se ne ricordi…
Il Paraguay esce a testa altissima, affermando la miglior organizzazione difensiva di tutto il mondiale. Non solo un fatto collettivo, è un piacere pure vedere difensori come Alcaraz o Da Silva così abili nel gestire tutti i fondamentali richiesti al difensore nelle varie situazioni, dall’anticipo alla copertura, dal gioco aereo alla chiusura laterale, dall’uno contro uno al disimpegno. È ormai una scuola questa dei difensori paraguaiani, consacrata con tutti gli onori. Anche questo è bel calcio.

Cambia la formazione (fascia destra tutta nuova, il rude Verón al posto di Bonet e il più tecnico Barreto preferito al più dinamico Vera; Santana altra novità come esterno sinistro, poi a sorpresa in attacco sia Santa Cruz che Barrios in panchina), ma i principi del gioco di Martino rimangono gli stessi. Un 4-4-2 con a centrocampo esterni non di ruolo, più propensi a stringere al centro ma comunque sempre pronti a fornire il raddoppio al terzino.
Tutto è sempre e comunque basato sul recupero del pallone e la ripartenza: può sembrare un paradosso, ma per come è congegnato il Paraguay si trova meglio con una Spagna, che gli dà proprio i punti di riferimento tattici che desidera, piuttosto che con un Giappone anch’esso portato a lasciare l’iniziativa all’avversario (infatti agli ottavi ne è scaturita la partita più bloccata di tutto il mondiale). Poi l’altezza del baricentro, la zona dove si sceglie di recuperare il pallone può variare. In questo caso il Paraguay ha scelto di pressare alto, già quando Piqué e Puyol si allargano per ricevere da Casillas. E lo ha fatto benone, conseguendo il dominio territoriale nei primi 20 minuti. Poi una volta in possesso del pallone, il Paraguay opta per il gioco diretto, attaccare le seconde palle, con Cardozo che fa da torre e Valdez che attacca gli spazi. La Spagna soffre perché più di una volta piazzata male in difesa, con un Puyol mediocre, anticipato spesso da Valdéz (il blaugrana poi è quasi dilettantesco quando cede al suo rivale l’interno per rientrare sul destro in un contropiede nel finale del primo tempo), e il Paraguay fa quasi sua la partita sfruttando palle alte e calci da fermo, vedi il gol annullato nel primo tempo a Valdez per un fuorigioco attivo di Cardozo, o anche lo stesso goffo fallo da rigore commesso da Piqué.
Nel finale, nel tentativo di acciuffare il pareggio, Martino si gioca anche Santa Cruz e Barrios, che quasi sfiorano il gol: sfarfalla e salva capra e cavoli lo stesso Casillas, prima titubante sul destro di Barrios poi provvidenziale sulla respinta di Santa Cruz.

Ma per individuare le sofferenze della Spagna bisogna sempre partire dalla sua fase di possesso. È quando ha il pallone che la Spagna deve costruire i presupposti del suo equilibrio, il resto è in buona parte una conseguenza.
E qui, sapendo di essere ripetitivo, le cose continuano a non funzionare e il centrocampo ad avere poco senso. La Spagna ha sempre sofferto a superare la prima linea avversaria, durante tutta la gara, sia quando il Paraguay pressava alto (e la Spagna colpevolmente non cercava mai il lancio alle spalle della difesa per Torres e Villa) sia quando ripiegava per la stanchezza come nella ripresa. Questo evidenzia un difetto intrinseco dalla Spagna, prima ancora del merito dell’avversario.
Al solito è capitato di vedere Piqué (sì, proprio quel Piqué che scarta i portieri con una ruleta) imbarazzato col pallone tra i piedi, più di una volta: già ci sono gli avversari, se poi ci si mettono Busquets e Xabi Alonso subito davanti, alla stessa altezza, a ostruirgli le linee di passaggio, l’azione della Spagna fa davvero fatica a progredire e rimane lì con millecinquecento tocchi orizzontali. Non si distende bene la squadra, e quando la palla filtra nella metacampo avversaria nove volte su dieci le speranze sono tutte riposte negli uno contro uno. La palla arriva troppo lenta alle corsie laterali, gli esterni devono portarla e i tempi della sovrapposizione non maturano mai.
Raccontare una partita della Spagna significa sempre ricostruire un’infinità di aggiustamenti in corsa dal centrocampo in su. Si è partiti con un 4-4-2 con Iniesta a sinistra e Xavi falso esterno a destra (orrore), e Villa riportato vicino a Torres; poi dopo dieci minuti si è tornati al 4-2-1-3 con Villa di nuovo largo a sinistra, Iniesta falsa ala destra e Xavi trequartista (orrore); infine con l’ingresso di Cesc per Torres nella ripresa si è passati a un 4-2-3-1 con Xavi, Cesc e Iniesta a fluttuare sulla trequarti, per concludere con un 4-3-3 l’ingresso di Pedro per Xabi Alonso, che ha portato Iniesta di nuovo falsa ala destra e Xavi e Cesc mezzeali.
Tanti spostamenti ma la sostanza rimane la stessa: questa squadra ha bisogno di più punti d’appoggio e linee di passaggio in zone avanzate, non per far scrivere ai giornali “Qué viva el tikitaka”, ma per una questione di equilibrio, per guadagnare campo e sicurezza. Gli unici momenti in cui Xavi (colui che dovrebbe dettare sempre i tempi e invece risulta relegato ad apparizioni sporadiche) si è trovato comodo son stati quelli in cui Iniesta è riuscito a liberarsi tra le linee e a offrirgli la sponda per vedere la giocata di fronte. Se oltre ad Iniesta a spostarsi tra le linee ci fosse Silva (desaparecido: il lebbroso nella Spagna del “Busquets e altri 10” prima era Cesc, ora è lui), Xavi avrebbe il doppio di situazioni favorevoli per sviluppare il proprio gioco e risulterebbe ulteriormente potenziato. Invece ora è l’esatto contrario, con il doble pivote e le poche linee di passaggio avanzate, è lui che si fa attirare indietro, e ciò non fa che appesantire la manovra.
Resta questo, l’inizio del gioco troppo prolisso, il problema vero della Spagna, quello di Torres (giocatore che per quanto in scarsa forma resta, considerato il contesto, tatticamente più utile del pur validissimo Llorente) a mio avviso è fumo negli occhi mediatico, anche se non si deve sottovalutare la dinamica pericolosa in cui sta entrando El Niño: un circolo vizioso, perché partita dopo partita sente sempre più una fiducia a termine (prima ti sostituisco dopo un’ora, poi dopo 50 minuti, la prossima volta a fine primo tempo, poi chissà) che lo fa giocare sempre meno tranquillo.
Sull’unica azione buona a difesa schierata arriva comunque il gol: Iniesta che parte da sinistra, salta l’uomo non in dribbling, ma dando palla dietro a Cesc e seguendo lo scambio di questi con Xavi (gran palla fatta filtrare spalle alla porta) per poi smarcarsi senza palla tra le linee, da lì saltare secco un paraguaiano in uscita dalla difesa e poi attendere con grande classe il momento giusto per liberare Pedro al tiro che finisce sul palo ma permette comunque a Villa di ribadire in rete, non prima di un altro avventuroso palo, addirittura doppio. Qui c’è tutto lo spessore di Iniesta: anche non avendo ancora recuperato il cambio di ritmo dopo la finale col Manchester United (quando un estasiato Rooney addirittura gli diede del miglior giocatore del mondo), resta un ingegno superiore, un giocatore determinante come pochi altri. La stampella, lui e gli altri talenti, di una Spagna ancora irrisolta.

VALENTINO TOLA


Spagna avanti come da pronostico e status (pochi dubbi che abbia la miglior rosa del Mondiale), tuttavia non ci si aspettavano tutte queste sofferenze. Il Paraguay difende bene ma la squadra di del Bosque continua a complicarsi la vita non riuscendo a trovare un piano chiaro per entrare nel bunker disegnato da Martino. Non solo, la Spagna ha lasciato anche tante occasioni da rete alla squadra guarani e se Oscar Cardozo non avesse calciato male il rigore del possibile vantaggio non so proprio come gli iberici avrebbero potuto rimontare. Il possesso palla non è mai efficace negli ultimi sedici metri, la Spagna tira pericolosamente in porta troppo poco: gli unici sbocchi credibili rimangono gli spunti di Villa, che parte da sinistra quasi sempre ormai, e le intuizioni di un fenomeno come Iniesta. Un po' poco, specie se si hanno a disposizione tantissime opzioni (a cominciare da un attacco a tre punte, modello Barça, che non si è ancora visto). Però, fin qui, è sufficiente.

CARLO PIZZIGONI

7 commenti:

  1. Ragazzi, scusate se scrivo sempre le stesse cose...

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  2. Valentino la colpa non è tua ma della Spagna che casca sempre negli stessi errori! ;)
    Scherzi a parte, trovo la Germania favorita nello scontro diretto, ma attenzione all'assenza di Muller e alla contemporanea vena sempre più da trascinatore di Villa, ormai consacratosi miglior attaccante del Mondiale. Io fossi in Del Bosque me la giocherei senza Busquets (utopia) e Torres con i soli Xavi e Xabi in mediana e Cesc-Iniesta-Silva dietro Villa unica punta. So che il modulo non fa il monaco, ma vedere il Niño in questo stato fa venire le lacrime agli occhi.
    Tommaso.

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  3. villa non dovrebbe mai giocare da prima punta.
    xavi e xabi non dovrebbero mai giocare insieme.
    KUBALA

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  4. Gli spagnoli sono un popolo di presuntuosi irriconoscenti. Ora si credono sul tetto del mondo, e predicano l'estetica del calcio quando le partite della loro nazionale finiscono sempre 1-0 e si riducono ad un noiosissimo possesso di palla orizzontale. Nelle partite della Spagna chi segna per primo ha vinto, e gli spagnolo vorrebbero farmi credere che questo non è noioso?? Spero vinca la Germania perchè è migliore come squadra e come filosofia di gioco, eppoi vedere Xavi ed Iniesta piangere buttati per terra per me non ha prezzo......DEUTSCHLAND UBER ALLES!

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  5. @ Tommaso
    Sinceramente, sono indeciso se sia meglio per la Spagna giocare domani con una o deu punte. Credo che la chiave sia il centrocampo, quindi infoltirlo (e creare più linee di passaggio sulla trequarti) avrebbe un senso. Però Torres rimane molto importante.
    Comunque siano una o due le punte, io farei giocare Silva.

    @ Kubala
    Sì, capisco le ragioni della tua posizione su Villa, non prive di validità, però secondo me può fare anche l'unica punta senza problemi. Lo ha dimostrato ampiamente in carriera.

    Xavi e Xabi li vedo come giocatori diversi, e complementari.
    Poi molto dipende dall'identità globale della squadra: in una come la Spagna che punta a organizzarsi e a difendersi a partire dal possesso-palla (anche se nei fatti lo sta facendo male), li vedo benissimo. In una squadra che cede il pallone all'avversario, aspetta nella sua metacampo e riparte con attacchi rapidi diventa una soluzione meno consigliabile.

    @ Madrid7
    Una cosa sola è certa: la Germania gioca molto meglio della Spagna, e per quanto visto finora non solo meriterebbe di andare in finale, ma anche di vincerlo questo mondiale.
    Poi il popolo spagnolo (ohibò) e le considerazioni sulla sua presunzione (noiose e ricorrenti quasi quanto quelle sull'arroganza dei francesi ogniqualvolta giocano contro l'Italia) c'entrano poco con questo discorso.

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  6. Villa può giocare certamente da 9 ma solo quando gli avversari lasciano spazi per il contropiede, altrimenti è controproducente e sprecato.

    xabi e xabi sono diversi ma non troppo complementari a mio avviso. troppo statici entrambi.
    penso poi al contrario che xabi e/o xavi sono molto più utili per squadre che si chiudono (più densità dietro, meno metri da correre) e che riparte con un lancio di uno di questi due. invece in squadre che vogliono giocare, che sanno giocare giocatori del genere sono inutili se non addirittura dannosi.
    e se ci fai caso questo genere di giocatori è presente soprattutto in paesi di chiara tradizione difensivista (spagna, italia, argentina etc...)

    le considerazioni sulla presunzione degli spagnoli non è poi così estranea a un discorso di tipo calcistico se lo rapportiamo al fatto che gli molti degli addetti ai lavori (calciatori, allenatori, giornalisti, commentatori) pensa che il loro calcio sia il migliore e che non hanno nulla da imparare dagli altri.

    mi fa piacere che finalmente qualcun altro ha "scoperto" che il gioco o meglio il non gioco della spagna è noioso, poco spettacolare e per nulla offensivo. più noioso di una corrida.

    KUBALA

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  7. Beh, se è per questo il non gioco che sta facendo la Spagna in questo Mondiale annoia parecchio anche me.

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